RITRATTO DI UN’ARTISTA A TUTTO TONDO.
di Barbara Pignataro
Artista poliedrico, perennemente attivo su numerosi fronti: sceneggiatore, fotografo, interior designer, esperto di moda, siamo in compagnia di Giuseppe Carella per carpire il segreto del camaleontico artista di Matera, amante degli anni ‘50. Forme, epoche e colori per chi, giocando con la propria immagine, desidera regalarsi ‘un giorno da star’. Scatti unici in grado di esaltare la personalità di chi posa davanti al suo obiettivo.
Giuseppe il tuo è definito un lavoro artigianale, è vero?
Si, le mie foto non sono il frutto di un lavoro realizzato al computer, è uno strumento che uso per le correzioni cromatiche e per la pulizia dell’immagine. É bensì un lavoro costruito sulla persona, come un abito.
Dalla grafica alla decorazione, sei un’artista a tutto tondo, come sono emersi i vari talenti?
All’occorrenza anche costumista! L’amore che nutro per il teatro si è riversato nella fotografia, dove creo, insieme al personaggio, una storia. Dopo il liceo ho seguito scienze politiche all’università, però ero triste. Ho quindi frequentato l’Accademia delle Belle Arti, diventando scenografo. Dopo un esame di fotografia mi sono appassionato, tanto da studiare per divenire professionista. Dallo sviluppo in bianco e nero al digitale, per molti anni ho usato la fotografia come strumento per la grafica pubblicitaria, ora la fotografia è il mezzo finale per le mie composizioni: book fotografici, reportage di matrimoni ed eventi privati compresi.
Abiti a Ladispoli da 22 anni, la tua casa è il set cinematografico?
Certo, gli arredi realizzati da me con materiali di recupero si fondono con pezzi unici stile anni ‘50. Realizzo oggetti di design, creare suggestioni è un’altro modo per esprimere me stesso. Quest’anno era prevista una mostra che ho preferito rinviare in quanto prevedeva all’interno una performance dal vivo a cui non rinuncio, irrealizzabile oggi.
Dunque il prossimo appuntamento sarà la mostra dedicata agli anni ‘50, cosa rappresenta per te quest’epoca?
Mi piacciono le forme rotonde tipiche degli anni ‘50, le forme delle macchine erano rotonde, le forme femminili erano morbide. Gli accessori della cucina lo erano, mentre subito dopo, metà anni 60/70 le forme diventano spigolose. Ricordi la Fiat 124?
Trovi rassicuranti le forme dolci? Molto, gli spigoli creano distanze. Anche i colori pastello, delicati ma caldi, influiscono. I ‘50 sono anni di rinascita.
E il 2020 che aspetto ha secondo te? Una forma contorta, non ha spigoli né rotondità. Un’onda sinusoidale, mi spiego. Mi vedo con Barbara, che faccio? La bacio, sto fermo, lei non vuole, forse non voglio io:non lo facciamo. Mancano le certezze.
Chi è il tuo modello preferito? La gente comune, volti che trasmettono emozioni. Spesso la modella professionista è impostata e vuole risultare solo bella, difficile andare oltre. Trovo rilevante invece inviare un messaggio.
A tal proposito, che rapporto hai con il nudo? La nudità mi piace come concetto, ma deve avere un senso, non essere fine a se stessa.
É facile da ottenere tale risultato?
Affatto.
Una donna vestita solo di stivali si fonde con la scenografia dal sapore anni ‘70.
Una tua creazione, Superba!