Il mondo intero ha salutato la regina Elisabetta

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Si sono tenuti, in Londra, conformemente ad un antico cerimoniale, i funerali di Elisabetta II, la sovrana più longeva del Regno Unito

ANTONIO CALICCHIO

Lunedì 19 settembre scorso si svolgeva la cerimonia esequiale, in Londra, della regina Elisabetta, la monarca più longeva della storia del Regno Unito. Era nata nel 1926 e l’intero Paese la riteneva non soltanto la titolare del trono, che ha retto per settant’anni, ma una persona disponibile, sempre pronta a utilizzare le parole più consone, a conforto di ciascuno nelle situazioni difficili. Per questo, numerose persone stavano in fila, ore ed ore, prima di entrare nella sala del Parlamento, in cui era esposta la salma, a darle il triste estremo commiato.

E’ da evidenziare, in proposito, che quella britannica non è una monarchia assoluta, ma è una monarchia costituzionale, dal momento che la sovranità – la quale si manifesta attraverso le tre funzioni fondamentali dello Stato, ovverosia legislativa, esecutiva e giudiziaria, secondo la dottrina di Montesquieu – non è concentrata nelle mani del re, essendo essa distribuita fra organi diversi, e si svolge secondo le modalità ed i limiti prefissati dalla Costituzione; Costituzione che, in Inghilterra, non è di natura formale, cioè scritta, ma è di carattere sostanziale o storico, vale a dire non scritto, essendo formata da un corpus di principi giuridici, tramandati tradizionalmente o tratti dalle leggi o dai documenti storici o da altre fonti.

Quanto alle onoranze funebri apprestate a favore della regina Elisabetta, va sottolineata, al riguardo, la loro palese sontuosità: ed infatti, il protocollo reale prescriveva che la bara, avvolta nello stendardo su cui era adagiata la corona, fosse traslata all’abbazia di Westminster sull’affusto – ossia il sostegno – di un cannone, risalente al 1896, spinto a mano, da 142 marinai. Le prove della marcia erano state effettuate per giorni, nel corso della notte, lungo le vie del centro londinese. La bara era seguita dai figli di Elisabetta – Carlo, il re, Anna, Andrea, Edoardo – nonché da uno stuolo di militari, in alta uniforme. In primissima fila, i tamburi e le cornamuse, delle guardie scozzesi ed irlandesi. L’accesso, in chiesa, era riservato alla famiglia e a poco più di duemila ospiti, un quarto dei quali era costituito da capi di Stato, giunti da ogni dove.

Per l’Italia, presenziava il presidente della Repubblica. Ultimato il rito, sul Paese calava un assoluto raggelante silenzio, tutto si è arrestato per 120 secondi: treni, bus, metropolitane. L’aeroporto di Heathrow aveva annullato l’atterraggio ed il decollo di qualunque volo, a ridosso di quei due minuti. Come un corale sospiro, per esternare alla regina gratitudine, augurandole buon viaggio. Un reggimento speciale, non contemplato dai protocolli consueti, accompagnava il feretro, verso il castello di Windsor: quello dei medici e delle infermiere, del sistema sanitario nazionale. Le persone che la sovrana considerava straordinarie, nella attività a servizio del Paese.

L’inumazione avveniva in forma privata, distante dalle telecamere, nella cappella di S. Giorgio, accanto al marito, il principe Filippo, al padre, alla madre e alla sorella. Requiescat in pace.