CRITICITÀ SEGNALATE IN DIVERSI ISTITUTI SCOLASTICI.PER VIA DELLE NORME ANTI-COVID AUMENTANO ANCHE I CONSUMI.
Termosifoni in classe a palla. Ma le finestre sono aperte per le circolari anti-Covid. Un mix di aria fredda e calda che crea continui blocchi. Va così da tempo a Cerveteri, ma probabilmente in molte altre località italiane (basta sfogliare il web) dove alla fine alunni e insegnanti, in varie scuole, devono convivere con gli spifferi e il freddo. Una segnalazione dietro l’altra. Prima nella frazione agricola di Ceri, all’istituto comprensivo Don Milani. Identico scenario negli altri due grandi plessi della città: la Giovanni Cena e la Salvo D’Acquisto. Questo problema ha riguardato gli studenti più grandi che frequentano l’istituto Tecnico Enrico Mattei.
I termoidraulici alla fine sono stati chiamati da una parte all’altra della città per sistemare le caldaie in tilt. La maggior parte delle sedi a quanto pare sono impreparate ad affrontare l’inverno ma comunque le finestre devono restare spalancate per via delle normative contro il Covid. «Purtroppo questa situazione si è ripetuta con una certa frequenza qui a Cerveteri nelle scorse settimane – ha risposto Francesca Cennerilli, assessora alle Politiche scolastiche – e crediamo il fenomeno sia da addebitare proprio al fatto che gli impianti di riscaldamento soffrano lavorando più del dovuto perché le finestre sono aperte, e quindi a volte si bloccano. Per non parlare dei consumi. Abbiamo già registrato dei rincari che di conseguenza ricadranno sulla collettività». Inefficienze strutturali che in particolar modo sembrerebbero più evidenti nelle scuole più vecchie. Alla fine questo è un problema di non facile risoluzione soprattutto nei circoli didattici dove non si transige mai, neanche nei giorni in cui le temperature sono rigide, proprio come le temperature.
Alla Don Milani qualche genitore si è fatto sentire lamentando che i figli siano tornati a casa infreddoliti. Il piccolo edificio accoglie una quarantina di bimbi. «Effettivamente in alcuni giorni i termosifoni hanno funzionato a singhiozzo. – ha spiegato il dirigente scolastico, Riccardo Agresti – In linea generale però sulle finestre non si può fare altrimenti e bisogna attenerci alle normative. Il freddo non fa venire l’influenza, il virus sì. E poi non siamo in Trentino dove si scende sotto lo zero. In un periodo come quello che stiamo passando invitiamo le famiglie a far coprire i bambini con felpe, giubbotti e se necessario dei plaid anche quando sono in aula. Logico che nei giorni di pioggia le docenti possono anche chiuderle per poi riaprirle nelle ore successive».
Più complicato venirne a capo forse in una struttura ben più grande come il Mattei. I ragazzi delle superiori fanno presente che i termosifoni vanno sempre ko. «Va bene il discorso delle mascherine, va bene andare a scuola e igienizzarsi sempre le mani e stare attenti ad ogni cosa, però il freddo quello no, proprio non si può tollerare», è lo sfogo di alcuni studenti.
Il sindaco e consigliere di Città metropolitana, Alessio Pascucci, ha detto che il problema sembra essere superato, proprio come a Ceri. Settimane fa era accaduto anche a Ladispoli nell’istituto Alberghiero di via Federici. I ragazzi si erano rifiutati persino di entrare in classe.