Il settore degli stoccaggi viveva già una situazione di pressione: con l’emergenza Coronavirus la situazione è cambiata?
La situazione emergenziale connessa al COVID 19 sta esercitando pressioni sulla società e sulla economia, incidendo altresì sulla garanzia di fornire i servizi essenziali alla cittadinanza. In tale ambito risulta quantomai necessario intervenire al fine di assicurare la corretta gestione dei rifiuti, dal servizio di raccolta al trattamento e smaltimento finale, adottando allo stesso tempo misure supplementari per garantire elevati livelli di sicurezza per i lavoratori dello specifico settore, nonché della tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Le criticità del sistema impiantistico nazionale rappresentano un ulteriore aggravio nella gestione dei rifiuti dovuto sia alle differenti modalità di raccolta dei rifiuti provenienti dalle utenze domestiche a seguito delle recenti indicazioni fornite dall’Istituto Superiore di Sanità, sia alle difficoltà che si stanno riscontrando nella impossibilità di inviare i rifiuti prodotti verso gli altri Stati membri, anche in seguito alla scelta autonoma di alcuni impianti di adottare misure restrittive per il principio di precauzione.
Sul tema è intervenuto anche l’Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca Ambientale (ISPRA) che ha elaborato un documento di supporto alla gestione dell’emergenza recante “Prime considerazioni per la gestione dei rifiuti – Emergenza Covid19” approvato dal Consiglio del Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente.
Al fine di superare questo momento di forte criticità del sistema e consentire agli impianti la gestione di eventuali sovraccarichi, con il concreto rischio dell’interruzione del servizio, appare necessario fornire indicazioni alle regioni e province: le indicazioni sono contenute in una nuova circolare ministeriale (30 marzo 2020) che interviene sulle capacità di stoccaggio, di deposito temporaneo dei rifiuti, di deposito dei rifiuti urbani presso i centri di raccolta comunali, degli impianti di incenerimento e di smaltimento in discarica e per ciascuno di questi punti “suggerisce” le misure adottabili finalizzate ad assicurare la corretta gestione dei rifiuti e, al contempo, garantire la sicurezza per i lavoratori dello specifico settore, nonché della tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Il settore degli stoccaggi viveva già una situazione di pressione: con l’emergenza Coronavirus la situazione è cambiata?
In un intervista su Eco dalle Città, Elisabetta Perrotta, Direttore FISE Assoambiente risponde alla domanda:
«Il diffondersi del Coronavirus e dell’emergenza sanitaria ha amplificato problematiche irrisolte nel settore della gestione dei rifiuti, come la mancanza di sbocchi di mercato per i materiali recuperati e la cronica difficoltà, specie in alcune zone d’Italia, a trovare una collocazione per gli scarti non recuperabili, da avviare a discarica o termodistruzione. Su questo tema, avevamo già evidenziato lo scorso anno, con la pubblicazione del Rapporto “Per una strategia nazionale dei rifiuti” (2019), la necessità di realizzare, attraverso una pianificazione nazionale, una visione nel medio-lungo periodo (almeno ventennale) migliorando le attuali performance e includendo tutte le tipologie di impianto di gestione dei rifiuti con capacità e tipologie di dimensioni adeguate alla domanda o alle esigenze. Oltre alla questione impiantistica, subentrano poi altri fattori che incidono soprattutto sul settore del riciclo quali la chiusura di molti canali di esportazione dei rifiuti recuperabili e dei materiali da questi ottenuti, la drastica riduzione della capacità di assorbimento delle industrie utilizzatrici (cartiere, vetrerie, produttori di pannelli in legno, industrie di trasformazione della plastica, ecc.), sia nazionali che estere: tutto questo spingerà ancora più in basso, se possibile, la domanda e quindi i prezzi sul mercato, che già avevano subito, nei mesi precedenti al COVID-19, un crollo generalizzato».
Tutto ciò ha comportato per le aziende del settore l’incremento dei costi, la riduzione dei margini, e in qualche caso l’impossibilità pratica a trovare uno sbocco ai rifiuti ed ai materiali recuperati, con il conseguente aumento degli stoccaggi, al limite delle capacità impiantistiche autorizzate. FontI: Ministero dell’Ambiente – ISPRA – FISE