Con il temine gaslighting si evidenzia una tecnica comunicativa attraverso cui una persona tende a far dubitare un’altra persona della propria integrità mentale. È una comunicazione altamente manipolatoria.
Quindi gli attori in causa sono il manipolatore, il gaslighter, e una vittima.
Il gaslighting è un fenomeno molto diffuso sia nelle famiglie (tra i partner ma anche tra genitori e figli) ma può essere individuato anche nell’ambito lavorativo. È frutto di una relazione malata che porta a dipendenza dal partner, isolamento sociale, forte disistima.
Tutti possiamo esserne vittime, anche le persone più strutturate perché il manipolatore riesce a trovare i/il punti/o deboli/e.
Il termine gaslighting proviene da un film degli anni ‘50 in cui il marito cambiava dei piccoli dettagli ambientali della casa al fine di far impazzire la moglie, facendola dubitare delle proprie capacità e rispondendo ai suoi dubbi che era lei che si sbagliava o ricordava male. Tendenzialmente questo tipo di manipolazione ha uno sviluppo ben strutturato.
1- all’inizio il partner manipolatore è molto affascinante o recita il ruolo del classico bravo ragazzo, facendo sentire la propria partner al centro dell’attenzione; si instaura, così, una relazione d’amore e di fiducia che prepara il terreno alla seconda fase;
2- fase della svalutazione e della confusione: il manipolatore inizia, ogni tanto a dire battute o “apprezzamenti” poco eleganti verso la futura vittima anche in pubblico (tipo sei magra/grassa/brutta, lo hai immaginato/hai interpretato male, ti stai inventando tutto/non stai allo scherzo sei troppo pesante, non troverai nessun altro, ecc.) oppure e, nel momento del chiarimento, lui risponde che lei ha interpretato male o che si scherzava o che lei è sempre nella difensiva, rigida, ecc. Questa è la fase in cui il partner inizia a diventare la vittima perché nota una sorta di disconnessione tra certi comportamenti, da una parte amorevoli dall’altra denigratori. La persona inizia a sentirsi confusa ma i momenti di benessere tendono ancora a coprire gli altri momenti. La vittima cerca di far capire il suo punto di vista e di instaurare un dialogo per modificare la comunicazione ma riceve come risposta lunghi silenzi pregni di ostilità.
3- il passo successivo è la depressione e l’isolamento: progressivamente la vittima si convince che la persona sbagliata è lei e ciò che dice il partner è vero. L’isolamento sociale talvolta è derivato dal fatto che le persone vicine alla vittima cercano di farle notare la manipolazione e lei li allontana oppure la vittima stessa prova vergogna per le continue denigrazioni ed umiliazioni. L’isolamento produce, a sua volta, maggiore dipendenza della vittima, maggiore disistima e maggiore idealizzazione del gaslighter. La persona si sente sfinita perché cerca sempre di fare il meglio ma non ci riesce mai. Difficilmente arriva nello studio dello Psicoterapeuta ma quando arriva ha bisogno di essere ripresa, accudita e ricostruita in modo profondo ma con un’estrema sensibilità e delicatezza.
Il gaslighing è una violenza psicologica, subdola, insidiosa ma gratuita e spesso giustificata dalla vittima poiché mina la sua autonomia di pensiero e la sua autostima con la conseguenza di annullarne la personalità. Spesso questo tipo di manipolazione può nascere dopo un periodo di rapporto costruttivo ma che, per conflitti coniugali, relazioni extraconiugali o insoddisfazioni personali, si trasforma e un partner inizia ad usare queste modalità per allontanare o punire l’altro partner.
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta Psicologa Giuridico-Forense
Cell. 338/3440405