di Giovanni Zucconi
Che c’entrano le tombe etrusche con la Massoneria? Naturalmente nulla. O quasi… Per spiegare meglio questo “quasi”, parleremo di una delle più belle ville urbane di Roma: Villa Torlonia. E’ una splendida dimora, con una storia molto particolare. Fu voluta dal banchiere Giovanni Torlonia, che affidò, nel 1806, il progetto al grande architetto neoclassico Giuseppe Valadier. L’idea era quella di realizzare qualcosa che potesse rivaleggiare con la magnificenza di Villa Borghese. Non staremo qui a descriverla nei particolari, perché non è l’obiettivo di questo piccolo articolo. Ma vale sicuramente la pena ricordare che, dal 1925 fino al 1943, divenne la residenza ufficiale di Benito Mussolini, che pagava al principe Torlonia un affitto simbolico di una lira all’anno. Scoppiata la guerra, Mussolini vi fece costruire un bunker antiaereo e antigas, utilizzando le catacombe ebraiche del terzo e quarto secolo che si trovavano sotto la villa. Nel 1977, la Villa è stata espropriata dal Comune di Roma, e dal 1978 è aperta al pubblico. Tutto chiaro. Ma la tomba etrusca? Ci arriviamo subito. Nelle vicinanze del bunker, nel 2004, durante dei lavori di restauro del Casino Nobile voluti dal Comune di Roma, fu scoperta una tomba etrusca ricoperta di decorazioni e affreschi ancora intatti. Peccato che non fosse vera, ma solo un meraviglioso falso d’autore, di quasi 170 anni fa. Un ipogeo segreto decorato come i vasi corinzi imitati dagli Etruschi. Fu trovata casualmente, come spesso si trovano le vere tombe etrusche, dopo che per anni ci si era camminato sopra senza immaginare che sotto ci fosse questo straordinario ambiente. Un evento straordinario che ci faremo raccontare con le parole del suo scopritore, Alberto Vusnardo, un istruttore delle Belle Arti.
“…Sullo spiazzo in cui nel 1943 Mussolini, che elesse questa dimora a propria residenza, aveva fatto costruire e interrare un bunker antiaereo, c’era una botola, cementata a sigillare un apertura circondata da una imponente corolla di lastre di pietra. Romano Mussolini mi aveva raccontato che all’epoca il foro era coperto da una grata, da bambino si divertiva a gettarci giù i sassi. Una grotta, una cisterna? Un giorno di pioggia, a lavori fermi ho deciso di scoperchiarlo e andare a darci un’occhiata, calando giù una scala. Scesi un paio di gradini ho puntato la lampada e ho visto lampeggiare sulle pareti delle sagome dipinte. Ma la sorpresa più forte è venuta quando ho messo in piedi sul fondo, un pavimento di terra battuta coperto di melma, e mi sono girato attorno. Una sala a cupola completamente coperta di affreschi in ottimo stato, di cui si era persa l’esistenza. Già, che emozione penetrare in questa misteriosa catacomba. Il cunicolo d’ingresso decorato con un intreccio di foglie di palma è strettissimo, poi, toccata terra, la vista si allarga in una cavità circolare, una decina di metri di diametro, scandita da una ventina di piccole nicchie bordate da riquadri geometrici e da una corona di donnine in peplo. Alzi gli occhi e ti abbraccia lo stupore di un triplice anello di figure che si avvita verso la volta rotonda e schiacciata. Tre cortei di leoni, pantere, grifoni, cinghiali, cervi cani, strani uccelli, intervallati da cornici con motivi floreali. I corpi dipinti in nero, i contorni rosso scuro. Un po’ bestiario da bosco mediterraneo, un po’ zoo fantastico di mostri e chimere. I colori a tempera sono ancora smaglianti, anche se in alcune zone, l’aria e l’umidità hanno subito cominciato ad intaccarli con patine di condensa…”
La direttrice della Villa, Alberta Campitelli, afferma con sicurezza che il modello iconografico di questo ipogeo è evidente: si tratta dell’imitazione di una tomba etrusca, rimodellata secondo il gusto ridondante e accademico dell’Ottocento. Aggiungiamo che non ci stupiamo di certo, se il Principe Torlonia si sia voluto ritagliare un proprio spazio etrusco, ispirato alle tante tombe che, in quegli anni, emergevano dagli scavi eseguiti nelle sue tenute di Vulci e di Cerveteri. A Cerveteri, come esempio, anche se è stato scoperto dopo la realizzazione della finta tomba etrusca, abbiamo il magnifico Tumulo Torlonia. Si conosce anche l’autore di questo straordinario falso. E’ Gian Battista Caretti, un architetto novarese, che fu chiamato da Alessandro Torlonia per ampliare il Casino Nobile della Villa. Il pittore degli affreschi è, probabilmente, Brumidi, un’artista che fu poi chiamato ad affrescare Il Campidoglio di Washington. Adesso è chiaro il discorso della Tomba Etrusca. Ma la Massoneria, che c’entra? Quale fosse la funzione di questo locale sotterraneo, lo possiamo desumere, come ipotesi, dalla biografia del Principe Alessandro Torlonia. Una possibilità, abbastanza accreditata tra gli studiosi, è che nella sala rotonda della finta Tomba Etrusca, si svolgessero le segretissime riunioni massoniche che il nobile romano organizzava, a Roma, insieme con i suoi affiliati. La cripta illuminata da torce era raggiungibile dall’esterno attraverso due tunnel: uno distrutto dal bunker di Mussolini, l’altro, ora tamponato e da scavare, che punta verso il teatro dove probabilmente sbocca. Alessandro era comunque sempre un Principe colto e raffinato. E quindi gli incontri amava organizzarli in un ambiente che fosse sicuramente segreto e nascosto, ma anche affascinante, raffinato e misterioso. Concludiamo riconoscendo che si tratta comunque solo di un’ipotesi. Nonostante le tante ricerche, non sono stati ritrovati, nelle pitture, dei simboli massonici espliciti. Sono state formulate solo alcune ipotesi intorno alle figure femminili sedute con la cetra tra le braccia.