Seconda parte
Nella prima parte del presente articolo ho messo in evidenza (in termini molto generali) come siano fondamentali, per tutto il successivo sviluppo della personalità, i primi 2 anni di vita del bambino.
E’ questo il periodo in cui si stabilizza lo stile di attaccamento del bambino (intorno ai 18 mesi circa) ed in cui si organizzano (fino al secondo anno appunto) le strutture cerebrali dell’emisfero destro del cervello, la cui specificità ha a che fare con le abilità relazionali e soprattutto con la capacità di regolazione emotiva (per esempio: auto-consolarci quando siamo tristi e atterriti, contenere la nostra ansia quando qualcosa ci angoscia, tenere a freno al nostra aggressività, non scappare dalle cose che ci spaventano quando non sarebbe saggio farlo, gestire le nostre pulsioni, controllare le nostre emozioni o saperle esprimere per comunicare i nostri stati d’animo, etc.).
Queste strutture cerebrali si formano ed organizzano in relazione con chi si prende cura di noi e che in genere è la madre: se il processo di accudimento “non va bene”, per i motivi più disparati (nostra madre è depressa, ci sono conflitti coniugali o lutti familiari, etc.) o se, nel peggiore dei casi ci sono abusi, incuria e maltrattamenti, potrebbero esserci conseguenze nello sviluppo ottimale di queste strutture cerebrali e poi di conseguenza in ciò che esse regolano: quindi nello sviluppo emotivo e della personalità del bambino i cui effetti si vedranno sia immediatamente che nelle fasi successive della vita.
E’ per esempio altissima la probabilità che chi ha subito maltrattamenti nell’infanzia, abbandoni, incuria, o un accudimento comunque “andato a male” (Zauleta) sviluppi nella vita adulta disturbi di personalità, disturbi dissociativi, disturbi alimentari, abuso di sostanze, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore e comportamenti autodistruttivi (tagliarsi, sabotare tutte le “conquiste” che con fatica sono state costruite, mettersi in pericolo in vari modi (sesso promiscuo, guida spericolata, etc.).
Questi disturbi (ed altri ancora) rappresentano un modo estremo di autoregolare stati emotivi caotici che la persona non ha imparato a regolare, essendogli mancato nella primissima infanzia uno “specchio” che li aiutasse in questo difficile compito che non si può imparare da soli per come noi Homo Sapiens siamo geneticamente programmati ad essere. I comportamenti patologici come l’abbuffata di cibo, l’abuso di sostanze, il tagliarsi e farsi del male; o la ricerca smodata di esperienze adrenaliniche, ma potenzialmente distruttive o mortali come il sesso promiscuo, gli sport estremi, la guida spericolata, etc. producono nel cervello il rilascio di oppiacei endogeni (sostanze con effetti calmanti e distensivi) e rappresentano pertanto un tentativo di auto-cura per regolare stati emotivi di estrema eccitazione o tristezza o stati di vuoto emotivo che non si è capaci di regolare diversamente (non avendo avuto qualcuno che insegnasse loro ciò) se non ricorrendo a questi escamotage.
La psicoterapia in questi casi può essere di grande aiuto, andando a risanare queste mancate esperienze infantili di accudimento e “rispecchiamento” attento e costante nel tempo; fungendo il terapeuta da “secondo specchio” ed aiutando i pazienti a regolare i loro caotici stati emotivi che non sanno gestire se non con comportamenti distruttivi o auto-distruttivi.
RICEVE PER APPUNTAMENTO
Cell. 3384970924
Studio professionale: Via Palermo 123, Ladispoli
www.riccardococo.net