Il morbillo e la rosolia: ieri e oggi
A cura del Dottor Professor Aldo Ercoli
Il Morbillo è dovuto ad un virus appartenente alla famiglia Paramyxoviridae.
Si tratta di una virosi esantematica acuta, molto contagiosa, che colpisce elettivamente il bambino nella seconda infanzia. In epoca pre-vaccinale (vaccino trivalente, MPR, morbillo-parotite-rosolia, introdotto poco più di una quindicina di anni fa) ci si “vaccinava a vicenda”, con i contatti e frequentazioni comuni. Talora erano le madri che li sollecitavano al fine di farci ammalare di morbillo, rosolia, soprattutto parotite (in gergo detta “orecchioni”) per immunizzarsi e non ammalarsi “da grandi”. Io ed altri, ci siamo immunizzati così. La trasmissione avviene attraverso le secrezioni respiratorie, specie attraverso le goccioline aeree (tosse, starnuti). Quando a metà degli anni 70 iniziai la mia professione medica, alcune decine di anni prima della trivalente, allora sì che ho visto epidemie di morbillo. Altro che gli otto casi sporadici registrati tra Ottobre ed il mese di Novembre a Bari (2018). Dopo la trivalente il morbillo si è fatto più raro ma anche più insidioso, direi più pericoloso, colpendo anche soggetti adulti, perché c’era chi si era vaccinato (e dunque era protetto) e chi no (anche perché nato una quindicina di anni prima o non era stato vaccinato). Certo il morbillo, seppur in rari casi, può essere mortale ma in epoca pre-vaccinale che dovevamo fare? Sin da medico molto giovane avrò diagnosticato moltissimi casi di morbillo avvalendomi anche dell’esperienza di un medico anziano con cui lavoravo (il dottor Elvio Buglioni).
I genitori chiamavano noi medici “antichi” a casa per sapere quale malattia esantematica aveva colpito i loro piccoli. Morbillo? Rosolia? Varicella? Quinta malattia? Per me come per i miei colleghi questo era “pane quotidiano” in certi periodi dell’anno. Non c’erano i pediatri mutualistici di base. Visitavamo bambini piccoli, adolescenti, adulti, anziani senza distinzioni di sorta. E’ vero, erano altri tempi. Vi assicuro però che un bravo medico non aveva alcuna difficoltà a riconoscere un morbillo, anche perché molto frequente. La diagnosi differenziale che più spesso dovevamo fare era quella con la rosolia, altra malattia virale solo in apparenza simile. La semeiotica per me era sufficiente. Nel morbillo, dopo un periodo di incubazione di 8-12 giorni, vi sono i “sintomi prodromici” quali malessere, irritabilità, febbre generalmente continua (talora anche intermittente o ricorrente), peculiare una congiuntivite con abbondante lacrimazione bruciante, edema palpebrale, fotofobia, secrezione nasale, tosse secca stizzosa, faringolaringite. Questo il quadro del periodo prodromico pur con sintomi di poco variabili da caso a caso. Ricordo che quando lo sospettavo andavo a cercare un segno patognomonico che ha solo il morbillo: “le macchie di Koplik”. Non sono sicuro che oggi tutti i medici le conoscano. Sono delle piccole macchie biancastre a contorni più o meno rossi, localizzate sulle mucose delle guance e delle gengive (specialmente in corrispondenza dei secondi molari). Dopo 3-5 giorni da questi prodromi inizia il periodo esantematico sotto forma di macule, elementi rossi o rosa pianeggianti che successivamente si sopraelevano diventando papule.
Questo esantema maculo-papuloso evolve dalla testa agli arti in senso cranio-caudale in soli 3 giorni (secondo la mia esperienza pratica nella rosolia ciò avviene in un solo giorno). Nel Morbillo poi queste lesioni eritematose confluiscono, si uniscono a livello del viso e della parte superiore del tronco. Di solito tutto si risolve in 1-2 giorni dalla comparsa del rash anche se può persistere la tosse.
Il morbillo pertanto è una malattia che si autolimita, si accende come si spegne, e termina con una desquamazione (periodo della convalescenza).
Il problema è che possono insorgere seppur non molto frequentemente numerose complicazioni. Le più frequenti? La bronchite, l’otite, la polmonite batterica, la bronchiolite o il croup nei bambini più piccoli. Molto più rare le congiuntiviti con ulcerazione corneale e cecità (io non l’ho mai viste), le miocarditi, le epatiti.
Quella più grave è l’encefalomielite che si presenta con cefalea, febbre alta continua, sonnolenza marcata fino al coma. Si verifica in 1 caso su 1000 dopo pochi giorni dall’esantema con un tasso di mortalità variabile dal 10 al 30% (credo dipenda dalla tempestività del trattamento ospedaliero). E per gli esami di laboratorio? L’emocromocitometrico ci documenta molto spesso un abbassamento dei globuli bianchi (leucopenia), in particolare dei linfociti (linfopenia). Il virus può essere isolato nelle secrezioni nasali, nell’espettorato. I test sierologici (fissazione del complemento, immunofluorescenza etc) sono diagnostici. Ma di fronte ad un quadro tipico la diagnosi la facevo solo con l’anamnesi, la semeiotica clinica medica. Come confondere il Morbillo con la Rosolia? Un’altra virosi contagiosa caratterizzata anch’essa dalla comparsa di un esantema maculo-papuloso.
E’ vero che sono simili ma non certo eguali. Nella rosolia sia la febbre che l’esantema sono meno intensi, il rash è più tenue; difficilmente le lesioni sono confluenti. Non vi è poi quell’evoluzione in senso cranio-caudale in tre giorni come nel morbillo. A tutto ciò aggiungo un segno patognomonico peculiare: il notevole interessamento linfoghiandolare (linfoadenopatia latero-cervicale) che veniva prima del rash ed incrementava durante. Inoltre la rosolia ha un periodo di incubazione più lungo (15-20 giorni) e le vere epidemie si verificavano soprattutto in primavera. Vietavo ai bambini con morbillo di avvicinarsi ai fratelli in culla cosi’ come alle madri in gravidanza di stare lontane dai bambini affetti da rosolia. Questo perché in quest’ultima virosi l’infezione poteva provocare (nel primo trimestre di gestazione) aborti, malformazioni fetali (specie cardiache, oculari, otoiatriche), nascita di feti morti. Tutte severe patologie che vanno sotto la dizione di “embriopatia rubeolica”. Anche se ho parlato al passato, sia il morbillo che la rosolia non sono scomparsi perché c’è tutta una fetta di popolazione che non ha gli anticorpi. O perché non ha contratto la malattia oppure perché non si è vaccinata. Il vaccino antimorbillo può essere impiegato in terapia solo entro 3 giorni dal contagio. Le gammaglobuline possono prevenire o attenuare il morbillo se somministrate entro 6 giorni dal contatto. In conclusione, sono del parere che sia il morbillo che la rosolia si sono fatti più rari di un tempo ma sono diventati più insidiosi, più pericolosi, perché non sempre vengono diagnosticati tempestivamente. Forse perché essendo meno frequenti sono infezioni meno conosciute.