IL SARCOFAGO DEGLI SPOSI

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I VASI PARLANTI: Amia e Zeff

di Ennio Tirabassi

«Come restauratore e amante dell’arte, mi è capitato di vedere innumerevoli capolavori etruschi belli da togliere il fiato, davanti al Sarcofago degli Sposi però, ci si commuove. Non solo per la superba esecuzione, anche per la storia che tramanda»

CAPOLAVORO DELLA COROPLASTICA ETRUSCA

L’ipotesi più accreditata è che il Sarcofago degli Sposi sia opera di Vulca, il più grande coroplasta etrusco.

É il capolavoro della ceramica etrusca, un reperto del VI secolo a.C. di influenza ionica che racconta la condizione femminile nella civiltà etrusca, dove la donna partecipava ai banchetti e alla vita sociale al pari dell’uomo, diversamente delle altre civiltà del mondo antico. In questa scultura a tutto tondo, la sposa indossa il classico copricapo chiamato tutulus, la tunica e i repandi , i calzari dalla punta ricurva. Abbraccia il suo uomo pubblicamente, e non è cosa da poco! A rendere superba la scultura sono le labbra carnose di lei, che riconducono forse a contaminazioni artistiche. Ma è con le divinità che si comprende l’importanza della donna: mentre a Tages sono attribuiti i libri Haruspicini, alla giovane fanciulla alata di nome Lasa Vegoia, viene attribuita un’opera sull’interpretazione dei fulmini. Argomento distintivo del popolo etrusco, maestro dell’arte divinatoria.