INNALZAMENTO LIMITI SOGLIA: L’IPOCRISIA DEL GOVERNO MELONI E DELLA SUA MAGGIORANZA.
di Maurizio Martucci
Il Governo Meloni e la sua maggioranza parlamentare sono un serio pericolo, una minaccia per la sanità pubblica e il benessere dei cittadini. Principalmente per gli ammalti cronici e gli elettrosensibili, ora più che mai a rischio vita. Ma anche per tutto il resto della popolazione, se definitivamente passasse la riforma dell’innalzamento dei limiti soglia d’inquinamento elettromagnetico, approvata in Senato nel DDL Concorrenza.
Ce la spacciano come manovra nevralgica per inserirci nell’ineludibile futuro che prima non c’era, per colmare il gap su decenni d’arretratezza e politiche retrograde in tema di tecnologia. Ma in realtà si tratta di un vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio mimetizzato nello smantellamento di una delle norme più cautelative a livello internazionale per la protezione dall’irradiazione notte e giorno di una sommatoria multipla e cumulativa di antenne di telefonia mobile. Un TSO a cui nessuno potrà sottrarsi. Agenti possibili cancerogeni nell’aria in tutta Italia, molto ma molto più di oggi, mica uno scherzo.
Il pericolo è quindi principalmente sanitario e ambientale. Ma diventa anche politico e civile, considerato il 5G come un volano d’ingegneria sociale per convertire l’analogico Paese nella Giga Bit society tra Smart City e digitalizzazione dell’esistenza dominate da algoritmi e Intelligenza artificiale. La transizione digitale ci traghetta nell’ignoto tecnologico, con la singolarità nel superamento dell’umano ad un tiro di schioppo. Con la scusa del progresso, ci stanno, cioè, catapultando nel mondo liquido, nell’ibrido UomoMacchina dell’Internet delle cose, possibile col 5G.
Ma restiamo al rischio sanitario: uno scellerato vilipendio alla minimizzazione del pericolo per un carico coatto d’elettrosmog senza precedenti. Si parla di farlo schizzare dalla media cautelativa dei 6 V/m ai più alti e pericolosi 15 V/m, nel truffaldino rilevamento delle 24 ore (e non più nel picco dei 6 minuti come effetto biologico scientificamente provato) della legalizzazione implicita fino a 60 V/m mascherati, come giustamente denunciano i medici di ISDE Italia. “Non è possibile fare ulteriori passi indietro sul Principio di Precauzione: va rifiutata e contrastata con gli strumenti della scienza ogni ipotesi normativa che, per favorire determinati portatori di interesse, vada a mettere a rischio la salute delle persone”.
L’atlantista di ferro Adolfo Urso è l’artefice dell’intera manovra. Dall’alto del suo Made in Italy e imprese, sostiene di essersi spinto fin qui dopo una concertazione con tutti le parti in causa. “Questa misura è il frutto di un confronto nel merito che abbiamo avuto con tutti gli attori interessati: ha prevalso il buon senso.” Quanto di più ingannevole si possa accampare. In realtà non risulta espresso alcun parere sanitario dal Ministero della salute, assodato come ancora oggi – a ben 5 anni dalle vendite delle frequenze alle multinazionali straniere – il 5G continui ad essere ancora privo di studi sugli effetti a breve, medio, lungo termine nell’interazione con 2G, 3G, 4G. Imperdonabile errore, gravissima lacuna.
Ecco perché siamo al salto nel buio, sconfessato persino il riconoscimento dell’elettrosensibilità nei livelli essenziali di assistenza. Eppure c’è parte integrante di questo esecutivo e sua maggioranza di sostegno che, fino all’anno scorso all’opposizione, quando c’era da sbraitare contro Conte e Draghi (non che fossero migliori, ci mancherebbe!) si professava attento e sensibile al problema.
Parevano loro i tecnoribelli: “5G, cittadini come cavie”, interrogazione del 2018 di Galeazzo Bignami (Fratelli d’Italia, oggi Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti), “prima del 5G, la difesa di malati e sanità”, nel 2019 Andrea de Bertoldi (oggi deputato Fratelli d’Italia, vicinissimo ad Urso), “5G ingerenza sui Comuni e rischio sanitario”, nel 2021 Domenica Spinelli (oggi senatrice Fratelli d’Italia, ex portavoce nazionale della Rete dei Sindaci Stop 5G) Niente. Passati nelle stanze dei bottoni, tutto questo precauzionismo è sparito come d’incanto, volatilizzato. Colpa una trattativa Governo-Telco, unico movente dell’innalzamento dell’elettrosmog, per una partita sottobanco da 4 miliardi di euro da far risparmiare alla lobby straniera delle telecomunicazioni e da scontare, fino all’ultimo centesimo, sulla nostra pelle, nel mezzo pure della vendita di TIM al fondo speculativo americano KKR.
Ma se Urso è il vero mandante, Salvo Pogliese è l’esecutore materiale. È sua la prima firma all’emendamento elettrosmog approvato in Senato. A Luglio 2022 costretto a dimettersi (dopo due sospensioni) da Sindaco di Catania per una doppia condanna subita per peculato (2 anni e 3 mesi confermati in Appello a Palermo per le spese pazze consumate ai tempi della vicepresidenza dell’assemblea siciliana), nemmeno 60 giorni dopo il defenestramento dall’elefantino è diventato miracolosamente senatore.
Sempre lui, Salvo Pogliese, con un altro emendamento capestro, dopo il carico elettromagnetico vorrebbe adesso picconare pure la legge Severino. “Un aumento ulteriore dell’esposizione della popolazione a radiofrequenza non è eticamente accettabile e neppure economicamente sostenibile”, l’appello inascoltato di medici e scienziati.
Ma il golpe elettromagnetico è però ad un passo dalla realizzazione, dopo 25 anni di tentativi andati a vuoto. Se non si inverte la rotta con una folgorazione sulla via di Damasco tra la prossima primavera/estate 2024, finiremo immersi in un rischiosissimo tsunami elettromagnetico: oltre agli almeno già menzionati 15 V/m (campo elettrico nei picchi diurni fino a 60 V/m), pure 0,037 A/m (campo magnetico) e 0,52 V/ m2 (densità di potenza). Mentre oggi siamo ai più bassi a 6 V/m (campo elettrico), campo magnetico a 0,016 A/m e densità di potenza di 0,1 W/m2, misure con le quali il 5G può comunque funzionare benissimo. Nonostante i malati che ci sono già!