HA ANCORA SENSO LA CONVENZIONE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA?

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Trenta candeline spente in sordina per il documento che, almeno sulla carta, dovrebbe tutelare i minori

di Antonella Scaramuzzino

La Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza celebrata ieri, 20 novembre, ha ricordato a tutti quanto poco, ai quattro angoli del globo e indistintamente nelle famiglie di ricchi e poveri, a prescindere dal colore della pelle, i diritti di bambini e ragazzi siano poco tutelati.

Si assiste impotenti allo scempio che vien fatto dell’infanzia, così lontano dai nostri occhi eppure così vicino alle nostre vite: poca o nessuna protezione in casa e a scuola, poca prevenzione, poca cura, poco ascolto. Nelle orecchie degli adulti non risuona la voce delle vittime di piccoli e grandi abusi e privazioni, ma solo il ronzio indistinto dei fiumi di parole che vengono spesi con l’accento del qualunquismo, della retorica e della dietrologia, che fior di psicologi e sociologi si affannano a elargire attraverso perle di saggezza che nessuno ascolterà.

Mai quanto oggi ci rimane addirittura difficile identificare, l’infanzia: piccoli cybernauti superinformatizzati che parlano il linguaggio di internet. Adolescenti che sembrano cresciuti anzitempo tra sigarette e alcol, abbandonati alle serie TV e al mito dell’ i-Phone, persi nella dipendenza vouyeristica dalle App. I più “fortunati” hanno la vita scandita dai ritmi delle “storie” di Instagram, mentre quelli che non possono permettersi il telefonino e neppure un paio di scarpe sprofondano nell’orrore del turismo sessuale e del lavoro in fabbrica. Senza dimenticare l’indottrinamento dell’Islam, che li vuole col mitra in mano, kamikaze delle loro brevi esistenze.

Non c’è bisogno neppure di andare lontano, nell’Oriente dello sfruttamento del lavoro e della prostituzione minorili, se non legalizzati, quantomeno ignorati: nella cattolicissima Italia, a scuola dalle suore, non più bacchettate sulle mani ma percosse e insulti, a riprova che i maltrattamenti sono bipartisan.

Che i ragazzini non sembrino sempre smarriti e indifesi è un’altra realtà: snaturati e privati dell’ingenuità da una società senza limiti d’immoralità, che nulla pone a loro misura, non riconoscono negli adulti modelli di comportamento esemplari. Sdegnarsi del fatto che sembrino tutti bulli e lolite è lo sport preferito di chi prega in chiesa e bestemmia sul sagrato.

A cosa serve allora una celebrazione svuotata dei nobili principi ai quali attiene? Ha ancora davvero senso professare la difesa dei minori con una Carta che i governi non hanno pienamente interpretato coi fatti? La risposta del nostro mondo, ancora così poco evoluto, potrebbe essere nell’attualizzazione del documento tenendo conto della direzione che sta prendendo.