Il Gambling: il gioco d’azzardo patologico

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Il Gambling: il gioco d’azzardo patologico

A cura della Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

Dal 2012 il Ministero della Salute ha inserito il gioco d’azzardo tra le dipendenze patologiche che devono essere curate. Si è evidenziato, dalle indagini strumentali con Risonanza Magnetica, che nel Sistema Nervoso Centrale del giocatore patologico e del dipendente da sostanza, si manifestano delle modificazioni molto simili.

Dai racconti delle persone, inoltre, si evidenzia una serie di manifestazioni comportamentali che rientrano nello spettro ossessivo-compulsivo oltre che al “craving” o desiderio spasmodico di andare a giocare (nel caso delle sostanze è il desiderio spasmodico della sostanza), l’assuefazione (si sente il bisogno di giocare di più), difficoltà di smettere in modo autonomo nonostante i danni (in questo caso economici) che il comportamento porta.

In questo articolo voglio porre l’attenzione su cosa succede dentro le persone che giocano alle slot, ai bingo e alle varie lotterie, gratta e vinci compresi. Allora. Di base si instaura un circolo vizioso che si autoalimenta basato sulla riduzione della capacità di giudizio e sullo stimolo-risposta-rinforzo (l’aspettativa della vincita): la persona continua a giocare nonostante le perdite anche gravi e ciò perché le piccole vincite o le “quasi-vincite” rinforzano il desiderio e la speranza delle grandi vincite anche se le “piccole vincite” non coprono concretamente le spese perse effettuate.

Questo meccanismo si chiama “condizionamento operante” ed è stato scoperto in alcuni esperimenti con topi e piccioni da Skinner nel 1950 circa: lui ha osservato che quando questi animali imparavano che premendo la levetta arrivava il cibo, premevano la levetta con una frequenza superiore anche quando il cibo arrivava 1 volta su 10. Era l’aspettativa del cibo (premio) che rinforzava e manteneva il comportamento. Ciò che succede nel gioco patologico è che la persona inizia a giocare sapendo che qualche volta si può vincere; questa possibilità, associata ad una casuale vincita, innesta il comportamento di gioco patologico. Un altro aspetto dei giochi sono la struttura e gli stimoli emessi.

Questi tipi di giochi sono strutturati visivamente (i colori dei biglietti, la forma delle slot) per attirare piacevolmente l’attenzione della persona e mantenerla focalizzata. Le luci e i suoni delle slot, inoltre, inducono la persona in uno stato di coscienza modificata derivata proprio dalla massiva stimolazione in pochissimo tempo: è come se il cervello, quando è troppo stimolato, lasciasse la presa della coscienza. In questo modo l’attenzione viene focalizzata su un unico stimolo (i simboli) e vengono perse le coordinate spazio-temporali (la persona che gioca alle slot, al bingo e ai giochi online perde la consapevolezza del tempo), la capacità di giudizio e la volontà perché le sequenze sono continue, ripetitive e veloci.

Le capacità di giudizio risiedono dell’area frontale della corteccia e una sua lesione (per trauma o per danno neurodegenerativo) ne compromette il funzionamento ed il risultato è una capacità di giudizio molto alterata. La dipendenza da gioco d’azzardo, come per la dipendenza da sostanze, si basa su una struttura di personalità e su un entourage famigliare e sociale particolare. Ecco perché non tutte le persone che giocano ne diventano dipendenti. I dipendenti da gioco, però, spesso non hanno la consapevolezza della loro dipendenza.

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