Il magnesio svolge un notevole ruolo nella struttura dei cristalli ossei ed è un cofattore importante in diverse reazioni enzimatiche vitali.
Negli adulti è presente in circa lo 0,35 g/kg del peso corporeo: un pò della metà si trova nelle ossa e nella maggior parte del rimanente dentro le cellule (60% nei mitocondri; 5 – 10% circa libero nel citosol). <<il magnesio è il secondo catione intracellualre più frequente dopo il potassio ed il più abbondante catione divalente intracellualare>>. (Cecil. Compensio di Medicina Interna. 1997).
La concentrazione nel plasma del magnesio è di 1,8 – 2.5 mg/dl. Viene quasi esclusivamente escreto dai reni, meno il 2% di quello endogeno dalle feci. In piccolissima parte viene però eliminata normalmente con le urine perchè è quasi totalemente riassorbita nel tratto spesso dell’ansa di Henle. Alcuni farmaci, specie la furosemide (lasix) ed il cisplatino, inibiscono questo riassorbimento facendo diminuire la sua concentrazione plasmatica.
Quali sono le altre cause di ipomagnesemia? Un ridotto assorbimento (per scarso introito o sindrome da malassorbimento); un aumento delle perdite intestinali (diarrea acuta o cronica, vomito, fistola intestinale); aumento delle perdite renali (endovene, malattia cronica renale, diabete mellito, ipercolesterolemia, ipofosforemia, acidosi metabolica, farmaci, etanolo); ridistribuzione interna (pancreatite acuta).
Quali sono le manifestazioni cliniche dell’ipomagnesemia? Iperecitabilità neuromuscolare, le patologie cardiache rilevabili all’esame elettrocardiografico con aritmie (specie extrasistoli), prolungamento dell’intervallo PQ e del QT, aumento della sensibilità alla digitale. L’irritabilità neuromuscolare è in parte dovuta all’ipocalcemia associata. Altri sintomi neuromuscolari sono la facile stanchezza, la debolezza. A livello gastrointestinale vi è mancanza di appetito, nausea, vomito, stipsi ostinata. Va sottolineato che il deficit di magnesio può essere presente nei pazienti con normomagnesemia (cioè, un livello normale di magnesio sierico), mentre un basso livello di magnesio sierico non sempre significa che il paziente ha un deficit dello stesso. Attualmente non è disponibile un test migliore per determinare i depositi corporei di magnesio. Clinicamente, sulla scorta dell’esperienza empirica, pur basandomi sul livello sierico di magnesio, ritengo che questa sia una misura poco attendibile riguardo al suo vero deficit. Questo perchè, come detto primo, perchè il 50% del magnesio si trova dentro le cellule. In un soggetto con manifestazioni cliniche dell’ipomagnesemia (alterazioni ecg con extrasistoli, ipereccitabilità neuromuscolare) qualora il suo livello sierico sia normale e non vi siano controindicazioni (insufficienza renale) sono del parere che sia utile somministrarlo al paziente. Al contrario l’ipermagnesemia si presenta quasi sempre nell’insufficienza renale. L’ecg mostra, a concentrazioni superiori a 5 mEg/l, anche qui prolungamento del PQ e del QT, con però un’aumento della durata del complesso QRS. A livello molto più alti (15 mEq/l) si verificano blocchi atrioventricolari tipo Mobitz 2 e completa dissociazione AV con arresto cardiaco. Nei pazienti con insufficienza renale la dialisi riduce i livelli di magnesemia. Nelle cause iatrogene è richiesta la sola sospensione della somministrazione del magnesio per via orale.