Il costo della vita

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Precarietà abitativa per giovani senza futuro. Inflazione strutturale e disuguaglianze.

 

L’organizzazione di un futuro per i giovani è nel segno della precarietà. Le motivazioni sono varie, a partire dall’accesso ai prestiti che rende impossibile la creazione di una famiglia. In quanto pagare un mutuo, acquistare una macchina o terminare gli studi risulta difficoltoso, se non impossibile, anche per i più fortunati, in possesso di uno stipendio che supera i 1500 euro al mese. Visti i costi legati agli affitti di locazione (imbarazzanti) persino a quarant’anni, lasciare la famiglia d’origine per crearsene una propria è un miracolo.

Il costo della vita 

Al costo della vita sempre più elevato si aggiunge lo stop a mutui e prestiti per i più giovani e non solo, infatti si registra una sempre più ampia fascia di popolazione esclusa dal mercato della compravendita.
L’emergenza abitativa. Le città più care sono Milano e Roma. La prima offre possibilità di lavoro, formazione e vivacità culturale se si è disposti al sacrificio. Un letto in affitto costa quanto un bilocale altrove, in netto contrasto con gli stipendi fermi da trentanni almeno. Dati alla mano, dal 2015 al 2021 i prezzi di vendita e affitto delle case a Milano sono saliti tra il 25 e il 30% mentre i salari solo del 7%. Ecco perché chi guadagna intorno ai 1.500 euro al mese può affittarsi solo un posto letto, e non solo a Milano. Segue Roma e dintorni, città ben collegate con la Capitale, come Ladispoli per esempio, dove il settore immobiliare conferma l’impennata dei prezzi sia per l’acquisto che la locazione.
Qui la tendenza stagionale.
Una casa di proprietà è un miracolo
I giovani tra i 30 e i 40 anni anche con un buon stipendio non riescono a chiedere il mutuo per l’acquisto di una casa. L’indice di accessibilità di un cittadino per accedere a un mutuo in alcuni luoghi è oltre 30. (Fonte Money.it del 7 maggio 2023): Alcune località sono inaccessibili anche per chi ha un lavoro e un stipendio medio-alto. Per esempio nelle località turistiche o nei capoluoghi del Centro e del Nord l’indice di accessibilità è di 33 a Roma; 35 a Milano; 34 a Bologna; 41 a Firenze; 47 a Napoli. Alcune città vivono un fenomeno di richiamo a fini lavorativi che non è ben equilibrato con la disponibilità abitativa. Non c’è soltanto l’assenza di adeguati posti di locazione a dettare il ritmo dell’emergenza, ma anche un aumento del costo al metro quadro che non si specchia in un aumento degli stipendi. La perdita del potere d’acquisto diventa quindi perdita di potere d’acquisto immobiliare e se nel 2015 uno stipendio medio permetteva l’acquisto di 37 metri quadri o l’affitto di 64 metri quadri, nel 2021 entrambi i valori sono scesi rispettivamente a 30 e 51 metri quadri. Metri quadri che, con uno stipendio di 1.500 euro al mese scendono ulteriormente da 19 a 15 metri quadri per locazioni nuove e da 33 a 25 metri quadri per quelle da ristrutturare o in affitto.
La disuguaglianza si manifesta tra chi ha una casa e chi non ce l’ha, tra chi ha una casa in città e chi ne ha una in periferia. Una disuguaglianza che fa male al futuro, al futuro demografico, economico e lavorativo del Paese.