Dal periodo medievale cristiano sopravvive anche l’usanza del “dolcetto o scherzetto”: contadini e mendicanti bussavano a tutte le porte delle abitazioni nella notte di Ognissanti…
Di Pamela Stracci
Quando si parla della festa di Halloween, la notte del 31 ottobre, molti pensano che non ha alcun legame con le nostre tradizioni e con la nostra cultura ma è solo una ricorrenza americana votata al consumismo. Ma è veramente così? In realtà non proprio. In Italia come in altri paesi, le usanze e le tradizioni legate al mondo dei morti fanno parte del nostro patrimonio da epoche lontanissime che si perdono nella notte dei tempi.
Nell’antica Roma pagana, per esempio, si festeggiava il “Mundus Patet”, il mondo aperto, che a sua volta era collegato ad un rituale etrusco più antico legato al “Mundus Cereris”. Quest’ultimo era una fossa circolare posta nel santuario di Cerere e consacrata ai Mani, le anime dei defunti. Secondo il filosogo greco Plutarco, il Mundus Cereris a Roma era collocato nei pressi del Foro Romano e oggi può essere identificato nell’“Umbilicus urbis Romae”, l’ombelico, il centro della città di Roma, un edificio situato in prossimità dell’arco di Settimio Severo e del Tempio della Concordia. Il Mundus veniva aperto solo tre volte l’anno, il 28 agosto, il 5 ottobre e l’8 novembre e in questi tre giorni nefasti i defunti erano liberi di vagare sulla terra dei vivi. Anche i Lemuria o Lemuralia erano feste dell’antica Roma, celebrate il 9, l’11 e il 13 maggio, per esorcizzare gli spiriti dei morti, i terribili lemuri. Secondo la tradizione i Lemuralia furono istituiti da Romolo per placare lo spirito del fratello Remo, da lui ucciso, secondo la versione più accreditata. Per placare l’ira degli spiriti maligni e auspicare i favori di quelli benevoli, si preparavano in queste occasioni dolcetti e pietanze da offrire ai passanti in cambio di benedizioni.
Anche nell’Irlanda festeggiavano una ricorrenza simile chiamata “Samhain” il capodanno celtico, dove l’estate, la luce, lasciava il passo all’inizio della nuova stagione, l’inverno, le tenebre. Era una festa che durava più giorni, il mondo dei vivi si mescolava a quello dei morti e i defunti tornavano dall’aldilà. I Celti in questa occasione ringraziavano le loro divinità e chiedevano protezione. Per esorcizzare il mondo delle tenebre, molti abitanti si aggiravano per le strade illuminando le vie con lanterne intagliate in grosse rape e indossando costumi per spaventare gli spiriti tornati a vagare sulla terra, poi si bussava alle porte delle case ricevendo cibo in cambio di fortuna. Da questa tradizione nasce l’attuale e famoso motto “trick or treat?”, ovvero “dolcetto o scherzetto?”. Non era quindi una festività raccapricciante ma come dice la parola stessa Halloween, forma contratta dell’inglese arcaico All Hallow’s Eve, era la “vigilia di tutti gli spiriti santi” (Hallow).
Un’altra tradizione è legata alla figura di Jack O’Lantern un fabbro irlandese, oggi rappresentato con la sua inconfondibile testa di zucca. Jack era un astuto malfattore che sfidò il diavolo in persona riuscendo a vivere più del dovuto ma nella completa dissolutezza e nel peccato. Alla sua morte il Paradiso lo cacciò per i suoi tanti peccati e l’inferno non lo volle accogliere perché il diavolo aveva promesso che non avrebbe preso la sua anima. Jack con la sua condotta si era condannato a vagare in eterno sulla Terra alla luce di una lanterna fatta con una rapa illuminata da un tizzone ardente. Quando nell’800 gli irlandesi emigrarono in America in cerca di fortuna, portarono con loro sia la festività Samhain che il racconto di Jack ma, siccome di rape grosse oltreoceano non ce n’erano, utilizzarono le zucche, oggi simbolo di questa ricorrenza.
Per rompere la tradizione pagana, Papa Bonifacio IV nel 609-610 sostituì i Lemuria con il giorno di “Tutti i Santi” e consacrò il Pantheon a Roma alla “Beata Vergine Maria e a tutti i martiri”. Poi Papa Gregorio III nel VIII secolo trasferì la festività di Ognissanti al 1° novembre per spezzare il legame anche con i riti Celti legati al Samhain che cadevano in quel periodo. Nel 998 l’abate dei Cluny, Odilone, con la riforma cluniacense, aggiungeva al calendario cristiano la festa del 2 novembre, “Tutti i morti”, in memoria di tutti i defunti, pratica poi estesa a tutta la Chiesa. Degli antichi riti pagani non rimaneva così più traccia se non quella sopravvissuta negli ambienti rurali, nelle famiglie contadine dall’epoca medievale e arrivata sino a noi con le sue varianti. Dal periodo medievale cristiano sopravvive anche l’usanza del “dolcetto o scherzetto”: contadini e mendicanti bussavano a tutte le porte delle abitazioni nella notte di Ognissanti chiedendo l’elemosina di un pezzo di pane o di un pezzetto di dolce, offrendo in cambio delle preghiere per le anime dei defunti.
Nella cultura italiana molte sono le tradizioni che fino a non molto tempo fa venivano praticate nella vigilia di Ognissanti nelle nostre regioni e città, ognuna con le sue particolarità.
A Roma, fino a non molto tempo fa, era buona usanza consumare del cibo, solitamente una minestra di fave o i famosi dolcetti chiamati “fave dei morti”, vicino alle tombe per tenere compagnia ai defunti. In quasi tutte le regioni, prima di andare a seguire la funzione religiosa in chiesa, si accendevano dei lumini sulla finestra per aiutare i cari defunti a ritrovare in quella notte la strada di casa, lasciando dolcetti, castagne bollite, latte o vino sempre sul davanzale per rifocillare i morti stanchi dal viaggio dall’oltretomba. In Sicilia i più piccoli ricevevano in dono dai parenti defunti frutta secca e dolci ma solo se erano stati buoni. In veneto le zucche scavate, illuminate all’interno dalla candela che rappresentava la “resurrezione” venivano poste sul davanzale oppure venivano usate per spaventare i passanti. In Sardegna si festeggia ancora oggi l’antica festa di Sant’Andrea dove nella notte di Ognissanti gli adulti vanno per le vie dei paesi percuotendo vari oggetti per intimorire i ragazzi che a loro volta scendono in strada portando zucche vuote illuminate, sbattendo coperchi e mestoli mentre recitano una filastrocca incomprensibile in cambio dolci e qualche soldo.
Halloween è una tradizione quindi importata in America dagli irlandesi nell’800 che affonda le radici nelle culture dei popoli antichi, e restituita oggi come una festa molto popolare in tutto il mondo che ha assunto indubbiamente una forma fortemente commerciale e spesso macabra. Ha perso molto di quella affinità con i culti originari che celebravano invece quel forte legame e rispetto tra il mondo dei vivi e quello dei morti sempre esistito in tutte le popolazioni del globo da epoca immemore.