Il fantasma del Pullman Multimediale di Cerveteri

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Alla Necropoli Alessandro Baricco rivisitato in chiave jazz
Necropoli Banditaccia-Cerveteri

Sette anni fa venne inaugurato in pompa magna il percorso multimediale all’interno della Necropoli della Banditaccia. Se ne sono perdute le traccedi Giovanni Zucconi

Come si possono buttare via milioni di soldi pubblici senza creare eccessivo scandalo? Semplice. Investi in tecnologia nell’ambito del Turismo. Questa domanda, e la relativa risposta provocatoria, mi è venuta in mente ripensando al mitico “Pullman Multimediale”, che fu annunciato, in pompa magna, nel lontano 2010. Se non ricordo male, fu la stessa Presidentessa Renata Polverini a presentarlo, decantandone le lodi, durante l’inaugurazione del percorso multimediale all’interno della Necropoli della Banditaccia, a Cerveteri. In quell’occasione, il pullman faceva bella mostra di se nella piazza antistante la biglietteria. Bello e tecnologico. Una specie di sala di proiezione multimediale ambulante, nella quale i viaggiatori potevano vedere, letteralmente immersi in una realtà virtuale, i monumenti o le aree più significative del territorio che stavano attraversando in quel momento. Naturalmente, essendo tutto virtuale, si poteva fare rivivere anche la realtà esistente, nella zona transitata, migliaia di anni fa. Un bell’oggetto tecnologico, costato ben 750.000 euro. Troppi? Forse, ma non è questo il problema. Il problema è che questa meraviglia tecnologica non è mai entrata in servizio, ma è sparita, silenziosamente, nelle tenebre della Storia. La prima tratta che avrebbe dovuto servire era proprio quella da Civitavecchia a Roma, trasportando i croceristi che sarebbero arrivati al porto. Ma non è mai stato utilizzato. Anzi, abbiamo scoperto che non è stato mai neanche immatricolato. Il motivo di questo spreco non lo conosciamo, ma possiamo fare delle ipotesi. Premettiamo che il Pullman Multimediale era un progetto nell’ambito del “Distretto tecnologico per i beni e le attività culturali” della Regione Lazio che, nel 2010, risultava avere un finanziamento pubblico di ben 61 milioni, di cui, al 21 ottobre 2010, ne erano già stati spesi 13 milioni in fondi attuativi. Con questi soldi, tanti, si sarebbero dovuti realizzare tanti progetti. Il più importante, perché sarebbe dovuto essere il “cuore informativo” di tutte le attività multimediali, e in particolare proprio del Pullman multimediale, era il portale www.futouring.com (o www.futouring.it a seconda delle fonti). Di questo portale abbiamo diversi video illustrativi, ma attualmente non è raggiungibile. Utilizzando una definizione che circolava in quei mesi, “Lazio Futouring è un portale on line, pensato come un contenitore che fornisce l’infrastruttura essenzialmente a turisti in mobilità. L’obiettivo è supportare i turisti dotati di smartphone, in vacanza nel Lazio. Cartografia open, percorsi da costruire, biblioteca multimediale da alimentare e consultare, applicazioni da scaricare.”. Bene, di tutto questo non c’è più traccia. E sicuramente una buona parte dei soldi già spesi sono confluiti proprio in questo ambizioso progetto. Abbiamo quindi visto già due progetti, finanziati nell’ambito “Distretto tecnologico per i beni e le attività culturali” della Regione Lazio a partire dal 2009-2010, che sono spariti nel nulla dopo essere stati realizzati. Quale è stato il problema che ha generato questa moria? Se vogliamo fare delle ipotesi me ne vengono in mente almeno due. Ipotesi maliziose, naturalmente, fatte senza nessuna base concreta. Innanzitutto quando ci sono tanti soldi tutti insieme, possono rispondere ai bandi dei soggetti costituiti sul momento proprio per utilizzare quei finanziamenti. Soggetti non necessariamente “amici degli amici”, ma probabilmente privi di quella base e di quell’esperienza “industriale”, necessaria per progettare e realizzare dei prodotti tecnologici che hanno bisogno non solo di conoscenze e capacità realizzative, ma anche la capacità di sostenere una strategia a lungo termine. E questa strategia la dovrebbe avere anche il committente. Non si può acquistare, faccio un esempio a caso, un