Con la riapertura dei cinema, arriva il biopic sugli ultimi anni di vita di Gabriele D’Annuzio, firmato da Gianluca Jodice. Il vate è interpretato da Sergio Castellitto. La pellicola è una coproduzione italo-francese Ascent Film e Bathysphere con Rai Cinema.
di Barbara Civinini
Sarebbe dovuto arrivare in sala lo scorso novembre, ma a causa del Codiv la sua uscita è stata posticipata al 20 maggio, quando tutti i cinema riprenderanno le proiezioni. Sì perché nonostante il decreto riaperture, in molti hanno deciso di aspettare questa data, come il circuito Uci Cinemas, presente in Italia con 43 multiplex e 440 schermi. Chissà cosa ne avrebbe pensato lui che era solito dire: “Ricordati di osare sempre”, riprendendo la locuzione latina “Memento audere semper”, acronimo di MAS, motoscafo armato silurante, usato nella prima e seconda guerra mondiale.
Come avrete capito stiamo parlando de “Il cattivo poeta”, prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris, una coproduzione italo-francese Ascent Film e Bathysphere con Rai Cinema. Il poeta in questione è proprio lui, il vate che voleva vivere la sua vita come un’opera d’arte e che aveva scandalizzato i salotti bene di Roma e dopo una vita vissuta all’insegna del narcisismo e dell’estetica, si era ritirato nel suo sacrario, il Vittoriale. Enfant prodige a soli 16 anni con la raccolta di poesie “Primo vere”, aveva inventato l’Estetismo, era approdato al superuomo passando per Nietzsche, come deputato del Regno d’Italia si era speso come interventista a favore dell’entrata in guerra, a cui partecipò come pilota, e aveva amato una delle donne più affascinanti della sua epoca, Eleonora Duse, la divina. Al tramonto, si era ritirato nella sua eccentrica dimora: il Vittorile. Gabriele D’Annunzio, infatti, era riuscito a trasformare la modesta villa dello studioso d’arte tedesco Henry Thode, in contrada di Gardone Riviera, affacciata sul lago Garda, in un vero monumento alla sua memoria. Nel 1923 fu donata allo Stato e oggi è stata trasformata in un vero e proprio museo del poeta. Il film, firmato da Gianluca Jodice, alla sua prima vera regia per il cinema, che ha curato anche il soggetto e la sceneggiatura, è stato girato quasi tutto all’interno del Vittoriale privilegiando i colori preferiti dal poeta, il verde, il nero e il giallo. Siamo nel 1936 e Mussolini teme che il vate possa danneggiare la sua imminente alleanza con la Germania di Hitler. Così Achille Starace (Fausto Russo Alesi), segretario del Partito Fascista, incarica il giovane Giovanni Comini (Francesco Patanè), appena promosso federale, di sorvegliarlo. Ma la fascinazione di D’Annunzio finisce per avere la meglio sulla fedeltà al partito e Comini confessa la sua missione. Insomma, una pellicola che non racconta solo gli ultimi anni di D’Annunzio, che morirà solo due anni più tardi, nel 1938, ma anche la triste storia dell’intero Paese.
D’Annunzio è interpretato da un superbo Sergio Castellitto, completamente in parte e con la testa rasata, perfettamente a suo agio nelle mise del poeta, che adesso preferisce celarsi alla ribalta mondana perché detesta vedere il suo corpo offeso dal tempo. Così Jodice dipinge con i suoi colori il tramonto del vate dal “Vivere inimitabile” che in fondo il suo sogno non lo aveva tradito mai.
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