Gli oggetti transizionali e i talismani portafortuna
a cura del Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta
Linus Van Pelt, noto personaggio dei Peanuts e miglior amico di Charlie Brown, viene rappresentato spesso con una coperta azzurra che lui chiama “coperta di sicurezza”. Come lui sono molti i bambini che verso la fine del primo anno di vita iniziano “ad aggrapparsi” a certi precisi oggetti. In genere tali oggetti sono copertine, biberon, a volte indumenti della madre o giocattoli morbidi tipo peluches (come il classico orsacchiotto) che il bambino tiene a contatto con il corpo, con cui si accoccola e che abbraccia. Questo ricorrere a tali oggetti è più frequente dopo momenti di disagio, come dopo una caduta o uno spavento, ma generalmente si verifica in occasione di una separazione reale, come quando la madre esce o, in particolare, al momento di abbandonarsi al sonno. La funzione che rivestono questi oggetti è quella di essere dei rappresentanti simbolici della madre o meglio della relazione di accudimento e fusionalità con la madre; permettendo di regolare l’angoscia (soprattutto l’ansia da separazione) e di produrre uno stato affettivo di calma e consolazione. Tale regolazione emozionale, nella fase precedente dello sviluppo, era unicamente resa possibile dall’interazione con le figure di attaccamento (i cosiddetti caregivers), di cui di solito la principale è per il bambino proprio la madre. La novità nello sviluppo evolutivo del bambino è che ora, usando tali oggetti, egli è in grado di consolarsi e tranquillizzarsi da solo. Questi oggetti furono definiti da D.W.Winnicott – noto pediatra e psicoanalista inglese vissuto tra la fine del 1800 e la seconda metà del 1900 – “oggetti transizionali”, in quanto, funzionando da sostituto materno, permettono al bambino di effettuare “una transizione” dallo stato di indifferenziazione con la madre ad uno stato di separatezza psichica: essi sono un ponte tra il “me” e il “non-me”. Per essere più precisi, secondo Winnicott il bambino molto piccolo vive in uno stato di fusione psichica con la madre e di onnipotenza dove pensa che tutto l’esistente, anche la madre, è creato dai suoi desideri. Gradualmente però deve abbandonare nel corso del suo sviluppo psicologico questa posizione soggettiva di onnipotenza e fare i conti con il fatto che la madre esiste al di là della sua volontà, in uno spazio di realtà oggettiva; di “non-me”. Tali oggetti, in quanto sostituti e rappresentanti di qualcos’altro (la madre), sono dunque, per definizione, dei “simboli” così come lo sono i talismani o i portafortuna. La tesi che sostengo è che questi ultimi per gli adulti possono avere analoghi significati psicologici (inconsci) di protezione e fusione con la madre nei momenti di ansia acuta così come lo sono “gli orsacchiotti” per i bambini molto piccoli. A livello conscio è la protezione “delle forze magiche” quello che si cerca, ma a livello inconscio ciò che si cerca è il bisogno di rivivere l’esperienza di protezione totale e di fusione con la madre che sperimentammo da neonati, quando “come per magia” (cioè grazie ai genitori) i disagi e le sofferenze sparivano. Di fronte alle avversità della vita possiamo sentirci impotenti e fragili come bambini molto piccoli in balia degli eventi: ecco allora che alcune persone possono far ricorso ai talismani usati come “coperte di sicurezza”.