Sull’eziopatogenesi (le cause) ed il trattamento degli attacchi di panico esistono posizioni cliniche anche molto distanti tra loro, persino inconciliabili. La sola certezza, a parer mio, è che nessuna di tali posizioni ha “La Verità” in tasca e che tutte cercano di spiegare e trattare tale disturbo con le teorie del funzionamento psichico e le gli strumenti di intervento che le caratterizzano. Vedremo, nella seconda parte del presente articolo, che vi sono tre “livelli di intervento” ed ogni terapia oggi proposta agisce e si concentra su uno di questi. Ma vediamo intanto, in questa prima parte, di descrivere come si manifesta ed in quali sintomi consiste il “Disturbo da Attacchi di Panico”: esso, potremmo definirlo, un intenso attacco di paura, tipicamente con un inizio improvviso e solitamente della durata inferiore ai trenta minuti.
I sintomi includono tremore, iperventilazione, sudore, nausea, vertigini, tachicardia, sensazione di soffocamento, sensazione di impazzire o paura di morire. Chi soffre di attacchi di panico spesso evita luoghi chiusi come ascensori, aerei, etc. poiché ha paura che da un momento all’altro l’attacco di panico si possa verificare; scaturito anche dalla più insignificante sensazione corporea.
Se ci si trova in ristoranti, al cinema o in abitazioni, forte è il bisogno di posizionarsi in modo da avere garantite delle vie di fuga. La sensazione e la paura di essere in trappola è un vissuto emotivo dominante. L’attacco di panico può innescarsi improvvisamente, anche mentre si è tranquillamente seduti in poltrona a leggere o a guardare la televisione, o addirittura nel sonno, con manifestazioni sia psicologiche sia fisiche. Il disturbo da attacchi di panico può esordire in qualunque momento della vita, all’improvviso e nelle circostanze più insospettabili, mentre si sta compiendo un’azione assolutamente banale che prima di allora non aveva mai creato problemi. In genere, il minimo comune denominatore delle situazioni critiche consiste nel trovarsi in luoghi da cui è difficile o terribilmente imbarazzante fuggire (in automobile, in ascensore, su un traghetto, in metropolitana ecc.) o nei quali si pensa che non si potrebbe essere soccorsi in caso di malore (per esempio, mentre ci si trova in mezzo alla folla o da soli in luoghi isolati o mentre si guida). L’attacco di panico non è pericoloso per la salute né mentre si verifica né in seguito, ma le sensazioni che si provano sono talmente sconvolgenti e traumatiche da indurre chi le sperimenta ad evitare la situazione in cui si è verificato per non rischiare di ripetere l’esperienza (generando uno stato di “ansia anticipatoria” che rende ancora più invalidante la vita di chi soffre di tali disturbi).
Se non adeguatamente trattato, con l’evolvere del disturbo e il moltiplicarsi delle situazioni da evitare, la persona affetta da disturbo da attacchi di panico, finisce con il chiudersi in se stessa, fino a non riuscire più a lavorare, ad avere una vita sociale, a svolgere le attività quotidiane più banali, come andare al supermercato o al cinema da sola.
Il trattamento d’elezione nella loro cura sembrerebbe essere un trattamento combinato di psicoterapia (che varierà molto nell’impostazione a seconda dell’orientamento del clinico) e farmacoterapia.
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