Il non-amore è sempre dietro i femminicidi

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di Antonio Calicchio

Una strage, i delitti passionali che vanno sotto la denominazione di “femminicidi”; non soltanto per numero delle vittime: dal 2000 ad oggi, solo nel nostro Paese, sono state circa 3000 le donne ammazzate da uomini cui le legavano vincoli sentimentali.

Nel 2016, i femminicidi sono ritornati a crescere in confronto all’anno precedente (da 142 a 150, + 5,6%). Trend confermato dai 114 casi (più di uno ogni tre giorni) nei primi dieci mesi dell’anno scorso. Una strage pure per numero relativo a singoli episodi, come quello che si è recentemente consumato a Latina, dove un uomo ha ucciso le due figlie, ha ferito gravemente la moglie e, poi, si è suicidato.

I numeri mettono in evidenza che siamo in presenza non di casi isolati, di delitti episodici, bensì di eventi criminosi con una radice e una portata sociali; manifestazione di un fuorviamento e di un malessere etico-culturali. Tali delitti vengono comunemente designati come passionali, indotti dalla cupidigia d’amore di un uomo per la “sua” donna; dove la primazia ancestrale dell’uomo si impone tanto da esigere la sudditanza della donna e rendere impossibile una partnership, una comunione di pensieri, di affetti, di principi, di progetti. E ciò a causa di una concezione e di una prassi possessive, captative dell’amore che conducono ad un rapporto di dominio e di sottomissione del più debole e del più piccolo, come la donna nella relazione coniugale ed il figlio in quella genitoriale. Possessività che si traduce in atti di stalking e di mobbing, ricatti e minacce nei riguardi del partner che si ribella e si sottrae, e che esplode nella violenza omicida. All’atavica preminenza dell’uomo, che porta ad una visione di subordinazione della donna, si salda, oggi, lo svuotamento valoriale dell’amore. Amore è parola sulla bocca di ciascuno: la più pronunciata; è comprensibile, se veramente d’amore si vive. Ma questa parola, molte volte, appare essere sfigurata. E privo di una grammatica e di una semantica valoriali, l’amore diviene un guscio vuoto, da riempire a piacimento. E’ quanto accade oggi: l’amore smarrisce ogni consistenza, soggettivandosi all’opinare e desiderare individuali. A detta soggettivazione concorre la deriva, al contempo, emotivistica ed individualistica, del pensiero e della volontà. L’emotivismo appiattisce l’amore sul sentire emozionale, subendone la volubilità ed il trascinamento. E’ l’amore impulsivo, viscerale, irruente. L’individualismo centra gli altri su se stessi, così da vederli in funzione di sé; il rapporto si fa autoreferenziale e l’amore invadente, geloso e diffidente. Dalle forme sottili e velate di captatività e di autocompiacimento: l’amore interessato, in cui si dà per avere, per trarne una soddisfazione, un gradimento; anche con atti di ipergratificazione dell’altro, che lo uniscono possessivamente a sé. Sino alle forme ossessive e morbose del dominio passionale che requisiscono l’altro, volendolo tutto e solamente per sé: amore oppressivo e prevaricatore, fino all’atto estremo. Per questo cedimento emotivistico ed individualistico, l’amore soddisfa piaceri, appaga desideri, ma non libera, non porta gioia, non rende amabile la vita. Ed invece, crea dipendenze, ansie, diffidenze; è un amore corrotto, malato. Però, un amore che non rende buona e bella la vita, non è un amore vero; se non è vero, è un non-amore. Perché il buono, il bello e il vero si danno insieme. Questo significa che esiste un problema di inveramento dell’amore, un problema culturale e pedagogico insieme, perché d’amore si vive, ma ad amare si impara.

E proprio alla luce di queste considerazioni si è provveduto, qualche giorno fa, alla sottoscrizione, in vista di garantire l’affermarsi di uno spirito collaborativo fra varie istituzioni in relazione alla grave piaga del femminicidio, di un Protocollo di Intesa per la costituzione di una rete territoriale contro la violenza di genere. Ciò è avvenuto a Vallo della Lucania, dietro impulso del Centro Antiviolenza “Il Volo delle Farfalle”, il quale ha firmato il Protocollo insieme al Sindaco del Comune cilentano, al Presidente del Tribunale, al Procuratore della Repubblica, al Direttore Generale dell’ASL Salerno, col vivo auspicio che una siffatta iniziativa possa essere seguita ed attuata anche in altre aree del territorio nazionale.