Le frodi alimentari sono dietro l’angolo e un consumatore poco attendo può cadere facilmente nel tranello.
Contraffare un prodotto significa commercializzarlo in modo che sembri genuino, ma che in effetti utilizza per tipo e per quantità delle sostanze diverse da quelle normalmente usate. Queste contraffazioni inducono i consumatori a scegliere dei prodotti, pagarli anche cari, e poi scoprire, nella migliore delle ipotesi, che contengono altri ingredienti inaspettati.
Frodi, contraffazione, alterazione, sofisticazione e adulterazione fanno parte a pieno titolo della famiglia delle frodi commerciali o sanitarie che si possono incontrare.
Per borse, vestiti, gioielli, e oggetti tecnologici contraffatti i danni sono prevalentemente economici, ambientali e legati alla qualità del prodotto. Nel caso del cibo ad essere messa a repentaglio è soprattutto la salute del consumatore.
In un Paese come il nostro, noto in tutto il mondo per la qualità del suo cibo, i soliti furbetti sono sempre a lavoro per contraffare i prodotti che poi vengono acquistati dagli ignari consumatori, infatti, nonostante la lotta alla contraffazione si svolga seguendo criteri di selezione e qualità degli alimenti,tuttavia non sempre è possibile individuare e fermare tali prodotti prima che essi arrivino negli scaffali del supermercato. Così il consumatore poco attento cade nel tranello, convinto che un articolo in commercio non possa comportare danni.
Frodi: Ma quali sono i prodotti alimentari che vengono più frequentemente contraffatti? Scopriamo i primi 10:
Olio extravergine d’oliva (EVO)
Uno dei prodotti più contraffatti è l’olio EVO. Si tratta di un prodotto principe delle nostre tavole, molto apprezzato anche all’estero (ogni anno se ne consumano nel mondo circa due milioni di tonnellate), ma che si presta spessissimo al “taroccaggio”. I motivi? E’ molto malleabile e può essere facilmente “modificato ad arte” con qualche trucco, superando indenne i test di qualità. Così capita spesso che, nella migliore delle ipotesi, oli importati da Spagna, Tunisia e Grecia vengano rivenduti come extravergini DOP prodotti in Italia. In casi ben peggiori oli alterati, rancidi a causa di una cattiva conservazione, vengono “aggiustati” coprendo il difetto con l’aggiunta di aromi.
L’esempio tipico della contraffazione dell’olio è quello venduto come EVO, ma che in realtà è fatto con oli di semi e l’aggiunta di carotene e clorofilla, per dargli vita e colore.
Nel caso dell’olio EVO il consiglio è quello di diffidare da quelli con un prezzo “irragionevolmente” basso.
Vino
Anche il fenomeno della contraffazione dei vini italiani (l’enopirateria) è in forte crescita. Il Sommelier Marco Febi ci ha spiegato l’”andazzo”: “I malintenzionati riproducono false etichette di vini di altissimo livello (soprattutto francesi e italiani), riempiendo le bottiglie con vini di scarsa qualità. Spesso al posto delle uve da cui derivano vini DOC e DOCG vengono usate le cosiddette uve da taglio che provengono da altre zone di produzione (queste sofisticazione rappresentano circa il 20% del mercato).
Nel passato, quando ancora il clima non era così caldo, si aiutava fantasiosamente la fermentazione a produrre più alcool aggiungendo dello zucchero nel mosto (procedura vietata in Italia al contrario, per esempio, della Francia). Queste succitate frodi enologiche si definiscono commerciali e non sanitarie (dannose per la salute umana), al contrario della nota questione del vino al metanolo, dove era stato aggiunto al vino alcool metilico (invece di quello etilico, più costoso) per alzare la gradazione dei vini, ma che in certe quantità è altamente tossico. Anche l’uso di polverine e preparati vari promettono di ricreare vini nostrani come il Chianti o il Barolo, ma lascio a voi ogni sorta di conclusione. Si dice “In Vino Veritas” ma non è sempre cosi..”
