GIULIANO LUCIDI PRESENTA “SPARTAN RACE”

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spartan race

 Corsa ad ostacoli nel fango. Uno sport fresco, dinamico e divertente: “I limiti sono solo nella testa”.

di Barbara Pignataro

Giuliano Lucidi porta lo “Spartan Race” a Cerveteri, uno sport giovane e dinamico. Resistenza, corsa e agilità sono le caratteristiche  richieste per una disciplina che si pratica all’aria aperta, tra boschi, mari, laghi e colline. Percorsi sempre diversi e dinamici dove cimentarsi. Questo sport nasce nel 2000 negli Stati Uniti e approda a Roma nel 2014. Un susseguirsi di gare ed eventi fino alla nascita della Federazione tre anni fa ed i prossimi primi Mondiali Federali: Russia 2020.

Incontriamo Giuliano atleta, istruttore e titolare di  Ares Team ASD. Insieme a lui Arianna Fiorenza e Jonathan Sargenti, due giovani Spartans.

spartan race

Giuliano, la tua associazione da quanto tempo opera in questo territorio?

Dal 2014 ho cominciato il mio percorso, l’associazione è nata un anno fa, a Cerveteri. Conta già 60 iscritti dai 14 ai 60 anni. In questo sport esiste una fase chiamata Élite, dove si incontrano tutti i migliori. Non esiste una fascia d’età per entrarci ma una qualificazione, che ti porta in Élite. Mentre nella categoria Age Group si compete a pari età e tutti si possono iscrivere. Categorie donna e uomo.

Chi riesce meglio tra le due categorie in questo sport che,  se non ho capito male, è una lotta libera nel fango?

Le donne sono più tenaci. Ma non è una lotta libera. Viene creato un percorso, dagli 8 ai 15 km, se parliamo di OCR, nello Spartan Race arriviamo anche a 50 km. Ogni 500 metri si trova un ostacolo da superare, ogni volta diverso, per modalità e difficoltà. Un trasporto, un’arrampicata, un filo spinato, una prova di abilità da superare per poi proseguire il percorso.

Come si pratica questo sport, nudi?

Quasi. Un abbigliamento tecnico molto aderente che non limita i movimenti, per uno sport adatto a tutti, per ogni età. Praticarlo comporta un  lavoro completo, che struttura e rinforza i muscoli di tutto il corpo. In grado di ridurre i dolori articolari che spesso affliggono le persone più grandi.

Parlaci delle modalità di gioco, come funziona?

Semplice, chi finisce prima ed ha completato tutti gli ostacoli, vince. Il tempo medio di percorrenza per 15 km è circa 1 ora e mezza. Dipende anche dagli ostacoli lungo il percorso, se ci si trova in montagna o al mare. Tutto in salita ovviamente l’andamento è più lento.

Percorso a sorpresa?

Percorso inedito, quando ti ritrovi allo start, inizia la scoperta del territorio. Solo gli ostacoli vengono pubblicizzati prima, ti puoi preparare a ciò che ti aspetta, il resto avventura pura.

L’ostacolo più insormontabile? 

L’ostacolo aereo, faticoso ma anche il più affascinante. Per questo il mio preferito, molto tecnico.

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Giuliano Lucidi

La stessa domanda la rivolgiamo ad Arianna Fiorenza, 18enne di Ladispoli, da un anno nel gruppo Ares Team dove ha raggiunto in poco tempo ottimi risultati.

Arianna, cosa ti piace di questo sport ad ostacoli?

Pesavo 10 kg in meno, con la preparazione alle gare, ho strutturato una muscolatura sana. Rappresenta anche uno sfogo, dopo lo studio. Amo le prese, l’ostacolo aereo anche per me, trovo sia una prova di resistenza in cui mettermi alla prova. Mi piace anche la prova di forza.

Quella che ti riesce di meno?

La forza! Insieme all’equilibrio. Ti mettono in difficoltà, dipendono da molteplici fattori: tempo, concentrazione. Io soffro di vertigini e in gara mi sono trovata a dovermi arrampicare. Non sono capace a nuotare ma ho attraversato un fiume. Appassionante.

ostacolo aereo
Arianna Fiorenza

Ottimo  nuotatore in squadra è Jonathan Sargenti, da settembre nel gruppo, per lui  l’ostacolo maggiore da superare è credere in se stesso: ” Sono sempre stato uno che diceva non c’è la faccio” – confida  – davanti all’ostacolo incontrato nel percorso, così come nella vita”.

Interessante, metti alla prova le tue capacità sia fisiche che mentali.

Domenica scorsa abbiamo fatto una gara di corsa nel fango. Impensabile pensare di farlo, sono sempre stato una persona che si lava le mani continuamente, attraversare lo sporco, andare oltre,  per me è stato superare un mio limite. L’aspetto che non ti aspetti di questa disciplina.

Un antidoto alle fobie, dunque. Ma è uno sport individuale o a squadra?

Individuale  ma il team c’è e si sente. In gara sei tu con te stesso, ma il supporto della squadra ti carica. Contano su di te, ti aspettano, non ti senti solo.

Può considerarsi una prova di sopravvivenza, più che una gara?

In un certo senso, sì. Se pensiamo al percorso sconosciuto, naturale, in un ambiente spesso non tuo, dove passi dall’ostacolo artificiale al tronco nel fiume, al lago, la montagna da scalare, il filo spinato e tanto ancora.

Ci sono pericoli?

Sì, se arrivi impreparato. Potrebbe essere pericoloso le prime volte con gli ostacoli in altezza, come la salita con la fune. Senza la giusta tecnica, puoi cadere da un’altezza di 4/5 metri. Ci sono materassini, paglia ma sei senza sistemi di sicurezza, a mani nude. Non è un gioco, ti diverti ma è da affrontare in modo professionale.

percorso
Jonathan Sargenti

Chi ha inventato Spartan Race è stato cattivo, ma è in continua evoluzione?

In totale evoluzione, ad ogni gara c’è un ostacolo differente, in continua crescita, esponenziale anche nelle persone che praticano questo sport. Per lo Spartan Race, regolamenti, ostacoli, penalità si devono alla creativa mente dell’americano Jo de Sena, l’inventore. Per quello che riguarda l’Italia, il mondo OCR, è competenza della Federazione.

Per finire.  Prossimi obiettivi della squadra e vostri personali?

I Campionati Nazionali. In attesa dei Mondiali in Russia. Noi ci saremo, non solo per partecipare: puntiamo in alto!