Il Paese che Vorrei:”Una nostra proposta nel rispetto dei beni comuni e del diritto di tutti a godere del mare”.
Le associazioni dei balneari chiedono a Regioni e Comuni di poter limitare il danno economico derivante dall’applicazione del distanziamento delle attrezzature attraverso l’opportunità di “allargarsi” sulle spiagge libere adiacenti alle loro concessioni.
Salvo rare eccezioni le Regioni e i Sindaci, appellandosi all’impossibilità di fare controlli, data la scarsità di risorse (Polizia Locale, Capitaneria di Porto), sembrerebbero accogliere questa richiesta con sollievo perché, anche se potenzialmente lesiva del diritto dei cittadini, questa ipotesi li solleverebbe dalla responsabilità di vigilare sul distanziamento sociale negli arenili liberi. Si preferisce prendere una comoda scorciatoia piuttosto che farsi carico del problema. Ad esempio, per implementare i controlli, trattandosi di un’esigenza sanitaria, si potrebbe pensare di coinvolgere i volontari della Protezione Civile.
Il rischio di una privazione della libera fruizione del mare è reale e deve essere scongiurato. Se manca il personale per controllare il distanziamento, manca anche per vigilare sugli eventuali abusi che si potrebbero verificare nell’utilizzo degli arenili liberi da parte dei balneari, beneficiari di questi provvedimenti.
Qualora, nell’ottica di un sostegno reciproco all’insegna della solidarietà, questa prassi dovesse essere adottata in specifici casi, è dunque necessario che ciò avvenga secondo regole chiare a tutela dell’interesse di tutti. La possibilità per uno stabilimento di usufruire di uno spazio ulteriore rispetto a quello in concessione, deve avvenire nel rispetto della libera fruizione della spiaggia che comporta accesso e permanenza gratuiti e il divieto di preposizionamento di ombrelloni o lettini. Il gestore dovrebbe fornire – sull’intera area di spiaggia libera – i servizi di vigilanza sul distanziamento, di pulizia e di assistenza. In cambio potrebbe fornire ombrelloni e sdraio ai bagnanti, ma solo a richiesta.
Tuttavia, se pur regolamentate, queste misure possono facilmente tradursi in privilegi per chi ha di più e in ulteriori privazioni per chi è già in difficoltà. Persino nell’ambito della stessa categoria dei balneari, si andrebbero a creare disparità di trattamento in quanto non tutti i gestori hanno aree libere limitrofe di cui usufruire. E resta vivo il timore che l’eventuale allargamento possa costituire un pericoloso precedente e non limitarsi alla stagione “Covid”.
Riteniamo che la via maestra per agevolare il distanziamento sociale sul litorale sia quella di rendere disponibile la maggior quantità possibile di arenili, che sono e devono rimare spiagge libere. È necessario che il Comune elabori un piano all’insegna dell’accoglienza diffusa e si faccia interpretedei diritti di tutti e non esclusivamentedelle esigenze degli operatori che, in deroga ai regolamenti sulle concessioni, potrebbero usufruire di più spazio.
Il Comune dovrebbe rappresentare questa esigenza presso la Regione con la richiesta di destinare risorse per fornire incentivi economici ad associazioni e a gruppi di cittadini affinché possano prendersi cura e vigilare sul corretto distanziamento sociale sugli arenili liberi a loro temporaneamente affidati. Questa scelta costituirebbe anche un’opportunità di lavoro legato, ad esempio, agli sport del mare o allo sviluppo di piccoli servizi forniti dagli affidatari ai frequentatori delle spiagge libere, evitando l’utilizzo di attrezzature tipiche di spiagge con servizi e stabilimenti balneari.
La tutela delle attività economiche deve essere affiancata dal rispetto dei beni comuni, delle pari opportunità e del diritto di tutti a godere delle spiagge e del mare.
Il Paese che Vorrei