I meccanismi psicologici di difesa sono comunemente usati da tutti noi, ne sono stati delineati una ventina ed agiscono a livello inconscio. Essi sono una strategia che la psiche utilizza per proteggerci dal prendere consapevolezza di desideri, bisogni, pulsioni, contenuti e rappresentazioni mentali potenzialmente angoscianti, disturbanti o in qualche modo fonte di sofferenza e che in noi si sono attivati, generandoci ansia.
Fu Freud il primo a descriverli e a capirne la funzione per l’equilibrio mentale e poi la figlia Anna, anche lei psicoanalista, continuò il lavoro del padre ampliandone la classificazione. Da allora per gli psicoterapeuti che lavorano seguendo un orientamento psicoanalitico o psicodinamico i meccanismi di difesa sono un elemento centrale del lavoro con il paziente, nel senso che uno degli obiettivi del lavoro terapeutico è quello di aiutare il paziente a capire in quali modi – cioè attraverso l’utilizzo di quali meccanismi di difesa – egli gestisce l’angoscia. Ulteriore passo del lavoro con il paziente è poi quello di capire assieme a lui che cos’è che gli fa provare un senso d’angoscia: quali contenuti mentali, conflitti, pulsioni, emozioni, etc.
Trai i meccanismi di difesa ce n’è uno particolarmente utilizzato dalle persone, la “formazione reattiva”: essa consiste nell’adottare un atteggiamento psicologico diametralmente opposto al proprio desiderio o vissuto emotivo inconscio. La si può vedere in azione quando ad esempio una persona mostra un atteggiamento eccessivamente deferente verso una persona nei cui confronti invece segretamente ed inconsciamente nutre un sentimento di odio, o quando si tende a prendersi instancabilmente cura degli altri quando invece si vorrebbe in realtà ad un livello più profondo ed inconscio che qualcuno abbia cura di noi. E’ importante sottolineare che la persona che utilizza un meccanismo di difesa (come ad esempio la formazione reattiva di cui stiamo parlando) non è assolutamente consapevole del desiderio inconscio, ma può diventarlo se – come avviene in psicoterapia – viene aiutata a porre attenzione ai propri vissuti emotivi e a confrontarsi con il senso dei propri comportamenti. Prendiamo la situazione sopra descritta in cui la formazione reattiva agisce per non far rendere consapevole la persona del suo profondo bisogno di amore e attenzioni, facendola agire nel modo diametralmente opposto, ovvero quello di essere sempre alla ricerca di qualcuno di cui occuparsi. Se si fa delicatamente notare a questa persona quanto possa sembrare eccessiva la sua disponibilità verso il prendersi cura degli altri, specialmente se confrontata con quanto poco invece si prenda cura di se stessa, e la si aiuti altresì a mettere in relazione questo con il fatto che nella sua storia di vita c’è stata molta trascuratezza per i suoi bisogni di protezione; ecco che la persona potrebbe diventare maggiormente consapevole dei suoi desideri inconsci di amore e dei suoi inconsci bisogni di cure inappagati forse da una vita intera. A questo punto, analizzata con la persona sia la strategia difensiva che l’angoscia che la sottende, possono aversi importanti possibilità di cambiamento, perché il paziente potrebbe iniziare ad occuparsi del suo bisogno di cure, che ora non è più inconscio e che pertanto può iniziare a sentire, condizione necessaria questa affinché possa assumersene la responsabilità.
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta
Psicoterapie individuali,di coppia e familiari
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