Quando ho sentito pronunciare questi temini, pensavo fossero stati coniati da chi li ha detti. Ho fatto delle ricerche ed in effetti il barbonismo domestico esiste ed è sempre più frequente.
Tutti noi conosciamo e abbiamo l’immagine del classico barbone che vive in posti invivibili, nelle grandi città o nelle grandi stazioni/metropolitane; a tutti noi viene alla mente il ricordo della sporcizia, dell’odore; tutti noi ci saremo fatti più o meno le stesse domane “com’è finito li?”, “ma starà bene in quella situazione?”, ecc. Alcuni barboni hanno scelto di diventare tali, altri si sono trovati in quella situazione per vari motivi.
Il barbonismo domestico è molto più invisibile ed è più facilmente “camuffabile”. Alle volte viene addirittura negato perché la persona abita in una casa e non necessariamente è legata al fenomeno della povertà o all’isolamento famigliare (spesso il barbonismo può essere di coppia e famigliare).
Negli ultimi anni, invece, il barbonismo domestico sta diventando sempre più dilagante. I protagonisti di questo fenomeno sono per lo più adulti ed anziani, con un passato tendenzialmente “normale”; nella loro storia, però, emergono gravi disturbi mentali, tipo grave depressione o un disturbo di personalità, oppure a cambiamenti importanti nella rete famigliare e sociale, come un lutto o un licenziamento, oppure ancora gravi deficit cognitivi quali un inizio di demenza (per gli anziani).
Il barbonismo domestico è legato alla Sindrome di Diogene, un disturbo psicologico e comportamentale caratterizzato da una bassa l’igiene personale e della casa, disattenzione delle cure sanitarie, associato spesso alla Disposofobia o il disturbo da accumulo, un disturbo ossessivo che si manifesta nell’accumulare compulsivamente oggetti o animali senza alcun fine se non quello di colmare un vuoto emotivo oppure, nel caso di decadimento cognitivo o di inizio di demenza, un accumulo afinalistico per mantenere le proprie sicurezze.
Le caratteristiche principali del barbonismo domestico sono:
1) l’isolamento sociale non volontario (come lo è nell’Hikikomori) ma graduale;
2) la mancanza di igiene personale e dell’abitazione;
3) la solitudine;
4) la fascia d’età adulta-anziano;
5) mancanza di capacità di riprogettare la propria vita si a breve termine sia a lungo termine.
Le persone vedono e considerano la propria casa la difesa del Sé e il mondo come un possibile pericolo. Il barbonismo si associa più all’Hikikomori, anche se qui il protagonista è un adolescente o un giovane adulto che sceglie di evitare le pressioni sociali chiudendosi in casa e trascurando l’igiene personale e domestico; inoltre, l’Hikikomori può trasformarsi in barbonismo domestico.
Entrambi i fenomeni sono lontani dal Nerd, termine usato negli anni ’80 per definire i “secchioni” con poche relazioni sociali ma ben inseriti in una famiglia e che curano l’igiene personale e domestico. Il barbonismo domestico ha, in conclusione, spesso origini psichia triche: è connotato dall’incapacità di gestire la propria quotidianità negli aspetti più elementari, come la cura di sé, l’alimentazione e, soprattutto, da un rapporto complesso e controverso con la propria abitazione, vissuta non come luogo fisico di realizzazione di sé e di costruzione della propria identità, ma come specchio e manifestazione di disagi più profondi.
La prima cosa da fare, quando si ha il sospetto che il vicino di casa sia un barbone domestico, è quella di fare la segnalazione ai servizi sociali del comune di residenza.
Dottoressa
Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta Psicologa Giuridico-Forense
Cell. 338/3440405
www.psicoterapeutamasin.it
Cerveteri
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