GIORNATA MONDIALE PER LE VITTIME DELL’AMIANTO ALL’ISTITUTO SUPERIORE “GIUSEPPE DI VITTORIO”

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In Italia, non c’è un solo Vajont, ma tanti Vajont, uno a L’Aquila, uno a Terni, uno a Genova, uno a Paderno Dugnano, uno a Viareggio, uno a Broni, uno per ogni luogo in cui i diritti dei lavoratori e dei cittadini vengono umiliati dal sistema tirannico dell’interesse cieco e del profitto über alles.

E venerdì 28 aprile, in occasione della Giornata mondiale per le vittime dell’amianto, nell’Aula Magna dell’Istituto Superiore “Giuseppe di Vittorio” di Ladispoli, è stato proiettato il film-inchiesta “I Vajont”, di Maura Crudeli e Lucia Vastano. L’iniziativa rientra nel Progetto “#tuttiuniticontrolamianto”, coordinato dalla Prof.ssa Paola Cola, Docente di Costruzioni e Disegno Tecnico. All’incontro ha partecipato anche Silvana Zambonini, referente per il Lazio dell’A.I.E.A. (Associazione Italiana Esposti Amianto), nata dal movimento di lotta per la salute “Medicina Democratica” e fondata nel 1989 a Casale Monferrato.

Ad un anno dalla sua prima nazionale a Broni, il documentario prodotto da AIEA e ‘Medicina Democratica’ continua a scuotere le coscienze di tutta Italia. “Il film è magistralmente diretto da Maura Crudeli e da Lucia Vastano, – ha dichiarato Fabrizio Protti, Presidente dell’Associazione “Sportello Amianto Nazionale” – due nomi che fanno del giornalismo d’inchiesta una ragione di vita e che in questo film hanno messo il cuore, creando un piccolo capolavoro in cui si racconta la contrapposizione tra “Il Mondo e l’umanità, che oramai sembrano non andare più di pari passo”. Il Vajont è come un fiume dentro il quale finiscono tutti i torrenti che raccontano la storia di cosa sia capace l’uomo per profitto, avidità, potere e indifferenza. Nei Vajont  si inciampa sempre e ovunque dal Nord al Sud, passando da Broni, Viareggio, Genova, L’Aquila fino all’India. La stessa incredibile storia raccontata dalla voce di chi deve lottare per i propri diritti e per chi quei diritti li ha persi per sempre”.

4000 le persone che ogni anno muoiono in Italia a causa dell’amianto. Motivo dei decessi, nella maggior parte dei casi, l’esposizione dovuta ad esigenze professionali, ma sono in crescita anche le vittime civili, casualmente esposte all’amianto. 1 milione i lavoratori che fino ad oggi, hanno avuto un’esposizione significativa, ma si arriva a 3 se si includono anche i non lavoratori.

Secondo gli esperti, visto il periodo di lunga incubazione del tipo di tumore legato all’asbesto (dai 20 ai 40 anni), il picco dei casi arriverà nel 2020. Una vera e propria emergenza a 25 anni dalla Legge 257/92, che vietò in modo tassativo “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto o di prodotti contenenti amianto” (la Germania aveva detto ‘no’ già negli anni Quaranta). Ma non tutte le regioni italiane hanno ancora portato a termine il censimento dei siti a rischio, necessario per le bonifiche. Il C.N.R. stima, infatti, che nel nostro Paese ci siano ancora 32 milioni di tonnellate di amianto. 34.000 i siti sinora mappati (comprensivi, purtroppo, di scuole, ospedali e caserme), 500 dei quali classificati come “di primaria priorità’.

Il 21 aprile 2005 a Porto Alegre, in Brasile, nell’ambito del Forum Mondiale sull’amianto, fu proposta dall’ABREA (Associazione Brasiliani Esposti Amianto) una giornata da dedicare alla memoria delle vittime dell’asbesto. A settembre dello stesso anno, in occasione della Conferenza Europea sull’amianto svoltasi a Bruxelles, tale proposta fu ribadita e fu assunta la decisione di celebrarla il 28 aprile di ogni anno, in corrispondenza con la ‘Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro’.