La mononucleosi infettiva è una patologia di origine virale che, di norma viene trasmessa con la saliva tanto da essere chiamata anche “la malattia del bacio”.
Credo che sia per questo motivo che, durante i tre anni di Covid19, era quasi completamente scomparsa. E’ dovuta ad un virus chiamato Epstein – Barr (EBV), appartenente alla famiglia degli herpes virus, scoperto per la prima volta negli anni 60.
Un virus che notoriamente infetta i linfociti B trascinandoli ad una proliferazione incontrollata. Qual’ è il suo quadro clinico? Come si manifesta? Faringite, febbre, astenia e linfoadenopatie sono i sintomi più comuni. Il periodo di incubazione è di 30 – 50 giorni.
<<Chi hai baciato uno – due mesi fa?>> Il virus viene emesso dall’orofaringe per qualche mese per poi diminuire gradualmente. La febbre può al massimo arrivare a 39°C e perdurare anche per molti giorni. La faringite si presenta con un’angina di vario tipo (eritematoso semplice,lacunare, ulcera necrotica, eritematoso – poltacea). Peculiare è la linfadenopatia che compare contemporaneamente alla febbre. Può essere diffusa a tutto il corpo ma nella stragrande maggioranza dei casi interessa le stazioni cervicali anteriori e posteriori ed i linfonodi occipitali. La febbre, il malessere generale e l’astenia persistono di solito per tutto il corso della malattia acuta. L’astenia, la stanchezza può anche essere l’unico sintomo delle mononucleosi infettiva. Talora vi è anche un’epato – splenomegalia (fegato e milza aumentati di volume) con lieve subittero (occhi gialli).
Tutto qui? No sono possibili delle complicanze, anche serie. Si può avere una rottura spontanea della milza dovuta alla splenomegalia, in più di rado, meningiti, meningoencefaliti, forme respiratorie con ostruzione delle vie aeree, anemia emolitica, epatite. Trattasi di tutte complicanze associate a questa sindrome complessa. IL VIRUS Epstein – Barr è stato messo in relazione a patologie come il linfoma di Burkitt ed altri disturbi linfoproliferativi. I soggetti affetti da AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) presentano un maggior rischio di contrarre linfomi che sono correlati alla scorretta regolazione di questa infezione virale (es il linfoma di Burkitt, caratteristico dell’Africa centrale). Dopo l’infezione primaria, nei soggetti sani, vi è una risposta immunologica protettiva tanto che coloro che vengono a contatto con una nuova esposizione non sono affatto suscettibili alla reinfezione. I sintomi della mononucleosi infettiva raggiungono il massimo di intensità dopo una settimana dopo l’inizio della malattia.
L’aumento di dimensioni della milza pur essendo presente nella stragrande maggioranza dei pazienti (fino al 100% di quelli studiati con l’ecografia) è palpabile solo nel 20 – 40% dei casi. La linfadenopatia e la splenomegalia mediamente persistono dopo l’esordio della malattia acuta. Da sottolineare il dato che nei pazienti sottoposti a trattamento antibiotico a base di ampicillina possono avere dermatiti. Oltre ai sintomi clinici sopraelencati ci può essere di aiuto la diagnosi di laboratorio: emocromo e clinica sierologica (IgM anti-VCA che restano positive per 4-12 settimane).
Credo che sia sufficiente richiedere un semplice mono-test (questa è la mia esperienza). Per quanto concerne l’ esame emocromocitometrico in un solo paziente, affetto da questa affezione virale, ha riscontrato una linfocitosi atipica e lieve diminuzione delle piastrine. Qual’ è il trattamento? E’ principalmente sintomatico: antipiretici, antiflogistici per la febbre e la linfadenopatia con il paziente che deve riposare a letto e dieta leggera. Per quanto concerne l’angina si ricorre alla terapia antibiotica se vi è (come spesso accade) una sovrainfezione batterica. Come detto è bene non utilizzare l’ampicillina che provoca frequentemente la comparsa di esantemi rosso – rameici o tipo morbillo che persistono per 1-2 settimane. Nelle complicanze vere e proprie è bene ricorrere ai corticosteroidi e, talora, anche all’asportazione completa della milza.
Dottor Professor
Aldo Ercoli
Broncopneumologo
Cardiologo già docente in Microbiologia ambientali,
Medicina Naturale e di formazione dei medici di medicina di base.