GIAMPAOLO PANSA,UN GIGANTE DEL GIORNALISMO

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Pansa

Protagonista per oltre mezzo secolo della stampa italiana, autore de “Il Sangue dei Vinti”, il bestseller che fece infuriare la Sinistra.

di Antonio Calicchio

Non è semplice pensare al giornalismo senza la penna di Giampaolo Pansa, protagonista, per oltre mezzo secolo, della stampa italiana; uno dei maggiori cronisti, è scomparso, qualche giorno fa, all’età di 84 anni. Nato nell’ottobre 1935, esordì, ventiseienne, alla Stampa, frequentando, poi, le redazioni delle testate più autorevoli e lasciando, dovunque, un profondo segno della sua personalità. Del resto, la sua firma è legata a capitoli decisivi della storia d’Italia: ha dedicato, infatti, articoli alle trasformazioni del nostro Paese negli anni del boom, evidenziando il passaggio dalla realtà agricola a quella industriale; si è occupato, inoltre, di inchieste relative a disastri, attentati e scandali, sul Giorno, sul Corriere della Sera, su Repubblica. Di quest’ultimo giornale assunse la vicedirezione, nel 1978, affiancando Scalfari nelle difficili scelte imposte dal periodo del terrorismo. Oltre che autore di reportage, Pansa fu ideatore di un personale stile giornalistico e letterario, ricordato da colleghi e lettori. Ad es. Elefante rosso (il PCI), Balena bianca (la DC) sono solamente alcuni lemmi di un suo lessico, con cui ha tentato di svecchiare la cronaca politica, scrutandola attraverso il suo binocolo, ai congressi di partito. E’ da rilevare, in proposito, che pochi, come Pansa, hanno avuto il passo del rubrichista, tant’è vero che, sia per l’Espresso, sia per Panorama, ha tenuto fortunate rubriche.

Anche i suoi saggi restituiscono la sua vis narrativa, rivolta, soprattutto, alla dimensione della storia, presente e passata. A cominciare dalla tesi di laurea, incentrata sulla Guerra partigiana tra Genova e il Po, sotto il magistero di Guido Quazza. Ad incoraggiarlo, nella direzione della ricerca storiografica, fu, altresì, Alessandro Galante Garrone, suo professore di Storia moderna e contemporanea, negli anni torinesi degli studi universitari, considerato, peraltro, costui, uno dei padri fondatori della Repubblica italiana, dal quale aveva tratto non solo spunti di vita e di pensiero, ma anche – come questo suo maestro affermava – “una passione di libertà sempre illuminata dalla ragione”.

Il suo primo titolo di successo, Il Sangue dei Vinti, divenne, in forza di una scrittura limpida e scorrevole, un bestseller, solcando l’avvio di altri suoi lavori, destinati a scalare le classifiche dei più venduti, nonché a sollecitare il dibattito tanto pubblico, che privato, benché di tali lavori fossero, talvolta, discussi – pure nell’ambito giornalistico – i presupposti e le metodologie, soprattutto in occasione di passaggi cruciali della storia socio-politica e partitica della nostra nazione. Ma Pansa, pur reagendo alle critiche, non mancava mai, tuttavia, di riservare l’abbraccio affettuoso del “vecchio” collega.

Nel rispetto dei lettori, di cui egli si dichiarava essere “al servizio”, ha espresso la sua costante professionalità, e nei riguardi dei colleghi ha mostrato perennemente la sua cordiale ed esemplare umanità. Giampaolo Pansa lascia la compagna, mentre soltanto due anni fa venne travolto da quel tragico lutto conseguente alla prematura scomparsa che falciò il figlio Alessandro – già amministratore delegato di Finmeccanica – scomparsa che determinò, in lui, un vuoto immenso ed incolmabile.