Il tribunale civile ha riconosciuto l’incidente di Torre Flavia nel 2018. Il kitesurfer Ognibene venne aspirato da un Chinook.
«Un primo passo per la giustizia, ma la battaglia non è ancora vinta». È Alessandro Ognibene a parlare, il kitesurfer romano di 54 anni che a ottobre del 2018 rimase gravemente ferito dopo il passaggio di un elicottero militare mentre si stava apprestando ad entrare in acqua nel tratto di Torre Flavia, a Ladispoli. Un commento che arriva all’esito della sentenza di primo grado del tribunale civile di Roma che di fatto gli ha dato ragione.
«La domanda è accolta: questo tribunale condanna il Ministero della Difesa». È una prima svolta nel caso spinoso. A sancire il verdetto il giudice Adolfo Ceccarini dopo le indagini della Capitaneria di porto. In ambito penale è ancora in corso il processo che vede alla sbarra il capo dell’addestramento denominato “Notte Scura 2018” e i due piloti del Chinook che avrebbe risucchiato con la doppia elica lo sportivo (la prossima udienza si terrà proprio oggi 5 aprile). Intanto però la decisione del tribunale civile è una liberazione per Alessandro, che ha vissuto un incubo rischiando la vita e ritrovandosi in ospedale al Policlinico Gemelli con traumi su tutto il corpo.
«Appena è uscita la sentenza – racconta Ognibene – abbiamo pianto. A livello emotivo è stata una sensazione importante anche se a distanza di tanti anni convivo con dolori allucinanti. Di notte ho ancora gli incubi, ho difficoltà fisiche, a volte sento come di aver infilato un coltello nel bacino. L’altro giorno non riuscivo a scendere dal letto e sono preoccupato per la mia vecchiaia. Mi sento un miracolato per quanto accaduto. Però almeno è arrivata questa soddisfazione dal tribunale, un piccolo passo verso l’iter penale».
Il Ministero dunque dovrà risarcire oltre 243mila euro ad Ognibene, più altri interessi maturati, e poi ci sono le spese riconosciute al suo legale, Giuseppe Maccarone. Finora la difesa ha sempre negato l’impatto con il velivolo puntando più sul «colpo di vento» che sul risucchio che ha sbalzato il kitesurfer per parecchi metri fino a farlo crollare rovinosamente sulla sabbia. Proprio quell’elicottero potente “CH47C Ermes 50” era impegnato con gli altri mezzi italiani e di altri Paesi alleati per conto della Nato.
«Aveva alzato la vela del kitesurf – ricostruisce la sentenza – e aveva completato la vestizione nell’imbracatura alla quale si assicurano i cavi che tengono la vela». Ecco spuntare il Chinook. «In quel frangente, sopraggiungevano in volo alcuni elicotteri militari, in forza all’Aereonautica Militare e al Ministero della Difesa, i quali procedevano a bassissima quota». Fino all’incidente. «Improvvisamente, a causa dello spostamento d’aria provocato dalle pale dell’elicottero birotore, posizionato nell’area balneare ad una quota di 152 metri, il surfista veniva proiettato con violenza verso l’alto, trascinato dall’ala del kitesurf a cui era agganciato, per poi precipitare a terra, privo di conoscenza con un impeto tale da provocargli gravi lesioni personali».
Impianto difensivo dunque smontato dal giudice anche riguardo all’assenza del vento. «Spirava con una forza al massimo di 8-10 nodi, assolutamente insufficiente a sbalzare l’uomo». Perciò Ognibene è stato aspirato «per almeno 10 metri d’altezza» dalla forza della doppia elica.