I pensionati della Cgil: urgente una casa comune per i servizi sociali

0
819
pensionati

I pensionati della Cgil: urgente una casa comune per i servizi sociali e non solo.
Noi pensionati osserviamo smarriti quello che sta accadendo nel nostro Paese, mentre tentiamo di non contagiarci rispettando tutte le regole ma agghiacciatida quei dati provenienti dagli ospedali e dalle terapie intensive dove non vorremmo finire.

Osserviamo lo stato pietoso in cui la nostra organizzazione statale sta affrontando la pandemia: “siamo tutti uguali di fronte alla legge “recita la Costituzione ma la realtà ci dice che così non è. Dovremmo avereun unico Servizio Sanitario Nazionale, ma ogni Regione, e non da oggi, ha il suo, ogni azienda sanitaria poi interpreta a suo modo i bisogni del proprio territorioe le case della salute che avrebbero dovuto costituire un importante e innovativo processo di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria territoriale ancora stentano ad avviarsi su questa innovativa strada.

Poi ci sono 8000 comuni, ciascuno con la propria classe politica e anche loro fanno del proprio meglio per renderci diversi: a Ladispoli abbiamoun centro d’arte e cultura con un cinema/teatro da ultimare ormai da anni a Cerveteri no. Non era il caso di farlo insieme? Forse ora sarebbe funzionante. E i servizi sociali?

Due importanti leggi, una di 20 anni fa, la 328/2000 e una regionale la n.11 del 2016 hanno sancito che comuni limitrofi di certe dimensioni, devono gestire i servizi sociali in maniera unitaria e associata, cioè insieme, possibilmente utilizzando tutte le risorse che il territorio offre. Ma le mamme dei ragazzi disabili, i familiari degli anziani più fragili non riescono a farsi una ragione del perché Ladispoli e Cerveteri hanno un servizio di assistenza domiciliare in qualità e quantità diverso.

Perché diversi sono i servizi di assistenza dei bambini disabili nelle scuole, perché si stenta a lavorare per una programmazione unitaria Potremmo continuare elencando tutto ciò di cui i cittadini di Ladispoli e quelli di Cerveteri in tutti questi anni si sono privati inseguendo un’idea autolesionista di “piccolo è bello”, quando un unico comune avrebbe avuto accesso a ben più corposi finanziamenti e molti più servizi e soprattutto avrebbe potuto mettere in campo una macchina amministrativa più specializzata capace di utilizzarli. Sono stati persi anche nei nostri due comuni importanti fondi europei. E il nostro smarrimento aumenta quando prendiamo atto che i positivi tra Ladispoli e Cerveteri sono ormai circa 600 persone e sappiamo che gli ospedali sono al limite del collasso e le notizie che vengono dalla RSA San Luigi Gonzaga non sono affatto buone: vi stanno morendo di covid anziani che al contrario dovevano esserne protetti.

Ma a marzo tutti hanno rilevato le carenze dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria territoriale che sola avrebbe potuto rallentare e drenare i ricoveri. A distanza di qualche mese scopriamo chein alcune regioni manca proprio e in altre si è privatizzato quasi tutto, puntando solo sugli ospedali e desertificando i servizi sanitari e socio sanitari territoriali. Importanti impegni assunti dalla Regione Lazio che, su pressione delle organizzazioni confederali Cgil, Cisl e Uil e le loro categorie dei pensionati ha messo in campo un ampio programma di assunzioni da perfezionare nel 2021. Ma accanto a questi importanti risultati, perché qui nel nostro territorio continuiamo a farci male?

Proviamo ad immaginarci una comunità unica, un unico Comune, mettiamo appunto un programma per arrivarci, razionalizziamo, specializziamo e unifichiamo le macchine amministrative, diamo alla Asl un unico interlocutore. Lavoriamo nei due comuni in sinergia. Le normative europee, nazionali e regionali vanno tutte in questo senso. La Regione Lazio già promuove questi accordi e già tutti i servizi sociali dovrebbero trovare una gestione unitaria ed uniforme. Chiediamo alle istituzioni di ragionare su questi temi, mettere da parte inutili dispute e dare a noi cittadini meno interlocutori che soprattutto non sgomitino tra loro, e facciamo insieme i giusti passi percostruire una casa comune.