FRA TEATRO, ANIMAZIONE E AVANGUARDIA

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L’Ortica parla de “L’invenzione della neve” con uno degli sceneggiatori, Luca De Bei.

di Barbara Civinini

Luca De Bei ha iniziato a fare l’attore quando aveva solo quindici anni e non ha praticamente mai smesso, alternando scrittura, regia, recitazione. Abbiamo parlato con lui dell’ultimo film di Vittorio Moroni, presentato alla Biennale di Venezia.

Moroni ha definito il suo film come un noir, un “thriller dell’anima”. Ma com’è nato il solidalizio con lei che è soprattutto un attore di teatro e ha prestato il volto a personaggi di rilievo?

Mi piace che il regista lo definisca un “noir dell’anima”, questa è la sua visione della storia, quello che ha aggiunto alla parola scritta. Il vero autore è sempre il regista. Io scrivendo questo film l’ho sempre pensato come una storia sociale, quella della lotta di una madre per riavere sua figlia, dando voce a un personaggio che la società rifiuta. Ho conosciuto Moroni tramite il teatro perché lui era l’autore di un monologo che ho interpretato, “Il Grande Mago”, portato al Teatro della Cometa di Roma e al Franco Parenti di Milano.

Lei però ha scritto anche molti anni per la televisione, per esempio per le soap “Vivere” e “CentoVetrine”. Quanto ha influito l’esperienza televisiva nel momento in cui si è cimentato con il cinema?

In realtà poco. Scrivere per la televisione e soprattutto per le soap opera è completamente diverso dallo scrivere per il cinema. Sono due linguaggi lontanissimi. Per assurdo mi ha aiutato di più la mia esperienza di scrittore teatrale perché sebbene il teatro sia parola e il cinema sia immagine, in teatro c’è un’introspezione psicologica dei personaggi e un senso del ritmo, che tradotto in immagini, si avvicinano al linguaggio cinematografico.

Qual è il fil rouge che lega la storia di Carmen, fra tormenti d’amore e la favola delle sirene animata da Gianluigi Toccafondo?

Carmen – interpretata dalla brava Elena Gigliotti – ha un ricco mondo interiore che trasmette alla sua bambina attraverso strane favole, probabilmente inventate da lei. Le immagini animate di Toccafondo danno vita proprio ai protagonisti dei racconti di Carmen che, come lei, sono personaggi complessi e a volte misteriosi. Per esempio le immagini della sirena che partorisce dalla bocca un’altra piccola sirena sono magiche.

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Luca De Bei ne “Il grande Mago” di Vittorio Moroni – Archivio De Bei

Il regista ha dichiarato di aver chiesto agli attori di rispettare il copione nella sua essenza e non alla lettera, per arrivare a quella verità sottostante che è il punto d’incontro tra l’attore e il personaggio. Questo ha reso più complicato il suo compito di sceneggiatore?

No, perché la sceneggiatura si scrive prima di andare sul set. Poi prende necessariamente altre forme attraverso la sensibilità di regista e attori. In questo caso Moroni ha dato agli attori molta libertà, ma in realtà con un grande lavoro a priori li aveva incanalati verso direzioni che poi gli attori hanno potuto prendere sul set. Per permettere questo lavoro agli attori e al regista uno sceneggiatore deve cercare di dare alla storia e ai dialoghi spessore, sottotesti. Deve suggerire tante cose oltre a ciò che viene detto e vissuto, soprattutto atmosfere ed emozioni.