GREEN PASS, OBBLIGO VACCINALE E PRINCIPIO DI GIUSTIZIA

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IL SISTEMA DEL GREEN PASS AVVANTAGGIA DI GRAN LUNGA I RICCHI, CHE MANTENGONO IL DIRITTO A NON VACCINARSI, E SVANTAGGIA I POVERI.

Si parla molto del cosiddetto “green pass”, in particolare dopo la decisione del presidente francese di renderlo obbligatorio per poter accedere a locali e mezzi di trasporto pubblici, per viaggiare, per recarsi a cinema, teatri, sale concerti e così via. Senza essere un vero e proprio obbligo vaccinale, il green pass rende così disagevole la vita di coloro che non lo posseggono da indurre i più a cercare di ottenerlo.

In Italia e Francia la discussione politica e pubblica si sta focalizzando sulle vaccinazioni: vaccinarsi, però, non è l’unico modo per ottenere l’agognato documento di transito. Come si sa, infatti, si può avere il green pass anche con una certificazione dell’autorità sanitaria che attesti si è guariti da una precedente infezione del virus SARS-COV 2 oppure grazie ad un tampone negativo per il virus, effettuato le 48 ore precedenti. Nessun commentatore ha notato la profonda disparità che crea una simile disposizione. Il tampone ha infatti un costo: in Italia ha un prezzo minimo di 23 euro e anche in Francia, dove era fornito gratuitamente, dovrebbe diventare a pagamento secondo le nuove disposizioni di Macron. Per accedere a centri commerciali, ristoranti, spettacoli, treni, aerei e qualsiasi locale pubblico con capienza superiore alle 50 persone (tutte attività che un individuo normale svolge quotidianamente -o quasi – per tutti i giorni dell’anno), un cittadino che non voglia vaccinarsi dovrà fare dai tre ai quattro tamponi alla settimana, con costo mensile di circa 370 euro.
Non c’è dubbio che questo costo – destinato a ripetersi nel corso dell’anno – non possa essere sostenibile per molti cittadini: ad esempio una famiglia di quattro persone, i cui tutti componenti non volessero vaccinarsi, dovrebbe affrontare una spesa annuale in tamponi di poco inferiore ai diciotto mila euro. Solo cittadini con reddito elevato non avrebbero difficoltà ad affrontare questo impegno economico e quindi potrebbero scegliere liberamente di non vaccinarsi e, nonostante questo ottenere, il green pass. Per dirla in parole semplici, il sistema del green pass avvantaggia di gran lunga i ricchi, che mantengono il diritto a non vaccinarsi, e svantaggia i poveri, che non possono, invece, permettersi di rifiutare il vaccino perchè il tampone non è un’alternativa economicamente alla loro portata.

C’è una qualche ironia nel fatto che la maggior parte dei commentatori – giornalisti, politici, professori universitari – che in questi giorni si stanno pronunziando con parole di fuoco sulla necessità di vaccinarsi, spesso ricorrendo anche all’argomento “chi non si vaccina, si paghi di tasca sua le cure ospedaliere”, appartengano proprio a quei ceti sociali che spesso si rivolgono a sanità e assicurazioni private e che, per ragioni di censo, hanno la possibilità di ottenere il green pass ricorrendo ai tamponi, senza vaccinarsi se non lo desiderano, “Piove sempre sul bagnato”, avrebbe osservato la mia nonna piemontese, di vaghe idee socialiste alla De Amicis: per una volta, non avrebbe del tutto sbagliato.
Emilio Mordini