È l’ultimo episodio del ciclo mestruale: la menopausa.
Quando si verifica? Se la donna non ha avuto problemi ginecologici di tipo chirurgico (menopausa anticipata) la variabilità è ampia dai 45 ai 55 anni in media.
I fattori ereditari hanno una certa rilevanza. A livello ormonale vi è una intensa riduzione dei livelli di estradiolo (ormoni sessuali femminili) accompagnata da alti livelli ipofisari soprattutto dell’FSH (follicolostimolina). L’ipofisi bussa, fa richiesta alle ovaie, di mettere in circolo gli ovuli da fecondare. Le ovaie tacciono perché i follicoli ovarici sono completamente esauriti. Nelle prime fasi del “climaterio” vi sono delle irregolarità mestruali che possono precedere o seguire la vera menopausa, indici di ‘capricci’ dell’attività ovarica cui resta qualche “cartuccia da sparare” (follicoli a disposizione).
Vi può essere di tutto in questa fase sia mestruazioni scarse (oligomenorrea) o abbondanti (metrorragia), sbalzi di cicli mestruali irregolari, pause sempre più prolungate fino all’amenorrea (assenza del sanguinamento mestruale).
Quali sono i più comuni disturbi menopausali?
Anche in questo caso la “forbice di variabilità” è ampia: vi sono donne che non accusano nulla o quasi niente ed altre in cui si entra in un “caldo infernale” fatto di vampate (instabilità vasomotoria), irritabilità, ansia, aggressività, insonnia, nevrosi depressiva, persino sindromi ossessive. Accanto a queste modificazioni del tono dell’umore (più o meno gravi) vi è, anatomicamente un’atrofia dell’epitelio urogenitale e della cute, una diminuzione delle mammelle ed una certa tendenza verso l’osteoporosi.
E’ anche chiamata osteoporosi I postmenopausale (dai 55 ai 75 anni), e consiste in una riduzione della massa ossea per unità di volume dello scheletro con assottigliamento delle trabecole della compatta e sovvertimento della microarchitettura ossea. Colpisce prevalentemente le vertebre ed i polsi (nella forma II, senile, 70-85 anni, il femore e le ossa lunghe).
Vi è un deficit di estrogeni con FSH elevato (>= 40 UI/l) e una diminuzione dell’ormone paratiroideo PTH (nella forma senile il PTH è aumentato ed i fattori gastro-dietetici sono molto più importanti). In menopausa vi possono essere i segni di malattie cardiovascolari? Come specialista cardiologo (ma anche come medico di base) ne ho riscontrate moltissime volte.
Chi ha le “vampate di calore”, chi vive in “una giungla che soffoca” ha generalmente alti valori di pressione arteriosa oppure un’ipertensione arteriosa labile con improvvise crisi ipertensive. Spesso si osserva un aumento del colesterolo LDL (quello cattivo). Vi sono così, più casi, più rari di ipotensione, astenia, dimagrimento, colorazione tipo macchie scure sulla pelle.
Quale terapia impiegare nei disturbi sintomatici più intensi o nelle forme cardiovascolari? Per decenni assieme a tanti altri colleghi naturopati in questa patologia ci siamo battuti contro la Medicina Convenzionale che proponeva una terapia sostitutiva con estrogeni. Per noi anche basse dosi di estrogeni, specie se somministrate per lunghi periodi, possono far aumentare l’incidenza del cancro della mammella, l’ipertensione, le colecistopatie, e persino le tromboembolie venose. Una battaglia che possiamo dichiarare vinta all’80%.
Gli estrogeni, lavori scientifici seri alla mano, danno veramente tutti questi problemi in menopausa. Vi sono rimedi naturali fitoterapici (tra cui la cimicifuga) che hanno fatto la fortuna di decine di case farmaceutiche a base di prodotti naturali. Senza poi contare che, quale omeopata, ho nel mio curriculum decine e decine di casi straordinari risolti con rimedi specifici (simillimum).
Lachesis, Sepia, Graphites, Sulfur, Thuya…ogni caso ha una sua sintomatologia precisa che solo l’omeopatia può percepire e curare.