Neve e gelo hanno provocato gravi danni all’agricoltura, mentre lacrisi investe ancora gli allevatori per un nuovo taglio del latte alla stalla.
di Alberto Sava
Pioggia e freddo, è questo il clima giunto con il preannunciatoritorno di Burian, sia pure in misura ridotta rispetto al forte impatto di fine febbraio, ed è di nuovo allarme per la nostra agricoltura già messa in ginocchio dalla recentissimanevicata,fenomeno eccezionale per un territorio non abituato a gelate simili.Una nevicata che ha creato danni ad uno dei settori economico ed occupazionali più importanti per i Comuni del litorale nord, in particolare per Cerveteri e Ladispoli dove i coltivatori sono stati costretti ed estirpare decine e decine di ettari coltivati a carciofi, prodotto di eccellenza delle nostre zone. La gelata seguita alla nevicata del 25 e 26 febbraio scorso ha quasi distrutto il raccolto di carciofi del nostro comprensorio.“Negli ultimi anni il settore agricolo ha subito pesanti e gravi danni a causa dei fenomeni climatici -ha affermato Riccardo Ferri, assessore all’Agricoltura del Comune di Cerveteri- a partire dalla tromba d’aria del 6 novembre2016, per poi passare al lungo periodo di siccità che ha compromesso molti raccolti, fino all’ultima nevicata. A tutti gli imprenditori del settore agricolo, tutta la mia vicinanza e solidarietà, umana, professionale e amministrativa”.Questa dichiarazione è contenuta nel comunicato diffuso dal comune di Cerveteri alla fine della prima decade di marzo, per rendere pubblica la richiesta dello stato di calamità naturale e conseguenti gelate causate dalla nevicata di fine febbraio.Stessa sorte è toccata alla vicina Ladispoli dove in queste ore è scattato il conto alla rovescia per la Sagra del Carciofo.Quest’anno,i produttori locali potrebbero essere costretti ad integrare le produzionisopravvissute alla gelata con carciofi fatti arrivare da altre coltivazioni del Lazio e della Sardegna. Intanto, in attesa della Sagra del Carciofo, prevista dal 13 al 15 aprile, Ladispoli si prepara ad un gustoso prologo in questo fine settimana con la manifestazione “Peperoncino che passione”, in programma in piazza Rossellini dal 23 al 25 marzo. Ritornando al nostro focus sull’economia rurale del territorio, i fenomeni climatici sono però solo una delle cause incidentali che incombono sull’agricoltura, settore perennemente in crisi nel Lazio.Una crisi che affondale radici non solo nelle scelte politiche in un quadro più di supporto e assistenziale, che in una vera e propria programmazione di crescita degli enti comunali, sovraccomunali e di categoria.È vero, esiste il Piano di Sviluppo Rurale, attraverso cui leRegioni erogano i fondi comunitari, ma manca un volano nazionale e regionale dei piani di sviluppo di tutta la filiera della produzione del settore. Quindi, i fondi europei diventano l’unico propulsore della produzione: per il resto, si ristagna senza uscita nelle sabbie mobili della crisi. Il PSR non può essere l’unica componente per la filiera di produzione. Un esempio tipico delle tagliole disseminate lungo il percorso dal produttore al consumatore è quanto sta accadendo in queste ore, nel mondo dell’allevamento laziale. Il taglio di uncentesimo al litro per il prezzo del latte alla stalla, avviato dalla Centrale del latte di Roma, segna l’inizio della crisi degli allevatori del nostro territorio. Se,a questo pesante ritocco delle quote, si aggiunge poi la nuova decurtazione del cinque per cento sui quantitativi del latte, anticipata dalla stessa Centrale del Latte alle cooperative di settore, siamo oltre il crinale della crisi. Stiamo parlando di un comparto, quello degli allevatori, che in quest’ultimo anno ha dovuto fronteggiare anche i danni prodotti dal maltempo, con forti ripercussioni anche sul prezzo delle materie prime. Basti considerare, a riguardo, che il prezzo del fieno negli ultimi dodici mesi è triplicato. Davanti a questo quadro così preoccupante,nuove decurtazioni suonano come mazzate per tutto il mondo degli allevatori, che rischierebbero di chiudere i battenti a discapito anche di tutto il sistema produttivo regionale enazionale. A riguardo, dunque, è necessario attivare strategie per mettere fine a questo trend al ribasso che, oltre a colpire i produttori, danneggia anche gli stessi consumatori. Il prezzo del latte al banco è inversamente proporzionale a quello alla stalla. Ad oggiai tagli imposti agli allevatori non è mai corrisposto ad una strutturale diminuzione del prezzo del latte, a favore dei consumatori. Il cane che si morde la coda: uno degli esempi classici dell’induzione alla crisi sono le scelte di marketing dellegrandi distribuzioni, che pagando il latte alla stalla il meno possibile,per poi limitarsi a sporadiche promozioni, con offerte low costsui banchi dei supermercati. Sul piano municipale sono tanti, troppi, i comuni che relegano l’agricoltura ad una delega senza portafoglio,e senza risorse non c’è sviluppo. Nel nostro territorio basta leggere tra le pieghe dei bilanci comunali dove troviamo cifre risibili, appena sufficienti per promuovere qualche tradizionale sagra paesana, da spacciare per l’evento dell’anno riservato ai prodotti a chilometri zero. Lo scorso anno per l’Agricoltura a Cerveteri furono stanziati 15 mila euro, una somma modesta. Giovedì 22 marzo a Cerveteri avrà luogo il Consiglio comunale in cui si discuterà di fondi e tasse, in vista dell’assise successiva ad hoc per il bilancio. Sui soldi pubblici comunali destinati all’agricoltura cerveterana abbiamo sentito l’assessore Riccardo Ferri che ha dichiarato: “Limando qua e là,stiamo cercando di ritoccarei fondi per l’agricoltura.Sottolineo che i Comuni possono solo supportare il settore”. Leggendo i capitoli di bilancio del Comune di Cerveteri troviamo delle macroscopiche differenze: per l’assessorato all’agricoltura 15 mila euro e per i Servizi Sociali cifre a sei zero,in queste numeriqualcosa stride. “Le politiche per la partecipazione allo sviluppo rurale di un territorio -si difende e conclude l’assessore Riccardo Ferri- sono nelle mani delle regioni, che si avvalgono dello strumento PSR. Per quel che riguarda la mia delega, non sono certo di raddoppiare i 15 mila euro dello scorso anno, ma sono sicuro di poter ritoccare tale cifra”. Una dichiarazione chiara e stringata, che impone il rispetto per l’assessore ed il silenzio su tutto il resto. Ogni commento è superfluo.