Una prima fotografia completa di Ladispoli, da ogni lato, scattata dal cielo. La sua evoluzione avvenuta all’interno del perimetro della prima lottizzazione, sancita mercoledì 30 maggio 1888 presso il notaio Girolamo Buttaoni con Atto controfirmato dal Principe Ladislao Odescalchi, proprietario dell’area e della Tenuta di Palo in essa facente parte, e dall’Ingegner. Vittorio Cantoni, importante costruttore edile romano, compartecipe alla realizzazione del nuovo insediamento. Era l’autunno del 1925, 37 anni dopo la nascita, dal fosso Vaccina verso Palo. La base di partenza come il primo giorno, un rettangolo molto allungato bagnato ai due lati opposti dai fossi Vaccina e Sanguinara ed esteso dal mare sino alla ferrovia, la diramazione Palo-Ladispoli, inaugurata il 1° luglio 1888, rappresentante anche il confine con la proprietà dei Principi Ruspoli di Cerveteri. Una panoramica aerea simbolo dell’evoluzione tecnologica nel modo di imprimere l’immagine e del mutamento del luogo, con il suo ultimo profilo urbano, figlio dell’evoluzione del tempo e dell’azione dell’uomo. Da sinistra verso destra. Una ferrovia, lunga 2.300 metri, per congiungere lo scalo di Palo, situato lungo la tratta principale Roma-Civitavecchia-Pisa, alla cittadina balneare. L’arrivo costituito da una ramificazione a 4 binari ed un’ampia struttura fissa in legno fungente da stazione, mentre la conclusione del percorso poco distante le spalle della chiesa Santa Maria del Rosario, costituita in una piattaforma girevole operante per riposizionare in partenza nella direzione della Capitale i convogli terminanti il viaggio. Accanto alla breve ferrovia una strada carrozzabile, avente la stessa funzione di supporto, congiunte Ladispoli con l’Aurelia sempre nello stesso punto a Palo, corrispondente nei tempi odierni, nel’ordine, alle vie Corrado Melone, Palo Laziale e Odescalchi. Dalle carte catastali del medesimo periodo confrontate la precisione nell’osservazione e la consapevolezza nello scrivere. Oltre alla già citata principale via di collegamento con la consolare, era presente un semplice sistema viario costituito nella sua toponomastica in Via Duca degli Abruzzi, Via Trento, Piazza della Vittoria, Via Vittorio Cantoni, Via Regina Margherita, Via Lazio, Via Sanguinara e Via Regina Elena, il non ancora vero lungomare. Un agglomerato edilizio composto di 225 edifici di gradi, medie e piccole dimensioni, situati in lotti nel numero enormemente distanti dagli 84 originari del 1888, ulteriormente frazionati in 236 piccole particelle. Ben riconoscibili sono da riportare dal basso verso l’alto: la già enunciata chiesa di Santa Maria del Rosario situata in Via Duca degli Abruzzi; di fronte il villino della celebre famiglia Rossellini; sul mare i villini dai nomi Teodori, Angelini, Consolo e Fumaroli; verso il centro, tornando in Via Duca degli Abruzzi, i villini Bortolani e Serafini; Palazzo Feliciani; l’Albergo Margherita, Palazzo Cantoni, sede dell’Albergo “Diana Mare”; oltrepassata Piazza della Vittoria, la sede della delegazione di frazione con il Comune capoluogo di Civitavecchia, la Trattoria “La Tripolina”; il vecchio Albergo Miramare; la palazzina Landi prima sede della Trattoria “dei Cacciatori”, poi spostata nell’edificio accanto di Via Regina Margherita, la stessa in cui è ubicato frontalmente l’Albergo Moretti; tornando in Via Odescalchi, la palazzina Costantini; Palazzo Tani; il “Palazzaccio”, costruito da Benedetto Landi nel 1881; chiudendo di nuovo da Via Duca degli Abruzzi verso la zona di Via Trieste, Via Lazio, Via Regina Elena e il fosso Sanguinara, gli edifici un tempo sede delle trattorie “Sora Giulia” e “Sirene”; più in fondo i villini Barucci, Storti, Rolli, Morelli e ancora Costantini; la scuola di Via Lazio, il primo edificio sul territorio dedicato all’istruzione ed inaugurato nello stesso 1925; il mattatoio, il lavatoio e il ponte medievale; verso la spiaggia il nuovo Albergo Miramare; i villini Torlonia e Ramazzana. Sempre in quest’ultima area, infine, dopo una serie di piccoli casotti, gli stabilimenti balneari in legno, tra i quali il “Dispari”, il “Centrale”, il “Turchetti” e il “Roma”. Sullo sfondo in alto la stazione, il Castello ed il Borgo di Palo. Un sistema stradale corredato da illuminazione ad elettricità con tralicci voltanti, che sia nel pubblico sia nel privato era arrivata a Ladispoli pochi anni prima, nel 1921. Questi sono gli aspetti maggiormente riscontrabili nel territorio immortalato, altro è impossibile da vedere da una posizione molto lontana, però pienamente presente e funzionale al proprio interno come l’acqua potabile, il primo servizio ad arrivare nel paese costiero, l’impianto fognario, i servizi igienici pubblici, il mercato e le tante piccole attività commerciali ed economiche, integranti coloro già operanti in mestieri a diretto contatto con il mare e la natura circostante, la sicurezza e la spiritualità nella persona e nella formazione. Nello stesso ‘21 in tutta Italia si svolse il 6° censimento, il 5° per la Provincia di Roma, poiché annessa nel 1870 al resto della penisola unificata. Presso il centro balneare, insieme all’appartenente Tenuta di Palo, risultano risiedere 1.022 abitanti, 600 in più rispetto all’88. Ad una delle prime molte richieste di distacco dal Comune capoluogo di Civitavecchia per il passaggio al più vicino di Cerveteri, mediante un possibile referendum popolare, grazie ad un documento del luglio 1922, inoltrato per l’occasione alla comunità locale dall’ente civitavecchiese e contenente la lista degli aventi diritto al voto di Ladispoli e Palo, per mezzo dei cognomi conosciamo molte delle famiglie presenti in città in quegli anni: Bifferini, Bitti, Bologni, Bonamano, Bonanni, Bruni, Brusca, Burattini, Cantoni, Cerretani, Chighine, Costantini, Criscuolo, Darelli, Donati, D’Orio, Feliciani, Galletti, Gallotti, Gatto, Giacinti, Gonella, Landi, Moretti, Mosca, Moscatelli, Nardecchia, Nardocci, Paris, Passeri, Pastorelli, Persichetti, Pierfranceschi, Porfiri, Righi, Roncone, Rongoni, Sammarini, Scafetti, Scagnoli, Scarpellini, Sciacqualattuga, Serafini, Simonelli, Solaroli, Storti, Tagliatti, Tiberi, Torquati e Valentini. Questa era la Ladispoli del 1925, fotografata dal cielo per la prima volta. Perdonate per le eventuali dimenticanze.
Marco Di Marzio