Comparso nel libro Coryat’s Crudities di Thomas Coryat del 1610 e sulla guida An Italian Voyage di Richard Lassels del 1698, il Grand Tour spinse a partire dal XVII secolo gli intellettuali inglesi, francesi e tedeschi a recarsi in Italia.
di Pamela Stracci ©
Questi intellettuali erano animati dal desiderio di scoprire e di vedere tutte le bellezze dello stivale, della sua popolazione e delle millenarie tradizioni non solo culturali in senso stretto ma anche enogastronomiche.
Tra i principali esponenti ricordiamo Johann Wolfgang von Goethe che soggiornò in Italia dal 1786 al 1788 e Stendhal che narrò con dovizia di particolari le bellezze del nostro territorio nel libro Viaggi in Italia. Una visita al Bel Paese, quella dello scrittore francese, Marie-Henri Beyle (Stendhal), che lo lasciò completamente estasiato: “Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce – Firenze ndr – ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere”. Nel 1979 questa sensazione di smarrimento e disagio psicosomatico, provata in particolare da chi visita centri o luoghi storici e artistici di particolare spessore e bellezza, fu chiamata dalla psichiatra Graziella Magherini, che ne studiò oltre cento manifestazioni, proprio “sindrome di Stendhal”.
L’Italia indubbiamente è il Paese della Bellezza capace di far sussultare, con le sue meraviglie, anche i cuori più duri.