Miele
Il miele è tra gli alimenti più semplici da contraffare e questo avviene solitamente spacciando prodotti mediocri per altri di elevata qualità. Le sostanze “supplementari” che si possono trovare sono: sciroppo di saccarosio, sciroppo di glucosio, dolcificanti artificiali di vario tipo, zucchero di barbabietola, zucchero di canna.
Tempo fa è stato trasmesso un servizio televisivo dalla nota trasmissione Report in cui gli autori hanno scoperto che i cornetti al miele, venduti da una nota catena di negozi sulle Autostrade italiane, di miele“vero” ne contengono soltanto l’8% del ripieno. E il restante 92%? Zucchero! A permetterlo è una Legge europea in vigore.
Succo d’arancia
Questo insospettabile prodotto, apparentemente così semplice, è uno di quelli contraffatto più di frequente. Tra le misture più dannose che si possono trovare in commercio c’è quella contenente zucchero di barbabietola, zucchero di grano, glutammato monosodico, acido ascorbico, solfato di potassio, e solo per ultime polpa di arancia e/o parti di pompelmo. Non propriamente il migliore rimedio contro l’influenza…
Parmigiano Reggiano
La contraffazione del parmigiano avviene soprattutto all’estero, dove ne vengono esportate circa 43.500 tonnellate l’anno. Un classico esempio di falso parmigiano è quello sequestrato di recente in Russia: sulla confezione di formaggio c’era la dicitura, in cirillico, “L’oro dell’Europa”, quindi la scritta Parmesan, con l’immagine del Colosseo (a ricordare l’italianità). Peccato che il contenuto fosse una volgare imitazione del parmigiano nostrano, con ingredienti tutt’altro che genuini. “Il parmigiano reggiano è un prodotto DOP”, ci spiega il titolare dell’azienda biologica il “Borbo del Gazzano”. “In merito al prodotto confezionato, vi invitiamo a fare attenzione all’etichetta bianca sul retro che riporta “obbligatoriamente” il produttore, il confezionatore e l’autorizzazione al confezionamento. Tutti i prodotti sottovuoto devono per forza essere confezionati all’interno del comprensorio di produzione”.
Pasta
Tra i best seller dei cibi contraffatti non poteva mancare la pasta. La farina di grano duro, ad esempio, può essere infatti miscelata con altre farine di qualità inferiore e meno costose, o farine ottenute da cereali destinati all’alimentazione animale. Discorso a parte per la pasta all’uovo: per ottenere la tipica colorazione tendente al giallo possono essere utilizzati coloranti artificiali o farina di mais. Oppure capita che le uova fresche vengano sostituite con uova in polvere, congelate o addirittura scadute.
Latte e latticini
Anche in questo caso conviene leggere molto attentamente gli ingredienti. Nella peggiore delle ipotesi il rischio è quello di trovare: melamina, formaldeide, urea, perossido d’idrogeno, detergente, soda caustica, amido, acqua, lardo di maiale, grasso di mucca, aflatossine, acqua ossigenata (per ridurre la carica batterica).
Senza parlare della presenza di antibiotici: l‘amoxicillina è un antibiotico rilevato nel 14.2% dei campioni di latte. In particolare, risulta essere presente in Esselunga Latte Intero (1.568 μg/kg), nel Ricca Fonte Latte Intero Uht (1.654 μg/kg) e nel LIDL Latte Intero Fresco (1.123 μg/kg) (fonte: “Il Fatto Alimentare”).
Pesce
La sostenibilità non è l’unico elemento da tenere in considerazione quando si acquista il pesce. Già sono tristemente noti i casi di livello di mercurio troppo alto che hanno portato più volte al ritiro di prodotti ittici dal commercio. Accanto al rischio di mercurio si aggiunge quello di acquistare un determinatopesce ma mangiando, effettivamente, un’altra specie rispetto a quelle che si è creduto di comprare. Il caso più eclatante è il pangasio (pesce di scarsa qualità che si alleva nelle acque del Mekong, il fiume più inquinato del mondo) venduto come merluzzo. Gli Stati Uniti hanno vietato da tempo il consumo di questo pesce in considerazione dei grandi rischi per la salute pubblica.
