GALASSI, IL GENERALE ARCHEOLOGO

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Galassi

INSIEME A DON REGOLINI RIPORTÒ ALLA LUCE IL FAMOSO TUMULO NELLA NECROPOLI DEL SORBO.

di Angelo Alfani

La piccola carciofeta, che circonda parte di quello che fu il tumulo Regolini-Galassi, può, a buon diritto, ascriversi a quella che potremmo definire archeologia del carciofo locale. Si tratta infatti degli ultimi esemplari del tipo Campagnano e Castellammare che sopravvivono alla globalizzazione grazie alla pervicacia di Giulimondi, proprietario del piccolo appezzamento. Stesso discorso vale per il casaletto che fa da copertura al fantastico e inebriante ingresso della tomba stessa.

Rara bellezza per la sua semplice struttura e funzionalità: pura essenzialità. Rare le visite, a quanto mi è dato sapere, e la cosa non disturba: giusta pace e silenzio per i tanti nostri avi, ivi sepolti. Di confusione e violenza ne hanno dovuto sopportare abbastanza secoli fa e molto recentemente. La messa in luce di tale tumulo, che venne rivoltato come un pedalino setacciando ogni metro cubo di terra, ebbe infatti un clamore immediato. Così riporta la notizia il bollettino della Accademia di archeologia: “Nel di’ 19 di maggio 1836, durante l’adunata dell’Accademia romana di Archeologia, il socio ordinario segretario perpetuo diede contezza di una insigne scoperta pur allora avvenuta nella necropoli agillana in vicinanza di Cervetri. Narrò come un intatto ed antichissimo sepolcro si fosse quivi discoperto per gli scavi fatti in comune dal reverendo arciprete don Alessandro Regulini e dal generale commendatore Vincenzo Galassi ”I ritrovamenti ancor più eccezionali attirarono visite da parte di studiosi e commercianti di mezza Europa. A Roma non si parlava d’altro e gli incontri per visitare, e molto spesso fare acquisti, le case dei “collezionisti di etruscherie” erano assidui e, va da sé, profittevoli. Una delle visite più ambite era quella a casa del Generale Galassi che, per conto del costituendo Museo Gregoriano teneva in custodia gran parte del corredo della tomba del Sorbo acquistato, grazie anche alla sua specifica “missione” in loco, dallo Stato pontificio. Raccontano i viaggiatori d’oltralpe che l’alto ufficiale dell’armata papale si dimostrava gentile, disponibile e preparato durante le visite a quello straordinario Museo “privato”. Era talmente fondamentale l’incontrare Galassi che nell’inverno 1837-1838, la tomba al Sorbo, era comunemente chiamata, presso gli Inglesi in Roma, “General Galassi’s Grave.

”Ma chi era questo generale in pensione che organizzava operai spronandoli a non mollare nella ricerca dell’ingresso del tumulo che assieme ad un segaligno Arciprete, esperto tombarolo, desiderava ardentemente portare alla luce?

Vincenzo Galassi era nato a Cascia nel 1771. Dopo aver militato al servizio del re di Spagna nell’ottobre 1791 entrò nelle milizie papali. Si segnalò quando vanificò il tentativo di fuga di circa cinquecento reclusi, evasi dal carcere di Civitavecchia dopo essersi impossessati delle armi custodite nell’armeria. Il Galassi li inseguì e, dopo un’ora di fuoco, riuscì a catturarli dopo averli disarmati. Nel periodo napoleonico il Galassi, come molti altri ufficiali, passò al servizio della Francia nel periodo in cui Roma fu annessa all’Impero (1809-14) e, con il grado di capo squadrone, partecipò alla campagna di Russia. Dopo la restaurazione venne reintegrato nelle milizie papali e nel 1816 egli venne trasferito con il grado di colonnello al corpo dei carabinieri, da poco costituito con funzioni sia militari sia poliziesche, e posto al comando del primo reggimento. Si distinse nel fronteggiare quelli che erano i pericoli maggiori per lo stato della Chiesa: il brigantaggio, le società segrete e ancor più quelle rivoluzionarie, verso le quali agì con decisione e durezza. Gli venne assegnato il compito di compilare le schede informative relative a chi volesse arruolarsi nell’esercito papale. Al Galassi fu assegnato il compito di vagliare queste domande, di preparare le schede informative relative ai richiedenti e di inviarle al governatore di Roma. Le competenze territoriali affidategli finirono per riguardare non solo Roma, ma anche diverse altre zone, dai Castelli romani alla Marca di Ancona. Il 1° febbraio 1818 Galassi divenne generale di brigata e fu assegnato allo Stato maggiore generale delle truppe di linea; nel 1819 passò alle truppe delle Finanze, per giungere infine al corpo dello stato maggiore generale. Dopo la morte di Pio VII, Galassi finì per occupare ancora posizioni di rilievo, sebbene non più di primo piano. La sua zona d’azione fu spostata a Viterbo e provincia. In questo territorio potè ancora distinguersi nel 1831, contribuendo attivamente alla sconfitta delle truppe rivoluzionarie guidate dal generale G. Sercognani. Il 1° gennaio 1833 il generale Galassi fu posto in quiescenza, dedicandosi agli studi e alle ricerche sul mondo etrusco che già da tempo costituivano un suo forte interesse. Morì a Roma il 29 febbraio 1848.