É già successo almeno tre volte negli ultimi 62 anni, eppure ce l’abbiamo fatta!
di Daniela Alibrandi
Dall’album di famiglia spuntano reminiscenze dell’epidemia di poliomielite che, zitta zitta nel lontano ’58, fece ben 8.000 vittime in Italia. La memoria di un fagottino portato via da casa di corsa e di signori protetti da mascherine in volto, che praticavano punture a tutta la famiglia. Il ricordo appannato di una ragazzina che non giocò finché non tornò quel fagottino a casa guarito, miracolato si disse.
E poi ancora nel ’76 quando in un’estate bollente, ma strana, esplose la legionella o legionellosi e mieté centinaia di vittime prima in America, tra i reduci legionari che si erano riuniti in un convegno, e poi in tutto il mondo. Si ipotizzò che dipendesse da un virus presente nella carta utilizzata nel congresso americano, ma poi si scoprì che si trattava di un batterio ed era nell’aria e nell’acqua. Il pericolo si annidava nei condotti di aria condizionata o nelle cipolle delle docce poco usate, addirittura nelle fonti idriche, perfino quelle termali. Di nuovo il terrore e l’angoscia.
Ancora, negli anni ’80, si scoprì che esisteva l’Aids. Per la verità già si conosceva, ma presente solo in zone endemiche, soprattutto in Africa. Eppure imparammo che non era il caso di fare l’amore senza protezioni, che anche un bacio poteva portare alla morte, che era un male pericoloso per tutti, poiché con i contatti intimi e le trasfusioni si poteva diffondere. Non era più un flagello destinato a determinate categorie o in circoscritte aree del pianeta. Negli spot televisivi iniziammo a vedere il contorno viola attorno a figure umane e, per un bel po’, ci sembrò di scorgere quel minaccioso limite viola anche attorno a chi ci stava vicino sull’autobus, nella metro, al supermercato. Ne era avvolto addirittura chi ci chiedeva di uscire o cercava di carezzarci, di baciarci.
E adesso il Coronavirus, anzi il Nuovo COVID 19, che fa ancora più paura scritto così. Stavolta la sfida è bella dura, anche perché la confusione è tanta. Abbiamo infatti l’impressione che ci si stia ritorcendo contro tutto il castello di carte che siamo riusciti a costruire negli anni, legiferando senza lungimiranza. Adesso sì che servirebbero tutti gli infermieri e i medici che hanno dovuto lasciare questo meraviglioso Paese per lavorare all’estero. Adesso sì che sarebbe utile uno snellimento burocratico. Semplici e amare constatazioni che non hanno un colore politico.
Posso solo dire che negli anni abbiamo sempre vinto. Dopo l’epidemia di polio del ’58 l’Italia e Roma in particolare divennero, negli anni ’60, la culla della dolce vita. Dopo aver conosciuto e temuto l’Aids, siamo consapevolmente tornati a baciarci liberamente, senza più notare quella striscia viola tra noi e chi ci sta vicino. Abbiamo ripreso a sdraiarci sui prati, a ridere e a stare insieme, ironizzando su tutto come solo noi italiani sappiamo fare.
Ora sembriamo gli untori d’Europa, quelli che forse ingenuamente sono stati troppo trasparenti e scrupolosi rispetto ad altri. Ma siamo un popolo fiero, abbiamo sempre resistito e vinto. Perché se è vero che l’italiano si sa adattare, è anche vero che sa dimostrare la forza della sua storia e della sua civiltà.
Adesso, con le scuole chiuse e il divieto di stare insieme, riscopriremo forse la bellezza delle feste in famiglia, delle serate con gli amici. Scopriremo che gli eventi culturali non sono poi così noiosi, che era bello toccarsi e non solo con il piede, che fino a ieri un abbraccio forte, fortissimo, era capace di darci coraggio e speranza. E scopriremo che il web, le chat, i post e i MI PIACE possono farci ancora sentire una vicinanza virtuale, ma non dovranno mai più sostituire i rapporti umani. Forse riscopriremo la carezza, l’amicizia, la voglia di stare insieme. L’aspetto positivo da trarre anche in questa infausta occasione sarà il saper dominare la rete, e non esserne dominati.
Perché la gente italiana è gente tosta, e il mondo se ne accorgerà ancora meglio nel futuro, quando nonostante tutto l’Italia, come una bellissima donna affascinante, elegante e gentile, tornerà ad attrarre senza timori chi oggi la isola. Le sue piazze brulicheranno ancora di appassionati corteggiatori, le sue antiche fontane appagheranno amanti sempre più assetati e le sue bellezze naturali saranno di nuovo una mèta ambita. E tutti saranno accolti senza rancori, perché la gente italiana è così, è gente tosta.