PARLA SILVIA MARONGIU SEGRETARIA DEL CIRCOLO PD.
Anche i dem di Ladispoli sul cammino delle Agorà. Sembra certo ormai che le Agorà diventeranno il cavallo di battaglia del Partito Democratico che con questo strumento, on line, intende dar vita ad occasioni di confronto per l’elaborazione di proposte e strategie politiche. L’ultima anteprima in ordine di tempo, dopo l’iniziativa de Il Manifesto di Goffredo Bettini con l’incontro tra Enrico Letta e Giuseppe Conte, è stata la quinta Conferenza programmatica del Provinciale romano – 2, 3 maggio – con la parola d’ordine “Idee per le Agorà”, aperta anche ai non iscritti.
A giudicare dalla mole delle connessioni, a quattro cifre, l’iniziativa è andata in porto forte di quattro tavoli di lavoro che diventeranno permanenti:
1) Le economie locali alla sfida del Recovery Fund
2) I cittadini europei della next generatiom EU
3) Inclusivo e più giusto è il Paese dei diritti
4) La nostra anima e il cacciavite giusto.
Per Ladispoli al tavolo numero tre erano presenti Silvia Marongiu, segretaria, tra le altre cariche provinciali e nazionali, del Circolo PD ed Esmeralda Tyli, mentre il Consigliere dem Federico Ascani ha partecipato alla Conferenza come capogruppo Città Metropolitana.
Va detto che le nuove Agorà del PD hanno “un’antenata” bolognese, attiva, con tanto di anzianità di servizio. Alla Conferenza di maggio, aperta dal segretario nazionale Enrico Letta, hanno partecipato gli stati generali territoriali con i segretari Bruno Astorre del Lazio, Rocco Maugliani Provincia di Roma, tanti amministratori ed eletti in Parlamento e al Senato più Eurodeputati, ed ovviamente il pubblico con possibilità di esprimersi chattando. Va segnalato l’intervento del Sindaco di Fiumicino, Esterino Montino a difesa della vertenza ALITALIA che chiama in causa migliaia di famiglie di dipendenti che risiedono nel nostro comprensorio cerite. Così come ha avuto notevole risalto l’intervento della senatrice Monica Cirinnà, componente della Commissione Giustizia, che sul DDL Zan (copyright dem) avverte: “La proposta della Lega è una trappola per far morire la legge. L’idea avanzata dal presidente leghista Ostellari di presentare una nuova proposta in Commissione è una trappola che lui può mettere in campo essendo il relatore, e il relatore è padrone della vita o della morte di un testo”.
Da Silvia Marongiu una testimonianza specifica sul tavolo n.3: “Un bel lavoro di squadra per il quale ringrazio il segretario provinciale Rocco Maugliani, Kevin Bernardini segretario dei GD e le mie compagne di viaggio Serena Gara, Federica La Valle, Barbara Vetturini e tutti i membri della segreteria provinciale. Sono state giornate intense e ricche di spunti che danno un senso ai percorsi e alle battaglie condivise. È emersa l’urgenza di una voce forte sui diritti a partire dai territori dove è più difficile calare alcuni temi. Dalla cittadinanza al contrasto delle discriminazioni per orientamento sessuale o identità di genere, non sono questioni di serie B, ma temi seri su cui dobbiamo avere coraggio e una voce univoca, senza cadere nel benaltrismo o pressapochismo culturale”.
Sono intervenute associazioni, società civile, giovani e consulte studentesche, italiani senza cittadinanza, amministratori locali, sindacati, ecc. Focus: i giovani ed il forte disagio psicologico correlato alla pandemia con ripercussioni drammatiche per la privazione di relazioni ed opportunità, il voto ai sedicenni, l’allargamento della rete dei centri antiviolenza e case rifugio, la nuova normativa regionale sul sistema educativo integrato 0-6.
Tra i relatori, la Consigliera Regionale Eleonora Mattia (Presidente IX Commissione lavoro, pari opportunità, giovani, diritto allo studio) che è la prima firmataria di una proposta di legge regionale sulla parità retributiva, il sostegno all’occupazione stabile e di qualità, l’imprenditoria femminile e la valorizzazione delle competenze delle donne. La Mattia ha messo in evidenza uno spaccato del mondo lavorativo molto penalizzante per le donne anche dal punto di vista retributivo. Basti pensare che un’avvocatessa guadagna meno della metà di un collega uomo: quasi 26mila euro l’anno contro 64mila. Va un pochino meglio ad ingegneri e architetti donne, 14mila contro 28mila. E poi i medici: 35mila le dottoresse e 52mila i dottori. Ma anche psicologi, infermieri, veterinari e giornalisti. Tra uomini e donne c’è un notevole divario nei guadagni, come mostrano i dati dell’Adepp, associazione enti previdenziali privati. E la tendenza non accenna ad invertirsi.
Inoltre, come fa notare la stessa Consigliera sulla rappresentanza paritaria nelle istituzioni locali nei comuni del Lazio sono molti quelli che non rispettano le quote di genere nella composizione delle giunte. Uno studio sulla composizione delle Giunte comunali, effettuato dalla IX Commissione regionale sulle quote di genere nei comuni superiori ai 3000 abitanti, ha rilevato che nel Lazio ben 68 Comuni, su 169 totali, hanno una presenza di genere inferiore al 40% previsto dalla legge. Tra questi 15 hanno 3 donne in Giunta su un totale di 8 membri (compreso il sindaco), mentre gli altri 53 sono ben al di sotto del 40% di genere nella Giunta. I sindaci donna nel Lazio, compresi i piccoli comuni, sono appena 46 su 380, che scendono a 6 se consideriamo i comuni sopra i 15mila abitanti. Sono tre le questioni da tenere in considerazione per un pieno e necessario riconoscimento delle donne a tutto tondo: il primo è senza dubbio il lavoro dignitoso, quello che dà tutele e diritti, in termini di sicurezza, salute, retribuzione equa. E per la donna in particolare significa non solo autonomia, ma riconoscimento della propria dignità. Il secondo, strettamente collegato al primo, è il welfare: c’è urgenza e necessità di un welfare generativo che accompagni, promuova e moltiplichi le opportunità delle donne, non costringendole a scegliere tra famiglia e lavoro. Infine l’uguaglianza nelle opportunità, ovvero la necessità di una virtuosa competizione, nel segno della meritocrazia, che non consideri le donne una specie da proteggere, ma neanche le penalizzi, come spesso accade. No, quindi, alle “quote rosa” e sì alle “quote di merito”, ovvero “essere giudicati per quello che effettivamente una persona vale, in termini professionali e relazionali, indipendentemente dal sesso di appartenenza. Dai lavori del tavolo si è evidenziata anche la necessità per le amministratrici di condividere le buone pratiche diffuse sul territorio, sia a livello politico che amministrativo creando occasioni per mettere in circolo esempi concreti per costruire un Paese che guarda con fiducia al futuro”.
di Carla Zironi