GIORGIO MINISINI, CAMPIONE ANCHE CONTRO I PREGIUDIZI

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IL 25ENNE LADISPOLANO HA VINTO GAREGGIANDO NEL NUOTO SINCRONIZZATO CONTRO LE DONNE. E SI È RACCONTATO IN UN’INTERVISTA.

Campione anche contro i pregiudizi. Sì perché per la prima volta un uomo ha vinto il titolo nazionale gareggiando con le donne. Ormai non ha più bisogno di presentazioni Giorgio Minisini, asso del nuoto sincronizzato che ha già ottenuto medaglie con i colori azzurri in giro per il mondo. Stavolta però di lui si è parlato tantissimo in questi giorni perché è entrato di diritto nella storia sfidando le atlete in “rosa”.

nuoto sincronizzatoLadispolano doc, 25 anni, agli assoluti invernali di Riccione ha avuto la meglio su Marta Murr, ex finalista di Miss Italia nel 2018, esibendosi sulle note del brano raccontato dal giornalista Andrea Fusco e realizzato dal compositore Massimo Tiburzi. Lo stesso Minisini non si aspettava questo clamore mediatico.
«La verità? Direi di no – ammette il campione – e ricordo che da bambino ho sempre dovuto dimostrare quello che ero, sebbene fossi certo del mio essere etero». Minisini si è aperto pubblicamente sostenendo di desiderare una «società senza più etichette» dove non conta essere uomo o donna, conta esprimersi senza preconcetti assecondando liberamente di essere sè stessi, sempre e comunque.

Temi assai profondi, quanto attuali, per di più a poche ora da una vittoria iridata nel “Solo” di questa disciplina. Niente festeggiamenti, il numero uno del sincro ha pensato all’università. «Dallo scorso lockdown di marzo, – racconta Giorgio Minisini – avendo più tempo per stare in casa, ho ripreso i libri. Vorrei laurearmi in Scienze biologiche. Un giorno non saremo più in vasca e bisogna anche guardare al futuro».

nuoto sincronizzatoA Riccione Minisini non si è accontentato prendendosi l’oro anche nella categoria “Doppio misto” con Lucrezia Ruggiero. «Sono contento – ammette l’asso delle Fiamme Oro – il nostro è considerato uno sport minore e quindi è un privilegio finire alla ribalta, un’occasione da sfruttare. Sono cresciuto a livello emotivo e pronto per affrontare nuove sfide».

Il 25enne ora vive a Roma, niente più vita da pendolare. «Ladispoli mi manca – confessa – ma il traffico sarebbe insostenibile ogni giorno. In estate però vengo a stare dai miei. Amo svegliarmi la mattina e andare a piedi al mare».

Il successo di Kazan del 2015 e l’oro di Budapest ai mondiali due anni dopo. Da quel momento la sua carriera è esplosa. E c’era chi lo chiamava “sirenetto”. «Preferirei semmai sincronetto – dice Minisini – all’inizio questo termine non lo gradivo poi tanto ma al di là di come qualcuno mi definisca, conta solo quello che succede in piscina». Un altro messaggio lanciato da un ragazzo che, testa sulle spalle, ha avuto maestri encomiabili. È figlio dell’ex sincronetta Susanna De Angelis e di papà Roberto, giudice internazionale di nuoto sincronizzato, che lo lanciarono a 6 anni. «L’ho allenato per dieci anni – racconta la madre – prima di affidarlo a Rossella Pibiri. In nostro figlio ci abbiamo sempre creduto come famiglia. E comunque su questa medaglia e sull’esercizio, per me come madre, l’orgoglio più grande è stata la scelta della poesia ed il significato che Giorgio gli ha voluto dare. L’impegno con il progetto Filippide è una parte importante della sua vita. Come per la medaglia di Budapest, il messaggio conta quanto la prestazione».