Gli amici degli Aristogatti

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Locandina ricetta elettronica – Fonte: ANMVI
Locandina ricetta elettronica – Fonte: ANMVI

Rubrica a cura di Barbara e Cristina Civinini*

ARRIVA LA RICETTA ELETTRONICA PER I PET

Molto presto per i nostri piccoli amici domestici a quattro zampe arriverà la ricetta digitale. Dal 1° settembre 2018, infatti, le prescrizioni veterinarie per tutti gli animali non destinati alla produzione alimentare, esotici compresi, dovranno essere emesse in modo”esclusivamente elettronico”: i dati confluiranno nel Sistema Informativo del Ministero della Salute presso il Centro Nazionale Servizi dell’Istituto Zooprofilattico Abruzzo e Molise. La dematerializzazione della ricetta veterinaria s’inserisce nell’Agenda Digitale e della Semplificazione che prevede “Azioni mirate in materia di sanità veterinaria e sicurezza degli alimenti tramite la digitalizzazione”. Fra queste, spiegano all’ANMVI, figurano la tracciabilità dei medicinali veterinari e la ricetta veterinaria elettronica. Il consolidamento legislativo di questo percorso è arrivato con la Legge Europea 2017 (art.3) che ha modificato il Codice Comunitario dei Medicinali Veterinari (D. L.vo 193/2006).

Il presidente ANMVI Marco Melosi – Fonte: Clinica veterinaria Melosi
Il presidente ANMVI Marco Melosi – Fonte: Clinica veterinaria Melosi

Proprio per questo l’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari ha costituito un gruppo di colleghi tester per rendere il modello elettronico più aderente alla realtà del settore. Dal nostro punto di vista – spiega il presidente Marco Melosi– l‘obiettivo è di dematerializzare l’atto prescrittivo senza ulteriori obblighi, anzi semplificandolo quanto più possibile grazie alle tecnologie informatiche. L’ANMVI, insieme alla Società Italiana animali da reddito (SIVAR), ha presentato il primo modello sperimentale a MilanoVetExpo, di fronte ad una platea di medici veterinari e aziende del settore.

 

 IL MIO AMICO PUO’ ENTRARE?

Quanti di voi sono andati al bar o al ristorante a fianco del fido amico a quattro zampe e sono stati messi alla porta, magari in malo modo? Sicuramente parecchi. Dopo il caso del piccolo comune in provincia di Torino –Quisné in piemontese– è intervenuta la FIPE per fare chiarezza.

Manuale di corretta prassi operativa – Fonte: FIPE
Manuale di corretta prassi operativa – Fonte: FIPE

Se si rispettano le condizioni di sicurezza, comprese quelle igienico-sanitarie –spiega il vice presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Aldo Mario Cursano– l’ingresso di cani in bar e ristoranti dipende esclusivamente dalla volontà degli imprenditori e dalla politica di relazione con il cliente che intendono perseguire. Si tratta di ribadire il principio di libertà che, nel rispetto delle norme, deve ispirare ogni iniziativa imprenditoriale. Non spetta alle amministrazioni comunali decidere se gli animali da compagnia devono essere ammessi o, al contrario, devono essere respinti, come ha stabilito un recente regolamento del Comune di Quincinetto. Il Ministero della Salute, spiegano in Federazione, ha validato il Manuale FIPE di corretta prassi operativa che prevede l’accesso dei cani nei bar e nei ristoranti, se muniti di guinzaglio e museruola. Fra l’altro questa disposizione riprende quanto già stabilito dal vecchio Regolamento di Polizia Veterinaria del 1954. Naturalmente, rimane vietato l’accesso nei locali di produzione degli alimenti, come le cucine, e di deposito, come stabilito dal regolamento europeo (CE 852/2004). Per i cani-guida dei non vedenti, invece, è previsto l’obbligo del titolare del pubblico esercizio di farli accedere anche senza museruola, pena pesanti sanzioni (L. 37/1974). L’amministrazione di Quincetto –come riporta Il Sole24Ore sul Blog 24Zampe– però preferisce parlare di fraintendimento. Il divieto sussisterebbe solo in quegli esercizi che non desiderino farli entrare e che lo segnalino con apposito cartello all’ingresso per la clientela, previa comunicazione al Comune.

 ARRIVA AL CINEMA LA FAVOLA DELLA ZOOTECNIA BUONA

Locandina del film – Fonte: No.Mad Entertainment
Locandina del film – Fonte: No.Mad Entertainment

Suscitando il fermento del mondo agricolo, è arrivato in questi giorni al cinema Petit paysan-Un eroe singolare. E’ la storia di un’azienda agricola di famiglia, come quella che ci ha raccontato Riccardo Donna su Rai1 con La strada di casa, per capirci. A metà fra il dramma rurale e il thriller sociale, è il film d’esordio di Hurbert Charuel presentato a La semaine de la critique del Festival di Cannes e pluripremiato al Festival du film francophone d’Angoulême. Ma com’è nata la favola, del tutto insolita, della zootecnia buona, quella che tratta bene gli animali? Lo spiega lo stesso giovane regista, che viene proprio da una famiglia di allevatori. L’azienda di famiglia si trova a Droyes, fra Reims e Nancy. La crisi della mucca pazza ha lasciato un’impressione indelebile in me, afferma Charuel.

Il protagonista, Swann Arlaud, in una scena del film –Fonte: No.Mad Entertainment  
Il protagonista, Swann Arlaud, in una scena del film –Fonte: No.Mad Entertainment

Nessuno capiva cosa stesse accadendo. Hanno ucciso tutti gli animali… E mia madre disse: “Se succede alla nostra fattoria, mi uccido”. Nel film però le mucche sono colpite da una patologia che in natura non esiste, la HDF -febbre emorragica dorsale- ma si comprende chiaramente che il riferimento è all’epidemia di BSE, che alla soglia del terzo millennio mise in ginocchio gli allevamenti di tutta Europa e non solo. Prodotto in partnership con l’Istituto  Zooprofilattico  Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, con la Confagricoltori (CIA) e con l’UNACMA, può contare anche sul suo valore didattico, proprio perché solleva numerose questioni inerenti al mondo della zootecnica, come il trattamento etico degli animali.  Il film patrocinio da Slow Food Italia, è stato premiato con tre César, gli Oscar francesi.

* ENPA Santa Marinella

 Colonia felina del castello di Santa Severa

https://gliaristogatti.wordpress.com/

FB Gli Aristogatti di Santa Severa

santamarinella@enpa.org