GLI ANNI DEL NOSTRO INCANTO

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anni cinquanta
Scooteristi in campagna

CERVETERI AI TEMPI DELLA “RISCOSTRUZIONE” DEL PAESE TRA BOOM ECONOMICO E CRESCITA DEMOGRAFICA.

di Angelo Alfani

Sono tempi difficili. È sufficiente guardarsi intorno, scambiare due chiacchiere, per averne plastica percezione. Un pomeriggio trascorso nel tridente romano ed una serata scambiando due chiacchiere ai giardinetti di magnolie del bar di Polenta, mi hanno fatto ancor più convinto dell’imbuto, cosparso di grasso, in cui stiamo precipitando. Il caffè da Sant’Eustachio al Pantheon senza dover fare la fila, coi dieci tavolini vuoti, senza i tanti camerieri che ti sfrecciano accanto con cabaret, è inaspettato ed inquietante.

Ai giardinetti musi lunghi, sguardi persi, domande alle quali non è facile rispondere.“La vedo nera. Ma se potemo permettere di avere un numero maggiore di assistiti rispetto a quello di chi produce?! ”Accanto al Paese reale ci sta chi si è assunto l’onere e l’onore, di indicarci la via e darci gli strumenti per sfangarla. Nelle interminabili interviste i Governanti fanno il retorico richiamo alla Unità nazionale, al possiamo farcela assieme. Scomodano perfino “Gli stati generali” della Francia pre-rivoluzionaria. Manca solamente un buontempone che proponga una riedizione della formula leninista: Soviet + elettricità, una sorta di comunismo tecnologico: Soviet + digitalizzazione.

Ma nella classifica della retorica troneggia la parola d’ordine: Ritrovare lo spirito della ricostruzione. L’Italia uscita dalla seconda guerra mondiale era un Paese distrutto, sfiancato, profondamente colpito da lutti e tragedie. Ma con una grande speranza e con una grande voglia di ricostruire. Si trattava di ricostruire lo Stato, le sue Istituzioni, distrutte dalla dittatura. Si trattava di ricostruire l’economia, le industrie, il sistema finanziario, il sistema delle relazioni sociali, della rappresentanza degli interessi, quello delle infrastrutture e della rappresentanza politica. Fu un periodo esaltante con una economia che visse il massimo del suo splendore. Il Paese viveva un’epoca di ottimismo, densa di straordinarie trasformazioni sociali. Drammatico fu l’esodo dal sud, l’ampliarsi delle differenze regionali, l’urbanizzazione spesso priva di regole, l’avvio della fine del mondo agricolo così come si era andato cristallizzando da secoli, il periodo di repressione poliziesca delle legittime richieste dei lavoratori. Ritenere che oggi possano riprodursi gli stessi risultati è fuorviante se non ingannevole.Viviamo in un mondo assolutamente diverso, che non ci vede più al centro di un sistema economico, ma periferia. Non ci sono uomini simili a quelli che resero possibile il cosiddetto boom: siamo divenuti noi europei, anziani.

anni cinquanta
Scooterista in campagna

Anche nella Cerveteri degli anni cinquanta il cambiamento socioeconomico fu straordinario. I dati sul vertiginoso inurbamento, le abitazioni che crescevano con regolarità, le conseguenti aperture di attività commerciali ed artigianali, la sostenuta richiesta di forze lavorative, ne furono segnale evidente. Cerveteri, come il Paese, era fatto di giovani, sollecitati da speranze e dalla voglia di fare bene.

 

 

Un’accorata lettera indirizzata al sindaco Pietro Alfani, del dicembre del 1956 da parte dell’Ufficiale sanitario, dottor Giuseppe Piana, testimonia con precisione il numero dei nuovi nati:“Illustrissimo sindaco, faccio presente che nella sessione autunnale della vaccinazione antivaiolosa ed antidifterica si sono verificati numerosissimi casi di inadempienza all’obbligo di legge per i bambini nati nel primo semestre c.a. ed in quelli nati nel 1955 e non ancora vaccinati. Infatti dagli elenchi fornitimi dallo Stato civile, e che qui allego perché la S.V. possa prendere visione, solo i bambini contrassegnati con asterisco sono stati portati alla vaccinazione, mentre tutti gli altri non hanno ottemperato alle precise disposizioni della Legge sanitaria, e ciò malgrado gli avvisi esposti al pubblico e nell’Ambulatorio Comunale. Pertanto, mentre è mio dovere segnalare il fatto, la prego di voler disporre i provvedimenti necessari, intimando alle famiglie inadempienti l’obbligo della vaccinazione di legge, tanto più necessaria in questo periodo in cui sono stati segnalati numerosi casi di difterite in Roma e Provincia. Con perfetta osservanza” L’elenco allegato attesta che i nati nel biennio 55/56 furono 324 su una popolazione che non raggiungeva le novemila anime, per lo più giovane.

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Scooteristie in campagna

Un elemento che caratterizzò quegli anni fu la possibilità, finalmente, di muoversi, di uscire, grazie alla motorizzazione su due ruote. Di questo ne approfittarono i giovanissimi. Lambrette ma soprattutto Vespe, sfilavano, come cavalli a Capannelle, lungo i giardini prima della discesa per la Banditaccia.Le scavallate, i senza mano, le impennate, precedevano spesso le gare, caricando di adrenalina gli animi dei giovanissimi.

 

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Scooteristi in città

Alcune volte finivano anche dolorosamente. Ricciolute ragazzine, sedute sui muretti dei tre quattro ponticelli, tra una tirata di sigaretta e una acciaccata di pinoli, o sui marmi che racchiudevano il Monumento, ‘straluccicavano” gli occhi per i loro fidanzati-idoli. Le coppiette ebbero l’opportunità di allontanarsi da casa, di appartarsi, lontano da occhi indiscreti ed invidiosi. Un mondo che si apriva con fiducia al nuovo, questi furono quegli anni.
N. B. Il titolo è preso dall’omonimo romanzo di G. Lupo.