IL CAMPETTO LIBERO DI VIA FIRENZE

0
841
via firenze

PIOVONO CONCESSIONI DAL PALAZZO: UN CALCIO AL SOCIALE.

“Finalmente il campo di calcio a 5 di via Firenze potrà essere riqualificato e essere utilizzato in tutta sicurezza”. Con queste parole l’assessore ai lavori pubblici, Veronica De Santis, ha annunciato che la struttura, a seguito di un avviso pubblico, è stata aggiudicata ad un operatore economico. “Siamo veramente soddisfatti perché ora il campo sarà ammodernato, rinnovato e messo in sicurezza, riqualificando uno spazio verde che si trova al centro della città. Inoltre l’operatore ha messo a disposizione delle ore per l’utilizzo gratuito da parte delle scuole e degli enti del terzo settore”.

Sarà il caso di ringraziare per la gentile concessione verso i cittadini, depurati di un bene pubblico in nome della sicurezza. Si, perché la tendenza sembra essere “meglio privato che fatiscente”, l’opzione “ben curato e fruibile a tutti” nel 2021 non è contemplata. Solo grazie ai privati Ladispoli avanza e pazienza se anche la spensieratezza dei bambini passerà per il portafoglio. Pazienza se i ragazzi del 2000 non vivranno la città come una grande casa.

Da rivalutare la funzione della città che non fornisce più servizi pubblici necessari per offrire condizioni favorevoli alla vita sociale, punti di riferimento per i cittadini e spazi per la condivisione. Pensare che il contenitore non possa influenzare il contenuto è assolutamente sbagliato.

Lettera aperta di un cittadino
“C’era un ragazzo che come me… anzi eravamo tanti “ragazzini” del 1986-87 che come me all’epoca avevano 11-12 anni e ci ritrovavamo tutti i sabati mattina al “campetto di via Firenze”. Noi, classe ’75, che a Ladispoli viviamo da sempre non avevamo tutti famiglie che volevano (o potevano) sostenere la spesa per iscriverci alla prestigiosa ed esclusiva scuola calcio di Ladispoli: a quei tempi giocavano le partite i più forti della città (e ce n’erano di fortissimi) e i più raccomandati. Perciò c’era addirittura il rischio di pagare e non potersi divertire come gli altri.Tuttavia a noi ragazzini di Mexico86, tutto questo non interessava perché eravamo felicissimi di avere un intero campetto tutto nostro. Non era bello come lo stadio, ma – affascinati dal mondiale di Maradona – ci sembrava di giocare in un piccolo Azteca. Bastava una telefonata da casa per prenotare il campo e il sabato mattina un signore ci apriva e innaffiava il terreno in terra battuta per non far alzare la polvere (l’effetto durava 5 minuti) e poi potevamo scatenarci con un pallone mezzo sfondato e le magliette colorate da noi.
Era la metà degli anni ’80, non c’erano le disponibilità e i servizi di oggi ma TUTTI potevamo giocare su un vero campetto di calcio e divertirsi l’intera mattinata senza che nessuno tirasse fuori una Lira (o poco più). Era il campetto di via Firenze, già un po’ malandato, di un Comune di Ladispoli le cui entrate non erano minimamente paragonabili a quelle milionarie (in euro) di oggi, i cui residenti erano poche migliaia d’inverno e qualche decina di migliaia d’estate e l’attenzione alle istanze dei costruttori non era certo inferiore a quella di oggi.
Purtroppo da quello che apprendo del destino di quei campetti, ben altro “sviluppo” mi sarei immaginato per la Città. Avrei sperato che i campi in terra diventassero in erba, o che le porte arrugginite o le reti sfondate venissero sostituite o che su qualche prato si costruisse qualche campetto in più, ma non è stato così, anzi. La città e i palazzi gli sono cresciuti intorno ma quel campetto è stato dimenticato da tutti. Ai ragazzini di oggi, quelli di Euro 2020, già ostracizzati da cortili e strade, che non hanno “un papi col bar” che gli paghi 750€ l’anno di scuola calcio o 8-10€ ogni volta che vogliono giocare su un campetto vero, rimangono solo i prati di via Firenze e parte di quelli di Viale Europa ben recintati nella “metà dei poveri”: ecco la città che si sta preparando per loro. Una città a misura di benestante, ma anche di ragazzini annoiati e un po’ viziati dal “troppo”, che rispettano solo ciò che è privato e non vengono invece educati – anche dalla politica – a rispettare ciò che è di tutti… perché tanto ce n’è sempre meno.Viceversa, quanto sarebbe importante per la città avere più spazi aperti e gratuiti dove far integrare attraverso lo sport le diverse comunità di bambini e ragazzi, italiani e stranieri, che compongono la nostra cittadinanza?
Ho voluto raccontare questa storia perché molti concittadini, arrivati a Ladispoli negli ultimi 20 anni non sanno davvero cos’era e come eravamo prima che diventasse Città: avevamo meno ma avevamo l’essenziale. Da allora la città è cresciuta anche grazie Voi che (comprensibilmente) pensate che sia normale dover pagare cifre non da poco per far tirare quattro calci al pallone a ragazzini dai 7 ai 13 anni che non diventeranno i nuovi Totti o Nesta.A Voi voglio dire che invece quasi tutta la generazione di ladispolani che oggi ha più di 40 anni è cresciuta sui campetti di via Firenze, perché erano gratis. Non ha dovuto chiedere permesso a nessuno per giocare al campetto di Viale Europa e non si è mai dovuta vergognare di non avere i soldi in tasca.
Quei ragazzini oggi sono uomini, artigiani, imprenditori, professionisti, manager, qualcuno è andato via e purtroppo qualcuno già non c’è più, ma sono tutti cresciuti prendendo calci, botte e terra in faccia su quel campetto, da nemici che poi sono diventati i più cari amici. Erano umbri, campani, siciliani, abruzzesi, sardi, marchigiani, calabresi… e sono diventati ladispolani proprio su quei campetti. Costoro hanno capito il senso dello sport anche senza una bella divisa e un bello stadio in erba sintetica e le “trasferte” si giocavano sotto i palazzi di via Trapani, stando attenti a non mandare la palla nel Sanguinara, in sfide interminabili.Una Ladispoli diversa quindi, più umana, più veramente solidale e accessibile a tutti e non solo a pochi è possibile perché siamo già stati così.
Non permettiamo a nessuno di cancellare la nostra memoria, salvaguardiamo la nostra identità (anche quella più popolare e genuina) sia essa dentro un albero che viene rimosso nelle vie storiche, sia essa nella funzione che hanno avuto i “campetti LIBERI di via Firenze” dove TUTTI potevano giocare”
Marco Biscontini