45 MILA FIRME PER DIRE NO AL LASCIAPASSARE. TRA I FIRMATARI PERSONALITÀ ECCELLENTI DEL MONDO DELLA CULTURA, DEL DIRITTO E DELLA SCIENZA. CRESCE L’OPPOSIZIONE ANCHE ALL’INTERNO MONDO ACCADEMICO.
di Miriam Alborghetti
Mentre l’Università di Trieste scrive in un documento ufficiale che il green pass sarà richiesto anche agli studenti che vogliano sostenere gli esami a distanza, nella società civile, specie nel mondo accademico e studentesco si sta delineando una opposizione sempre più consistente. Un’onda di irrevocabile rifiuto che potrebbe continuare a montare all’interno delle università.
Tra le numerose iniziative, oltre alle 25 mila firme raccolte dall’avvocato Granara contro il pass a scuola e depositata nei giorni scorsi in parlamento, colpisce il Manifesto “Green Pass: le ragioni del no”, promosso dallo scrittore Carlo Cuppini e dall’avvocato Olga Milanese che ha quasi raggiunto 50 mila sottoscrizioni. Spiccano i nomi di personalità eccellenti del mondo della cultura, del diritto e del mondo accademico: Giorgio Agamben, Paolo Sceusa, Ugo Mattei, Augusto Sinagra, Marco Guzzi, Carlo Freccero, Fabrizia Bagnati, Franco Berardi Bifo, Vitaliano Trevisan, Diana Nocchiero, Paolo Bellavite, Francesco Carraro, Ugo bardi, Marco Cosentino solo per citarne alcuni.
Il documento e le firme saranno consegnate alle Camere, al Presidente della Repubblica, alle forze politiche e ai media, con l’intento di rappresentare un’istanza sociale che sta emergendo sempre più forte e plurale. Stanno aumentando di giorno in giorno le prese di posizione “di peso”, come quelle che provengono, singole o collettive, dal mondo accademico e universitario che sono apparse sulle testate nazionali. Molto netta quella di Ugo Bardi, professore di Chimica dell’Università di Firenze, e di Gandolfo Dominici, professore di Marketing all’Università di Palermo. Posizioni che seguono le dimissioni rassegnate da Andrea Camperio Ciani, professore di Etologia e Psicobiologia dell’Università di Padova, anche lui tra i firmatari della petizione. E la lettera durissima di Francesco Benozzo, professore di Filologia dell’Università di Bologna. “Siamo toccati da questa risposta straordinaria di persone che, indipendentemente da qualunque scelta e posizione sui vaccini, da qualunque appartenenza politica, rifiutano un dispositivo che mina l’unità morale del Paese, istituisce lo status di cittadini di serie B e li candida a essere percepiti e trattati come “non persone”, capri espiatori designati di qualunque possibile futuro fallimento, omissione, errore di previsione, inciampo, inadeguatezza, ritardo, nella gestione della pandemia. – dichiara Carlo Cuppini – “Non persone”: individui spogliati dei loro diritti. In primis il diritto alla dignità: individui passibili quindi di essere sottoposti “legittimamente” a uno hate speech promosso da influentissimi opinion leader, propagato dalla comunicazione sociale, tollerato da chi dovrebbe condannarlo. E non si può sorvolare sul fatto che anche milioni di minorenni sono esposti a questo trattamento: venendo spinti, pur di sottrarsi al peso dello stigma sociale e alla mutilazione del proprio percorso di crescita, a compiere una scelta solo nominalmente volontaria. Diciamo no a un dispositivo che viola le stesse disposizioni europee che hanno istituito uno strumento che porta lo stesso nome, ma che in realtà ha tutt’altra natura e tutt’altro scopo: facilitare la ripresa della libera circolazione in Europa, e nient’altro. Diciamo no all’ennesima declinazione di un paradigma di gestione del rischio basato sul “basta che funziona”: se una misura promette di funzionare, deve essere ipso facto considerata legittima e necessaria.
Lo Stato si assuma la responsabilità di trovare soluzioni efficaci che siano compatibili con lo stato di diritto e con i principi irrinunciabili su cui si fonda la nostra comunità nazionale ed europea come quello di non discriminazione; come quello che garantisce una tutela speciale ai bambini e agli adolescenti. Non sono in ballo le libertà individuali: è in ballo una concezione del diritto, della cittadinanza e dello Stato. Per questo motivo molte persone che avrebbero i requisiti per ottenere il green pass lo rifiutano, rinunciando intenzionalmente ad alcune libertà individuali per battersi per un’idea di diritto”.