Molto più difficile è comprendere se stiamo comprando un pesce allevato o pescato. Spesso i pescivendoli poco onesti definiscono “pesce di mare” un prodotto comunque allevato, anche se in mare e non in vasca. Si tratta di orate, saraghi e spigole che non arrivano certo a un pesce preso con la rete o con la canna. Il prezzo dovrebbe valere come indicatore: sui 7 euro per l’allevamento in vasca, dai 10 ai 15 euro per l’allevamento in mare, sopra i 20 euro per il pesce pescato.
Carne
Bisogna fare molta attenzione alla carne che si acquista perché spesso vengono aggiunti i solfiti per darle il colore rosso, ma la carne non può essere rossa, dopo poco tempo che la carne viene tagliata, infatti assume un colore scuro.
I solfiti vengono utilizzati come conservanti in numerosi cibi e nelle bevande, ma la loro eccessiva concentrazione può arrecare gravi danni alla salute. Il pericolo sta nel fatto che l’uso di solfiti nella carne come nel pesce, pur non bloccandone la putrefazione, mantiene a lungo il colore originario del prodotto ingannando, quindi, sulla sua reale freschezza.
Caffè
Il caffè è un piccolo piacere per molti irrinunciabile, nonché un vero e proprio vanto per l’Italia, paese al quale viene riconosciuto il merito di avere una delle migliori tradizioni nella preparazione del caffè. Eppure, il rischio di contraffazione spunta anche qui, a meno che non acquistiate i chicchi ancora da macinare. Frodi.
Il pericolo cresce nel caso di caffè istantaneo, nel quale è possibile trovare tracce di semi di soia tostati, farina di patate, caramello, glucosio, maltodestrina, amido, rametti, gusci di caffè, orzo tostato, grano tostato.
Frodi. E come undicesimo cibo taroccato aggiungiamo un insospettabile.
Mirtilli
Fortunatamente, è impossibile contraffare i mirtilli se li si acquista sotto forma di semplice frutta. Purtroppo, però, non si può dire altrettanto per i molti prodotti industriali al sapore di mirtillo o che dovrebbero contenere parti di mirtilli.
In alcune barrette, dolciumi, prodotti ai mirtilli si scopre che dei frutti non c’è nemmeno traccia, mentre al loro posto è presente un mix di zucchero, sciroppo di glucosio, amido, olii idrogenati, aromi artificiali e coloranti artificiali.
L’utilizzo di questi “finti mirtilli” è una pratica che purtroppo è stata riscontrata in uso anche per le più grandi marche.
Il modo per tutelarsi? Vedere i succosi mirtilli riportati sulle immagini delle confezioni non è sufficiente: occorre leggere con cura gli ingredienti e cercare la presenza di veri mirtilli, mentre i coloranti e gli aromi chimici citati non ci devono essere.
FRODI: COME DIFENDERSI DAGLI INGANNI ALIMENTARI
– Leggere bene gli ingredienti è un primo passo, ma purtroppo non è sufficiente quando anche le etichette possono essere menzognere.
– Il consiglio è quello di fare la spesa presso rivenditori di fiducia, dove il personale ha attentamente scelto i prodotti dopo un’accurata ricerca e confronto diretto coi produttori e i distributori.
– Affidarsi a marchi che avrebbero molto da perdere, in termini di reputazione se venissero scoperti responsabili di contraffazione.
– Optare per prodotti certificati biologici, soggetti a controlli maniacali e quindi, in teoria, più affidabili.
– Fare sempre grande attenzione alle offerte “troppo convenienti per essere vere”: potrebbero non essere affatto convenienti per la salute.
Non sempre, ma spesso, vale il detto “poco pagare, poco valere”.