CANI SOLDATO – ASSISTENZA DOPO LA GUERRA
di Barbara e Cristina Civinini*
Si stima che nella Grande Guerra ne furono impiegati almeno 100.000. Per almeno metà di essi – racconta Federico Torresan nel suo “Cani soldato eroi dimenticati della Grande Guerra“, pubblicato l’anno scorso da Creparldi – non vi fu salvezza, e per tutti quasi nessun riconoscimento, con l’unico destino comune di essere dimenticati al termine della guerra. A un secolo di distanza da quel tragico conflitto si ripropone il problema dell’assistenza sanitaria per i cani soldato messi a riposo dopo 8 anni di onorato servizio. Certo, nella maggior parte dei casi vengono adottati dai loro “colleghi” di lavoro, ma le spese veterinarie, com’è noto, sono veramente onerose. Sulla questione è intervenuta anche l’ENPA, dopo l’ennesimo appello del Consiglio intermedio di rappresentanza del Comando logistico dell’Esercito.
L’Ente Nazionale di Protezione Animali, come ha riportato nei giorni scorsi Il Messaggero, ha scritto al ministro della Difesa Lorenzo Guerini chiedendo un intervento risolutivo. Il sodalizio storico tra l’uomo e il cane trova nell’Esercito una delle realizzazioni più esemplari – scrive la presidente Carla Rocchi, come riporta la testata – si deve difatti alla collaborazione tra gli animali e i militari il successo di molte operazioni che hanno salvato vite umane. Nonostante le numerose difficoltà e il forte stress cui sono sottoposti, i cani continuano a offrire la propria collaborazione agli esseri umani supportandoli nelle fasi più critiche senza far mai venire meno il proprio affetto e la propria lealtà. Il debito che il nostro Paese ha nei confronti di queste straordinarie creature è dunque incalcolabile – afferma nella lettera – per questo motivo credo sia un dovere morale da parte del suo ministero impegnarsi affinché venga reintrodotta nel provvedimento correttivo l’assistenza sanitaria per i cani in “pensione”.