Frutta? Sì, ma non troppa
Il fruttosio non è nostro amico: in eccesso causa danni a tutto l’organismo
Ciliegie, albicocche, pesche, anguria e melone, uva e susine… Quanto è buona la frutta estiva! Il palato potrebbe indurci a farne delle abbuffate. La frutta in effetti contiene tantissimi nutrienti preziosi e una notevole quantità di acqua “biologica” utile ad idratarci nella stagione calda. Ma tra questi nutrienti ce n’è uno, il fruttosio, uno zucchero semplice su cui occorre fare chiarezza.
“Una delle ragioni importanti, non la sola, per cui sconsiglio di utilizzare farine e di ridurre i carboidrati da cereale (e per molti anche da legumi), è che gli zuccheri derivanti da certi tipi di carboidrati creano enormi problemi al sistema immunitario, sia nelle persone sane, che a maggior ragione nei malati
– spiega la naturopata Monica Bertoletti, (www.food4care.it), alias Monique Bert, nel gruppo fb Medicina Evolutiva, Naturopatia e Dentosofia e coautrice di Tiroide Approccio Evolutivo, gruppo fb creato dal dr Andrea Luchi – Non è possibile rafforzare l’immunità pur mangiando per bene le verdure ad ogni pasto e le proteine idonee, sane e in quantità adeguate, se ogni giorno si consumano pane e/o dolci e/o altri zuccheri (anche derivanti da succhi di frutta naturale, come estratti). Per questo sconsiglio l’uso di dolci e parenti stretti… Basta una fettina di torta margherita a debilitare il sistema immunitario per diverse ore. E’ dimostrato fin dagli anni ‘70 che assumere 100 grammi di carboidrati in un botto riduce gravemente la capacità dei leucociti di inglobare e distruggere i batteri. Si è scoperto che questi effetti sono misurabili entro 30 minuti dall’ingestione e durano per più di 5 ore. In genere due ore dopo l’ingestione l’attività dei neutrofili era diminuita almeno del 50%. I neutrofili costituiscono il 60/70% dei leucociti totali in circolazione, quindi una riduzione della loro attività deprime l’immunità. Si è dimostrato che anche l’ingestione di 75 grammi di glucosio deprime l’attività dei linfociti. Sicuramente anche altri parametri immunitari sono influenzati dal consumo di zucchero”.
IL FRUTTOSIO GRAVA SUL FEGATO
“Anche con la frutta occorre grande attenzione.
Il fruttosio è un carboidrato naturalmente presente nella frutta, mais, miele. – spiega la naturopata – Il suo consumo costituisce oggi un problema in quanto viene aggiunto a molti cibi trattati, aumentandone l’introito in chi li consuma. Indovinate un po’ qual è l’unico organo che si fa carico del fruttosio? È il FEGATO, che lo trasforma in glucosio grazie a un enzima epatico.
Meno carichi gravano sul fegato, meglio è.
Il glucosio induce il fegato a produrre quantità supplementari di acido urico. Quando aumenta molto l’acido urico, è sufficiente eliminare la frutta e aggiungere alcuni gemmoderivati, come la betulla pubescens, il ginepro, il rosmarino, un rimedio a base di Harpagophytum Procubens in composizione con altre piante, un basificante, bagni con sale di Epsom o pediluvio e nel giro di una settimana l’acido urico scende a picco.
Un consumo eccessivo di fruttosio innesca un processo definito lipogenesi de novo, ovvero la nuova sintesi di acidi grassi, che riguarda colesterolo e trigliceridi. Inoltre può provocare un’infiammazione del fegato che impedisce ai recettori dell’insulina di funzionare in modo efficiente e sappiamo che un’insulina elevata coinvolge in ogni sorta di guai tutto l’organismo. Che poi sia meglio un frutto piuttosto che una merendina a base di farine bianche collose, zuccheri e acidi grassi trans non c’è alcun dubbio, ma il meno peggio non è il mio obiettivo”.
LA FRUTTA INGANNA LA LEPTINA
“Oltre a questo, se le scorte epatiche di glicogeno sono già sature, come è probabile in chi segue una dieta di massa, la via della liposintesi si attiva scompigliando il team degli acidi grassi. Come se non bastasse lo zucchero della frutta rende la vita difficile all’insulina. Il fruttosio impedisce ai muscoli e al fegato di assorbire i carboidrati in eccesso. Il fruttosio ha un effetto sulla stimolazione della leptina e dell’insulina poco marcato, infatti se ci si misurasse la glicemia dopo l’assunzione di fruttosio non ci sarebbero incrementi significativi, perché l’insulina non è richiesta per il suo utilizzo, ma una leptina bassa non dà segnale di sazietà. La frutta inganna la leptina, le calorie derivanti dal fruttosio non danno sazietà. Anche l’insulina in realtà agisce sui centri nervosi dell’ipotalamo che regolano la sazietà, meccanismi che vengono meno con utilizzo di fruttosio, facendo rimanere la fame. Ripeto: 30-40 gr di fruttosio al giorno (l’equivalente di 2-3 frutti al giorno) vanno generalmente bene”.
QUANTA AL GIORNO?
“Fate del vostro meglio per scegliere alimenti che trovereste in natura, sempre. Il fruttosio associato alle fibre, fatto salvo condizioni particolari in cui può essere comunque opportuno limitarlo, è sicuramente una scelta migliore che torte, biscotti, cioccolato, tutte cose che noi dovremmo avere dimenticato da tempo. Facciamo solo attenzione a non esagerare mangiando per esempio 8 porzioni di frutta al giorno. Per la maggior parte delle persone: un consumo adeguato di fruttosio prevede un po’ di miele e due frutti al giorno. La frutta – conclude Monica Bertoletti – è un alimento che non fa bene in quanto vegetale, a prescindere da tutto il resto e di sicuro non ad libitum. Serve una valutazione accurata delle proprie capacità glicemiche, con persona esperta di alimentazione. E’ raccomandato ottenere vitamine, enzimi e micronutrienti dalle meno invasive verdure. Di certo il sistema immunitario non ne giova.
Non sempre le mele levano il medico di torno, dipende quante, quali…”.