Il Ddl Zan non ha la maggioranza: cosa cambia se venisse approvato?

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ddl zan

Bloccato in Senato. La richiesta di approvazione diviene virale con la campagna #diamociunamano. Per le associazioni pro-famiglia:”offende le donne”

In questi giorni è in discussione in Commissione Giustizia del Senato la calendarizzazione del ddl Zan. Il disegno di legge, dopo l’approvazione alla Camera infatti, necessita della votazione a Palazzo Madama. Di cosa si tratta e perché fa tanto discutere?

Si chiama Ddl Zan perché il suo relatore è il deputato Alessandro Zan, esponente della comunità LGBT italiana. Il disegno di legge si chiama: “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, una definizione ampia che non si limita alla sola comunità Lgbtqi. Nel Ddl Zan è specificato che “per sesso si intende il sesso biolo­gico o anagrafico; per genere si intende qualunque ma­nifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; per identità di genere si intende l’i­dentificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corri­spondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”.

Con l’approvazione in Senato, ci sarebbe l’istituzione di nuovi reati, l’istituzione di una giornata nazionale contro le discriminazioni e lo stanziamento di 4 milioni di euro all’anno per iniziative di contrasto alla discriminazione. Le pene previste per chi violerà questa legge vanno dalla reclusione fino a un anno e 6 mesi (o una multa fino a 6.000 euro) per chi istiga o commette atti di discriminazione contro le categorie citate, fino ai 4 anni di reclusione per chi partecipa o favorisce le organizzazioni, le associazioni, i movimenti, i gruppi che hanno lo scopo, o uno degli scopi, nell’incitamento alla discriminazione o alla violenza sulle suddette categorie.

Una legge che le associazioni ‘pro famiglia’ definiscono non prioritaria oltre che è inutile in quanto “le persone omosessuali e transessuali sono già giustamente tutelate dalla legge contro atti violenti, ingiuriosi o discriminatori, come tutte le altre persone, a prescindere dalle proprie tendenze sessuali”. Di contro temono, in caso di approvazione di una legge anti omofobia, “che chiunque manifesti pubblicamente sostegno per la famiglia naturale, per i diritti dei bambini, o promuova una sana visione della sessualità possa essere condannato alla reclusione” – affermano.
Insomma per una parte della popolazione si tratta di una “legge bavaglio” anziché una legge a tutela di cittadini vittime di violenza. “Non si può rischiare la prigione solo per un opinione” è lo slogan di ProVita & Famiglia, l’associazione infatti sostiene sia in gioco la libertà d’espressione. Non solo, “se passasse la pratica dell’utero in affitto sarebbe un’offesa per le donne”.
Ma quanto fa male un opinione, se solo di opinione si tratta?

Una campagna social, promossa da artisti ed influencer in questi giorni sostiene l’approvazione del disegno di legge. Personaggi famosi mostrano la mano con su scritto “Ddl Zan” e l’hashtag #diamociunamano.

Accade in quanto il ddl Zan è ancora bloccato in Senato. L’ultimo rinvio della discussione, firmato Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia, risale al 21 aprile. Si appella alla “spaccatura fra i rappresentanti dei gruppi di maggioranza”, come lui stesso dichiara con un post su Facebook e si riferisce alla proposta di Italia Viva di apportare alcune modifiche del testo, un intervento che richiederebbe un nuovo voto alla Camera facendo ripartire nuovamente l’iter. Ricordiamo che il disegno di legge è stato già approvato alla Camera a novembre scorso. Proposte di modifica ancora non avanzate, tanto da far ritenere l’azione di Italia Viva una strategia per ritardare una legge attesa da tempo.

Il timore, in caso di approvazione è che “l’unico risultato possa essere quello di ingolfare i tribunali e imporre un linguaggio politicamente corretto in segno di rispetto verso categorie che nemmeno hanno chiesto di essere tutelate”. Giuseppe Cruciani (La Zanzara).