I PROGRESSI ED I REGRESSI DELLA MEDICINA ATTUALE

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metastasi

Le metastasi a distanza, extratoraciche, del cancro del polmone non sono affatto rare.

cancro
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Oltre alle ossa e al fegato, più di rado a carico dei surreni, assai frequenti sono quelle cerebrali. Talora rappresentano il primo sintomo della grave patologia.

Ricordo bene un caso di una giovane donna, che visitai d’urgenza a domicilio perché dava in escandescenze tanto da allarmare i familiari. Era una mia paziente da vari anni, mai andata dal medico, forte fumatrice (due pacchetti di sigarette al giorno). non aveva dato peso ad alcuni sintomi comuni di malattia locale: una tosse secca, ripetuta, soprattutto nel corso della notte. Talora con un modico ispettorato con striature di sangue (emoftoe) e un incipiente lieve dispnea (affanno) nel salire le scale. Solo di rado qualche infezione respiratoria trattata da sola senza consultarmi (mai venuta a visitarsi a studio).

Ricordo che era agitata, parlava in termini violenti ma era del tutto lucida, coerente e comprensibile nonostante mi raccontasse vicende scabrose riguardo al suo passato (era sta stuprata da adolescente),gettava discredito sui familiari con espressioni molto aggressive. Eravamo soli nella stanza, non voleva parlare ne vedere altri. Non riuscii a visitarla perché lei si rifiutò. Il ricovero ospedaliero accertò un tumore del polmone con metastasi cerebrali. L’autopsia che seguì il suo rapido decesso rivelò un carcinoma a piccole cellule (microcitoma), centrale, che sappiamo avere una rapida disseminazione ed essere altamente invasivo.

Mi è tornato alla mente questa tragica esperienza medica quando ho letto recentemente di una forte diatriba tra due eccellenze. Il primo di questi due neurochirurghi, “luminari”sulla scorta delle moderne tecnologie (TC – RM) aveva fatto diagnosi di metastasi cerebrale dovute ad un cancro del polmone. Prognosi? Sei mesi di vita.
L’altro luminare (ma quale immenso salone universale erano riusciti ad accendere?) escluse le metastasi affermando che le immagini radiologiche erano riferibili ad ischemie cerebrali. Fu una disputa assai violenta tra i due clinici specialisti della materia. Finì li perché l’autopsia, dopo il decesso mise in evidenza che la morte era imputabile a “cause cardiopolmonari non su base infettiva” (né pericarditi né polmoniti). Il decesso era, penso io, verosimilmente dovuto a scompenso acuto cardiocircolatorio, ossia ad edema polmonare. Meno probabile una embolia polmonare.

In termini molto comprensibili per i non addetti ai lavori il cuore aveva ceduto ed il sangue aveva invaso i polmoni. Forse il malato (un noto personaggio pubblico), presumo sempre io, era stato un forte fumatore, magari anche iperteso o forse anche diabetico. Ripeto sono solo delle supposizioni non conoscendo di persona il paziente e non avendo preso visione delle cartelle cliniche redatte in occasione di due – tre ricoveri presso strutture altamente specializzate. Il quesito riguardo alla presenza di metastasi oppure ischemie cerebrali restò insoluto, senza verdetto. Del resto all’ anatomopatologa che operò, in sala settoria, interessava conoscere la causa del decesso. Secondo fonti, come detto, vicine al dossier, la morte, avvenuta a metà mese di luglio di quest’anno, sarebbe imputabile ad “un problema cardiaco e polmonare” e non ad un’infezione”.

Di più non sono riuscito a sapere dai giornali. Mi pongo però un altro quesito. Quanto ci si può fidare delle più avanzate metodiche diagnostiche? Si possono confondere, in un malato di cancro del polmone, metastasi con ischemie cerebrali? Secondo me viviamo in un’era medica di superspecialisti settoriali, ognuno “dominus” della propria specializzazione. Non ci sono più rispetto al passato veri grandi specialisti internisti (se non in rari casi). E’ per questo motivo che in più di centinaia di articoli che ho scritto, nel corso degli anni ,rivaluto l’anamnesi (la storia clinica del paziente; sia ascoltandolo che interrogandolo), la semeiotica (segni e sintomi che presenta il paziente), l’esame obiettivo completo (dalla testa ai piedi), la diagnosi differenziale tra le possibili eziologie, la prognosi una volta confermata l’orientamento diagnostico.

Oggi la tecnologia più avanzata, ha posto un pietra tombale su tutto quello che era la vecchia medicina di un tempo. Ovviamente le modernissime attrezzature (es. RM con mdc) sanitarie sono utilissime ma non bastano, è necessaria la competenza medica. Il corpo umano è un “unicum” in cui i vari organi ed apparati non sono mai indipendenti l’uno dall’altra. Sarò retrogrado ma clinici veri luminari sono stati l’endocrinologo internista prof. Ottaviani ed il grandissimo cardiologo internista prof. Luigi Condorelli. Attualmente stimo molto il neurologo prof. “Nanni” Fabrini e il prof. Neurochirurgo prof. Massimiliano Visocchi. Chi scrive ha avuto la fortuna di conoscerli personalmente.