EUROPA, 900 MILIONI DI EURO ALLE AZIENDE PER IL 6G. MA C’È CHI DICE NO

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L’UMANITÀ VERSO L’ERA DEI CYBORG? LO CHIAMANO PROGRESSO TECNOLOGICO MA È UN DISEGNO DI INGEGNERIA SOCIALE COME CAMBIO ANTROPOLOGICO DELLA SPECIE.

di Maurizio Martucci

“La Commissione europea stanzierà 900 milioni di euro per il 6G. Il processo va fermato ora col 5G”. L’ha ripetuto Michèle Rivasi, europarlamentare francese impegnata a Bruxelles contro i pericoli del 5G, intervenuta il 3 giugno nel webinar sulla transizione digitale e il 5G promosso dall’eurodeputato Piernicola Pedicini. “L’industria delle telecomunicazioni si copre dietro al segreto industriale e non fornisce dati sulle emissioni elettromagnetiche”, ha ripetuto Rivasi, mentre il croato Ivan Vilbor Sincic, altro membro del Parlamento europeo relatore nell’incontro on-line, ha denunciato come “la Commissione europea non risponde alle mie domande sui pericoli del 5G anche da un punto di vista ambientale e sui consumi energetici previsti. Voglio numeri, dati, non ce li danno”.

Il contro-coro, ma solo in questo caso, è toccato a John Ryan direttore generale aggiunto alla DG per la Salute e Sicurezza Alimentare: “la Commissione europea istituirà un Comitato scientifico per rivedere le lacune dall’analisi degli studi”, ha detto cercando di coprire con la classica foglia di fico una voragine scavata sulla pelle dei cittadini, seguendo l’improbabile teorema più velocità di trasmissione, più dati, più antenne, più elettrosmog ma meno pericoli. Anche per questo Pedicini ha voluto sottolineare come nei piani di fondi di recupero europei, cioé i Recovery Fund che la Commissione mette a disposizione degli Stati membri per fronteggiare la crisi economica per l’emergenza Covid-19, “ben il 20% deve essere impegnato nel digitale, ma senza sapere come, ignorandone gli effetti sulla popolazione”.

Come già evidenziato nell’ultima sessione dello STOA sul 5G, lo scontro tra Parlamento e Commissione europea appare quindi evidente, nonostante l’apparente volontà di voler correre ai ripari. L’assenza di studi preliminari sugli effetti sanitari e ambientali cumulativi e multipli del 5G sta infatti mobilitando i deputati in difesa del principio di precauzione e di prevenzione del danno, mentre i programmi dell’organo di Governo UE continua in direzione opposta, sempre più vicino e sovrapposto all’industria, così come nel caso del 5G, ora anche per il 6G, il vero punto d’arrivo della transizione digitale, atteso entro il 2030: “la Commissione ha adottato una proposta legislativa per il prossimo partenariato europeo su reti e servizi intelligenti (SNS) verso il 6G” – si legge infatti nel blog curato dal capo unità 5G/6G della Commissione europea, Peter Stuckmann – Sono previsti 900 milioni di euro di finanziamento della Commissione, da coprire attraverso il cofinanziamento da parte dell’industria. La proposta sarà ora discussa tra gli Stati membri in sede di Consiglio con un lancio previsto entro la fine dell’anno” (…) “In Europa, è stata lanciata una prima serie di progetti 6G del valore di 60 milioni di euro nell’ambito del 5G-PPP“.

Se il 5G è l’Internet delle cose, il 6G sarà l’Internet degli esseri umani. Lo chiamano futuro, progresso tecnologico. Nasconde in realtà un disegno di ingegneria sociale come cambio antropologico della specie. “The Next Generation Internet (NGI) è un’iniziativa della Commissione europea che mira a plasmare lo sviluppo e l’evoluzione di Internet in un Internet degli esseri umani. – si legge nel sito della NGI – Un Internet che risponda ai bisogni fondamentali delle persone, tra cui fiducia, sicurezza e inclusione, riflettendo i valori e le norme di cui godono tutti i cittadini in Europa.” Il 6G è la rete che utilizzerà l’Intelligenza artificiale, una dimensione inedita del digitale in grado di fondersi completamente con la realtà. Quella fusione del digitale col mondo fisico auspicata nel Grande Reset del guru del Forum Economico Mondiale. L’alba del 5G transumanista coinciderà quindi col post-umanesimo del 6G, l’Era dei Cyborg? Ologrammi a grandezza naturale, realtà aumentata, scenari fantascientifici con chip fotonici fino a 100 volte più veloci del 5G. Con China Aerospace e China Mobile la cinese Huawei ha già annunciato il lancio in orbita di 10.000 satelliti 6G. L’obiettivo? Connettere tutto il mondo entro nove anni. E pure l’umanità. Ma da Bruxelles, come nel resto del mondo, c’è anche chi dice no.