IL PIANO PANDEMICO? MAI MESSO IN PRATICA

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E MAI RIAGGIORNATO

Dottor Professor Aldo Ercoli
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Si è sempre detto che i forti tagli alla sanità degli ultimi decenni abbiano indebolito, ammalato il nostro sistema sanitario nazionale. Verissimo, si è voluto risparmiare, sulla pelle dei cittadini e degli operatori sanitari. Credo che le responsabilità risalgano ancora prima, in particolare al piano pandemico non solo non rinnovato dal 2006 (poi modificato, corretto, riappiccicato con la data 2016) ma mai messo in pratica sia al livello centrale (universitario – ospedaliero) che periferico (medicina territoriale). Credo che più volte vi abbia parlato del mio impegno in questo ultimo campo quando, nel 2003 ai tempi della Sars, fui invitato a Firenze (assieme ad altri specialisti) per ottenere un attestato, un “patentino” che mi consentisse di insegnare ai medici di base, dopo aver sostenuto un corso specifico, su come affrontare l’infezione che imperversava in Estremo Oriente.

Ripeto, sto parlando della Sars l’antenata della futura Sars-Covid19 che ci ha devastati. Ricordo bene che a quei tempi esisteva un preciso piano pandemico che però si limitò solo a incontri scientifici di aggiornamento. Nel 2003 al Midas Palace Hotel di Roma tenni, tra le altre, una conferenza in qualità di “chairmen” (moderatore) affiancato da due altri specialisti pneumologi dell’ospedale Villa San Pietro. Certo allora eravamo meglio attrezzati di oggi, avevamo, grazie anche all’aiuto di case farmaceutiche, almeno un serio approccio teorico scientifico su quella malattia infettiva che per fortuna non arrivò qui da noi. Quest’evento, cosi come quello pertinente la Mers che si fermò in Medio oriente, ci rilassò, ci fece abbassare la guardia.

Il ministero della Sanità sottovalutò il pericolo. E non solo in Italia ma un po’ ovunque in Occidente. Che cosa avremmo dovuto fare a livello di medicina territoriale per contrastare queste malattie infettive, più o meno contagiose e micidiali soprattutto per i più anziani con comorbilità? I soldi furono stornati in altri capitali di spesa. Mancarono nei lunghi anni a venire le esercitazioni pratiche sul territorio. Non abbiamo mai avuto corpi speciali di medici e infermieri che, adeguatamente preparati , ed equipaggiati (con scafandri che ricordano quelli degli astronauti o tute protettive con caschi da “palombari”) entrassero nelle case degli ammalati, prevenendo il fatale intasamento dei pronto soccorsi, il confuso e promiscuo affollamento ospedaliero, il collasso delle terapie intensive.

E’ chiaro a tutti che quando in una battaglia (è quella sanitaria lo è) salta la prima linea , quando il medico di famiglia non è equipaggiato né preparato, crolla tutto il sistema sanitario centralizzato nei grandi ospedali e nelle prestigiose università. Riaggiornare il piano pandemico, ripeto fermo (ma solo sulla carta) dal 2006, e metterlo in pratica con esercitazioni pratiche (non solo teoriche) sul territorio ci avrebbe risparmiato diverse decine di migliaia di morti. Siamo i primi in Europa con finora oltre 65.000 decessi. Questo accade quando chi ci guida, chi ha responsabilità. Superiori (tutti a quei livelli hanno questo aggettivo da “superman”) non applica protocolli teorico – pratici sia al livello ospedaliero che soprattutto a livello di medicina territoriale. Qui un’ armata Brancaleone ( come del resto in ospedale) ha affrontato l’insidioso invisibile nemico virale praticamente a mani nude.Ben 260 operatori sanitari (nella maggior parte medici non solo ospedalieri ma anche di famiglia) sono morti sul campo di battaglia. Eroi veri, anche giovani adulti, perfettamente sani che volevano salvare pazienti più fragili, soprattutto anziani con comorbilità. Che si può fare ora per prevenire altre malattie infettive di questa portata? Investire decine di miliardi di euro sulla sanità con un piano pandemico nuovo ( non riappiccicato) che, in mani competenti e oneste, possa per la prima volta metterlo in pratica. Aggiornamento continuo e applicazioni pratiche sul territorio, entrando nelle case, senza pericolo di essere contagiati.