sistema multimediale da installare all’interno di una necropoli e poi dimenticarsi di fare un contratto di manutenzione perché si sono spesi tutti i soldi per il progetto. E’ chiaro che quell’installazione, in un breve periodo, andrà a deteriorarsi e, alla lunga, non potrà essere più utilizzabile. Così come non si può immaginare una piattaforma sofisticata come quella del portale citato prima, senza che ci si sia preoccupati di realizzare, in modo correttamente integrato, tutto l’ecosistema tecnologico che la piattaforma avrebbe dovuto alimentare. Sarebbe come costruire un aeroporto bellissimo e all’avanguardia, e dimenticarsi di costruire tutte le strade di collegamento e i radar di avvicinamento alle piste. Inevitabilmente l’aeroporto, in queste condizioni, chiude. Così come potrebbe chiudere un portale qualsiasi e un Pullman Multimediale ad esso collegato.  Ma questo non basta. Naturalmente, prima di partire, bisognerebbe aver trovato tutti i soldi necessari per manutenere e aggiornare sia la piattaforma che tutto quello che le ruota intorno. Per ogni progetto tecnologico che si basa su sviluppi fatti ad hoc, è inevitabile dover accantonare, ogni anno, una cifra pari almeno al 10-20 % dell’importo iniziale del progetto. Se non lo si fa, inevitabilmente tutto si degrada e diventa inutilizzabile. E’ successo lo stesso per il Pullman Multimediale e il portale “Lazio Futouring”? Non lo possiamo sapere. Sappiamo solo che tutto questo è stato definitivamente sepolto, spegnendo e azzerando ogni cosa. Il pullman, ormai inutilizzabile e non più manutenibile per come era stato concepito, è stato “donato”, a gennaio 2017, ad ente pubblico dipendente dalla Regione Lazio: “Laziodisu – Ente per il Diritto agli Studi Universitari nel Lazio”. Che ci farà Laziodisu con il Pullman Multimediale non ci è molto chiaro. Ma questo è quanto ci risulta. Il mezzo, costato 750.000 euro, come si legge negli atti, è stato ceduto così come si trovava: “non immatricolato e mai utilizzato”. Ma non è finita qui. La FI.LA.S. – Società Finanziaria Laziale di Sviluppo – S.p.A., che aveva seguito tutti i progetti che abbiamo citato prima, non esiste più, perché è stata fusa, per incorporazione, in Lazio Innova S.p.A. E il “Distretto tecnologico per i beni e le attività culturali” che aveva ricevuto finanziamenti, nel 2009-2010, per 61 milioni di euro e ne aveva già spesi almeno 13? Anche questo contenitore non esiste più, almeno così sembra. In compenso ne è stato creato uno nuovo, quasi con lo stesso nome, con un bando regionale del marzo 2018. Si chiamerà: “Distretto Tecnologico per le nuove tecnologie applicate ai Beni ed alle Attività Culturali”, con l’obiettivo, citiamo, “…di costruire una rete strutturata di rapporti e di collaborazioni tra la ricerca pubblica e quella privata, collegandole al sistema delle imprese… per rendere fruibili luoghi, percorsi e itinerari reali e virtuali fornendo, al contempo, opportunità di lavoro ai giovani professionisti, possibilità di sviluppo alle imprese del territorio e creazione di nuove destinazioni turistiche.” Per questo progetto sono stati stanziati altri 23,2 milioni di euro. Nelle comunicazioni non si fa il minimo accenno ai progetti precedentemente finanziati, realizzati, pagati 13 milioni, e chiusi senza mai essere stati utilizzati. Tutto ricomincerà da zero: “… gestori o futuri gestori pubblici/privati, potranno presentare proposte di valorizzazione attraverso l’applicazione e lo sviluppo di nuove tecnologie per i Beni e le Attività Culturali.”. Ci saranno quindi nuove proposte, nuove tecnologie e nuove mirabolanti realizzazioni. Si è posto così un velo pietoso e, mi si consenta, anche un po’ complice, sul passato. Nessuno pagherà per quei costosi errori. Quei 13 milioni non si potevano spendere meglio? Non voglio fare facile populismo, ma sicuramente sarebbe stato meglio non sprecarli per un inutile ammasso di ferro e tecnologia, sempre chiuso in un garage, o per un portale mai utilizzato, e fare meno tagli ai servizi per i disabili, per esempio. Presidente Zingaretti, provi a fare meglio dei suoi predecessori. Metta uno bravo, e possibilmente con pochi amici, a controllare e gestire questa nuova iniziativa.